giovedì 19 aprile 2012

Gothian. Capitolo 44. Ellis e Masrek si incontrano dopo 18 anni


Lo vide di lontano.
Se ne stava immobile, presso le rovine di un antico tempio, nelle vicinanze di Colonia Fluvia, il primo avamposto lathear nella pianura amnisiana.
Era la notte del 30 dicembre.
Per due giorni i diplomatici di Ellis avevano preparato l'incontro, dopo che le prime legioni imperiali avevano varcato la Sublime Porta, ed erano entrate nei territori della Federazione Keltar.
L'Eremita non si era opposto all'idea dell'incontro, anzi, aveva detto che era lì per questo.
Ora la osservava avvicinarsi, con uno sguardo attento, ma sereno.


Lei camminava sola, lentamente, con il cuore che batteva forte, e sentiva ardere in petto l'antica fiamma.
I lunghi capelli nerazzurri erano raccolti dietro la nuca, tranne due riccioli ai lati del viso. 


Sguardi.
Guarda, Masrek, sono qui per te.
Gli occhi di lei non poterono fare a meno di velarsi per la commozione, ma anche in quella condizione di esule e di supplice, manteneva un aspetto regale. 
Masrek la fissava in silenzio: c’era curiosità in quello sguardo, forse anche un po' di sorpresa.
Cosa si aspettava di vedere? Un fantasma, un demone, o semplicemente una donna invecchiata in solitudine?
Lacrime leggere le rigarono il bel viso, e con una mano cercò di nasconderle.
Voleva parlare, ma non ci riusciva.
Cosa sto aspettando? Forse un abbraccio che non arriverà?
Mentre si chiedeva questo, Masrek le fece cenno di fermarsi, e parlò con calma, cercando di non lasciarsi turbare dalle emozioni: 
«Ho atteso per diciotto anni questo momento, ed ora che sta accadendo, tutto mi pare diverso da come l'avevo immaginato. 
Mi aspettavo di vedere la Vedova Nera, assetata di sangue e di potere, inacidita dal tempo, dagli intrighi e dai delitti. 
E invece nel tuo viso rivedo l'espressione di fanciulla che avevi allora, quando il tuo volto era lo specchio dei miei sogni. 


Ellis, dove sono andati tutti questi sogni? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento sui prati. I lunghi giorni sono tramontati a ovest, dietro la linea dell'orizzonte, nel nulla...»


Lei avrebbe voluto parlare, ma vide che lui non aveva ancora concluso il suo discorso. E infatti egli riprese:
«Ho passato diciotto anni da solo, a fare l'inventario delle cose perdute, soffocando l'urlo dei rimorsi nella consolazione di poterti dare la colpa di tutto. 
Sarebbe stato più facile se avessi potuto leggere il rancore nei tuoi occhi: avrei potuto rispondere con altrettanto rancore!
E invece ora mi fa disperare la visione di te, che piangi mentre mi guardi, fragile come ramo spezzato, e il pensiero di me che non so dirti altro, se non che questa non era certo la vita che sognavamo per noi. Ma ora è tardi, sempre più tardi...»
«No… non è tardi! » implorò Ellis «non è ancora finita la nostra storia! Non è mai finita, non finirà mai...»
Non riuscì a dire altro perché il pianto le aveva alterato la voce.
Cercò di fare un passo verso Masrek.
«Ellis!» la fermò subito lui «devi sapere che c'è stata un'altra donna nella mia vita...»
Lei scrollò le spalle, come se la cosa non avesse la minima importanza.
C'è stata... quindi non c'è più... 
Accennò un timido sorriso.
Masrek lo ricambiò e riprese a parlare:
«Dopo di lei, ho vissuto da Eremita. Ho passato le mie giornate come sabbia nel deserto. C'era meno aridità nelle rocce che nel mio cuore.
 Non avrei mai dovuto lasciare Lathena, abbandonare te e nostra madre... Vi ho lasciate sole: avrei dovuto consolarvi e invece ho permesso che Fuscivarian vi usasse per i suoi scopi. Non mi danno pace né pietà le voci dei rimpianti e pentimenti…»
Ellis agitò le mani come per dire che tutto questo ormai apparteneva al passato.
Lui allora, con un filo di voce, disse:
«C'è un'ultima cosa che forse ancora non sai: io ho sposato quella donna, e ho avuto un figlio da lei...»
Ellis sgranò gli occhi.
Bial non gliel'aveva detto, ma i Servizi Segreti avrebbero dovuto saperlo!
Non ne ha avuto il coraggio. Credeva che sarei impazzita del tutto se avessi saputo... o forse c'era qualcosa di più? Forse questo figlio era sotto la protezione di qualcuno più potente di me...
Guardò suo fratello con preoccupazione:
«Chi è la donna che hai sposato?»
«Una nobile Keltar... ero andato da lei per discutere di questioni politiche e religiose, prima di raggiungere nostro padre a Elenna sul Dhain...»
Ellis sospirò.
Aveva capito. Avrebbe dovuto capirlo molto prima. Gli indizi c'erano tutti. 
Bial glieli aveva mostrati separatamente, come tessere di un mosaico.
Aveva fatto il suo dovere.
Sono stata io a non voler mettere insieme quei tasselli. La vista di quel mosaico mi avrebbe uccisa. Eppure il mio inconscio l'aveva capito, e dentro di me stavo morendo.
Gli espresse le sