martedì 12 giugno 2012

Storia della Moda: introduzione


Il termine moda deriva dal latino modus, che significa misura, normaregola.
Nei secoli passati, l'abbigliamento alla moda era appannaggio delle sole classi abbienti soprattutto per via del costo dei tessuti e dei coloranti usati, che venivano estratti dal mondo minerale, animale e vegetale.
Le tinture, per esempio, scolorivano dopo ogni lavaggio, e dovevano essere ripetute.
Prima dell'Ottocento, l'abito era considerato talmente prezioso che veniva elencato tra i beni testamentari. I ceti poco abbienti erano soliti indossare solo abiti tagliati rozzamente e, soprattutto, colorati con tinture poco costose come il grigio. A questi aggiungeva scarpe in panno o legno. Non potendo permettersi il lusso di acquistare abiti nuovi confezionati su misura, tali classi ripiegavano spesso sull'abbigliamento usato.
Il termine moda compare per la prima volta, nel suo significato attuale, nel trattato La carrozza da nolo, ovvero del vestire alla moda, dell'abate Agostino Lampugnani, pubblicato nel 1645.





La moda - detta anche, storicamente costume - nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. In realtà l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.
Le donne, che ne erano escluse, non per questo rinunciavano a vestirsi con cura estrema. Più legato alla psicologia è l'aspetto del mascheramento. Gli abiti possono servire a nascondere lati della personalità che non si vogliono far conoscere o, viceversa, a mostrarli. Si pensi, ad esempio, al proverbio: "l'abito non fa il monaco".
 

I manuali di taglio e sartoria si svilupparono con una certa lentezza, soprattutto quando, dal XIV secolo in poi, si cominciarono a creare abiti aderenti al corpo. Il Garzoni, nel suo libro su tutte le professioni del mondo edito a Venezia nel 1585, dice esplicitamente che un buon sarto deve saper fare di tutto, per soddisfare ogni necessità della sua clientela. Quello del sarto non era quindi un mestiere indipendente, bensì era un servitore delle grandi signorie: viveva e lavorava presso la corte di un signore, che poteva anche scegliere di "prestarlo" a parenti o amici. La retribuzione per l'operato si aggirava intorno al 10% della spesa del tessuto. Era una professione preclusa alle donne, che come sarte avevano compiti minori o si applicavano maggiormente al telaio e al ricamo.



Non esistevano le taglie, quindi ogni vestito era un pezzo unico, realizzato su misura del cliente. Le unità di misura erano variabili; a Venezia erano in uso i brazzida seda, che corrispondeva a 63,8 cm, e da lana, 67,3 cm.

Una toilette della sovrana di FranciaMaria Antonietta
 La famosa sarta della regina di Francia Maria AntoniettaRose Bertin, pur creando sontuose toilettes per la regina, non poteva ancora definirsi stilista. Per fare un esempio una sarta non poteva comperare direttamente il tessuto, che era venduto esclusivamente dal fabbricante. Dopo la rivoluzione francese la Convenzione abolì le corporazioni e le regole rigide e minuziose che vi erano applicate, stabilendo che ognuno poteva vestirsi come gli pareva. Il decreto nasceva per l'odio contro le leggi suntuarie che erano ormai diventate uno spartiacque tra l'abito dell'aristocrazia e quello della borghesia, a cui erano proibiti molti oggetti di lusso. Dopo di allora il sarto fu completamente libero di esprimere la sua creatività.

Nell'Ottocento la tecnica sartoriale andò affinandosi rendendo più agevole indossare il vestito. Dal XIX secolo si iniziano a distinguere i primi stilisti, che creavano nuovi tagli, nuove stoffe e nuovi canoni nel modo di abbigliarsi, con l'adozione di nuovi abiti femminili quali il tailleur inventato alla fine del secolo dall'inglese Redfern. Lo stilista capovolse il rapporto tra il sarto e la cliente, che ora dipendeva dalle sue idee ed era ben felice di indossare un abito firmato da lui e realizzato nel suo atelier. Gli stilisti lavoravano solo per l'élite poiché i costi per l'ideazione e per la produzione erano molto alti. Questo nuovo impulso di riforma fu principalmente portato avanti da Charles Fréderic Worthinglese trapiantato in Francia, considerato l'inventore della Haute Couture e sarto personale dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e della sua corte, dal 1865.
La rivoluzione industriale nata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, creò, nel campo della moda e della tessitura, macchine che permettevano di tessere, tagliare e cucire con rapidità e a basso costo. Tuttavia la moda si avvicinò alla massa solo verso la metà dell'Ottocento, grazie all'invenzione di macchine per tagliare le pezze di tessuto e all'introduzione del telaio meccanico jaquard. All'inizio tali tecniche furono applicate soprattutto alle uniformi militari; con la nascita in Francia dei grandi magazzini, i prezzi degli abiti confezionati in serie si abbassarono notevolmente. Le nuove tecniche della chimica e l'invenzione dell'acciaio introdussero materiali meno costosi: la tessitura meccanica accelerò la produzione di stoffa, così come la stampa delle decorazioni con coloranti industriali; i busti e le sottogonne non furono più rinforzati da stecche di balena, ma di metallo, facilmente riproducibile in serie. La crinolina, la sottogonna a cupola diffusa durante il periodo del romanticismo e munita di cerchi d'acciaio, fu per la prima volta indossata anche dalle donne del popolo. 


Sarebbe bello poter ripercorrere questa storia.. non so se ne avrò il tempo ora che il mio concorso si avvicina, ma vedrò di fare quello che posso...

39 commenti:

  1. Ok sono una novellina rispetto a te!!! Sei tu il vero fashion blogger:-))
    Don't Call Me Fashion Blogger
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    1. Grazie!!!! Troppo generosa!!! ;-))) Tu e le altre mie commentatrici, che ormai conosco bene e so che voi stesse vi conoscete bene tra di voi, siete le migliori fashion blogger in assoluto!!! E lo dico dal profondo del cuore **
      ;-)

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  2. Post interessantissimo, Riccardo, in bocca al lupo per il concorso caro fashion blogger!

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    1. Grazie e crepi il lupo!!! Per il blog e le mie amate commentatrici troverò sempre tempo, perché qui la componente creativa, estetica e sensibile della mia personalità ha trovato persone meravigliose con cui scambiare pareri e opinioni legate a tutto ciò che riguarda la bellezza, la moda e le creazioni artistiche e letterarie.
      E' un onore poter scrivere una storia della moda potendo contare sulla conoscenza e l'esperienza delle migliori fashion bloggers in assoluto!!!

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  3. Questo post mi ha ricordato la mia tesi al liceo...si,ho portato la fashion victim come argomento =P
    Io l' ho detto che questo blog dovevo avvistarlo prima!!!
    A presto Riccardo!
    http://fashionismyonlygod.blogspot.it/

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    1. Interessantissimo argomento!!! Spero che, se vincerò il concorso per l'insegnamento di lettere, potrò anche io proporre un tema sulle fashion victm... le ragazze sarebbero molto preparate... i ragazzi meno, ma vedo che pian piano anche noi maschi ci stiamo raffinando... :-)))
      Cercherò di fare del mio meglio nel trattare la storia della moda, e tu mi correggerai se sbaglierò!
      ;-)

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  4. Conserverò questo post tra i miei preferiti. In bocca al lupo per il concorso,anche se penso non ne avrai bisogno viste le tue capacità.

    Buona giornata. Marcella

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    1. Grazie!!! Crepi il lupo!!! Il problema è che ci sono 7000 candidati per 180 posti...

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  5. Bello il post!
    Sulla storia della moda ci sarebbe da approfondire molto... .
    IN BOCCA AL LUPO PER IL CONCORSO!!!
    A presto Federica

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    1. Grazie!!! Crepi il lupo!!!
      Le prove saranno a luglio, e sono delle preselezioni, poi ci saranno scritti e orali a settembre più un anno di tirocinio: oggi diventare insegnante è più duro, lungo e costoso che diventare medico specializzato!
      ;-)

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    2. Ciao Riccardo! Non pensavo fosse così difficile diventare insegnante... mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando ho fatto l'esame da avvocato (mi vien la pelle d'oca). Ma ce la farai, don't worry!
      Bello il tuo commento sul mio post, in effetti la dressing room (spogliatoio, da noi) serve sia per i vestiti, scarpe... ed anche per il trucco, mettendoci un bel mobiletto chiamato coiffeuse (non sai quanto è scomodo truccarsi in bagno).
      Spero di averti divertito e fatto sorridere in vista del tuo esame!
      ciao Fede

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    3. Mi hai fatto sorridere, ;-)))
      Guarda, il percorso che sto facendo è solo la prima parte, cioè per ottenere l'abilitazione all'insegnamento, cosa che di per sé non garantisce niente. Da quando sono state abolite le graduatorie permanenti, in mancanza di concorsi per l'assunzione in ruolo, non esiste alcun canale di reclutamento degli insegnanti abilitati, che sono quindi ancora più precari dei precari storici, che almeno sono nelle graduatorie. Bisogna amare molto l'insegnamento per intrapredenre questa strada...
      Ciao
      Rick

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  6. In bocca al lupo!!!
    Questo post è interessantissimo, lo salvo e lo stampo.
    www.cheapandglamour.com

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    1. Grazie!!! Crepi il lupo!!!
      Mi fa piacere che ti sia interessato!!!
      ;-)

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  7. grazie , Riccardo! sei molto gentile! io anche adesso sono tu follower.te prego utiliza google translate in mi blog per capisce que escrivo. grazie molto! Stella

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  8. It's a great and very interesting post as always.
    Marie Antoinette was unique and beautiful.

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  9. come dice un detto "la guerra e la moda mandano avanti il mondo".. sarà per questo che verso la mosa ho un rapporto di amore/odio?!
    certo nel corse della storia sono cambiate molte cose, non sempre in meglio..
    ma lasciamo le cose negative..
    Rose Bertin chissà se ha ringraziato la rivoluzione francese!?! eheheh
    Io penso che sarebbe una buona cosa se oggi la moda attingesse alle cose buone create dal '700 fino a metà '900, soprattutto per la moda maschile che oggi è in balia di modelli/stilisti discutibili...

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    1. Sono completamente d'accordo con te! Io come uomo amo vestire in modo classico!
      La cosa buona è che però adesso non si notano le differenze di ceto sociale, perché i prodotti di marca e quelli non di marca, ad occhio sono identici!
      ;-)))

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    2. sto affrontando proprio questo argomento grazie ad un libro di Giorgio Bocca (GRAZIE NO), e sto riflettendo sul fatto se sia davvero una cosa buona l'annullamento di classe sociale, anzi no... quello del non tenre conto delle classi sociali è assolutamente una cosa buona&giusta, ma sulla realtà economica, visto che si annulla anche quella almeno in apparenza, ha dei dubbi.. credo che la crisi che viviamo è "figlia" anche di questo. E' che c'è molta illusione, tutti vogliono fare i "signori" e alla fine preferiscono fare i disoccupati ben vestiti e pieni di rate da pagare, piuttosto che vivere secondo il loro censo, magari facendo un lavoro apparentemente umile e senza abiti alla moda...Non so se mi sono spiegata. Guardo le foto di mio nonno e dei suoi amici dopo la guerra erano tutti eleganti, eppure avevano poco, si vede che non erano dei nababbbi ma gente che lavoarava, chi in officina, chi nei campi... oggi la gente è accecata da questo lusso a basso costo, e per di più spesso se manca anche il buon gusto il risultato è pessimo...Mi fermo qui!
      ciao e grazie per questi post, che offrono dei reali spunti di discussione;)

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    3. Ti ringrazio moltissimo per queste osservazioni molto interessanti e condivisibili. Ho capito perfettamente il punto chiave del tuo discorso: si crea una sorta di illusione di eguaglianza in una società che resta profondamente diseguale, e questo crea, alla fine, il rifiuto di fare lavori manuali o comunque considerati in qualche modo umili, preferendo la disoccupazione a questo. E' un argomento che mi colpisce nel profondo, perché io sono stato educato secondo la convinzione che se studiavo di più, avrei avuto un lavoro più prestigioso, e questo mi ha resto sì un uomo colto, ma dall'altro lato mi ha reso completamente incapace nelle questioni pratiche, tanto che non riesco ad immaginare per me lavoro diverso da quello dell'insegnante. Sono molto felice che i miei post possano diventare spunto di confronto di idee e dibattiti come questo. Un blog acquista un vero senso proprio quando i lettori commentano in maniera profonda e il blogger risponde in maniera adeguata, con uno scambio di idee che è proficuo per entrambi! ;-)

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  10. Finalmente una bella spiegazione sulla storia della moda! Complimenti...

    Marica

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  11. Oddio, mi hai fatto fare un salto indietro nel tempo a quando dovevo fare gli esami di storia della moda e del costume in Accademia!^^
    Bè per lo meno una volta tanto non mi sento poi così ignorante rispetto a te! ;P

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    1. Eh sì, qui mi dovrai veramente correggere se sbaglio!!!
      Che bello avere studiato in Accademia!!! Complimenti!!!
      ;-)

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  12. In bocca al lupo!!!
    Devi avere taaaaaaaaaaaaaaanta, ma taaaaaaaaaaaaaaanta di quella pazienza per voler fare l'insegnante! Good luck! ;)

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    1. Crepi il lupo!!! Sì, ci vuole tanta pazienza, con in più però la consapevolezza di non riuscire a poter fare altrettanto bene nient'altro.
      Thank you very much!
      ;-)

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  13. Ciao! Oggi ho scoperto ill tuo fantastico blog e subito ho deciso di seguirti! Complimenti, sarà un piacere venie a leggere i tuoi post per acculturarmi sulla moda! Ti aspetto da me!

    Baci!

    http://www.fashionistartist.blogspot.it

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  14. Complimenti veramente! ho letto tutto il post ed è veramente ben fatto!! studio scienze della moda e del costume e lunedì avrò un esame proprio sulla storia dell'industria della moda..e così rileggere il tutto mi è servito anche come rapido ripasso! :D non hai un profilo fb o twitter dove posso seguirti?? fammi sapere!


    www.nuagerose.com

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    1. Grazie!!! Mi fa molto piacere che questi miei appunti possano essere stata occasione per un ripasso: senz'altro tu ne sai un milione di volte di più, io sono solo un dilettante ;-)))
      E' bellissima la materia che studi!! Visiterò subito il tuo sito, perché immagino che una studentessa mi potrà insegnare molto!
      E qui ti lascio il mio profilo Facebook, spero che diverremo amici:

      https://www.facebook.com/riccardo.querciagrossa

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  15. Ho già scritto la tesina, se no avrei preso spunto molto volentieri da questo post :)

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    1. E' sicuramente meglio la tua tesina, non ci sono dubbi! Io sono solo un dilettante ;-)
      Grazie dell'apprezzamento!!!

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  16. Ciao Riccardo
    il post è veramente interessante, la moda è una cosa che guardo ma non seguo, ho sempre pensato che ognuno di noi debba crearsi il proprio stile. Rubo una frase di Coco Chanel la moda passa, lo stile resta, diciamo che da sempre sto puntando sul secondo aspetto crearmi un mio stile. Baci buona giornata Alex

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    1. Conoscevo la famosa frase di Chanel e la condivido naturalmente: io con la moda ho un rapporto neutrale, nel senso che se un capo mi piace lo prendo (senza spendere troppo però), ma se non mi piace (come le odiatissime skinny ties)non lo prendo e preferisco i miei capi tradizionali!
      Scusa se ti rispondo in ritardo, ma ho avuto dei problemi con la posta elettronica e non mi era arrivata la notifica di questo messaggio.
      Grazie e a presto!!!

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  17. Molto interessante, sarebbe bello poter saperne di più in qualche prossimo post, ma forse l'hai già scritto e io sono rimasta così indietro che non me ne sono ancora accorta! :)

    Uhh, si avvicina il concorso? In bocca al lupo, mi pare di aver capito che ormai hai studiato tantissimo, buona fortuna!

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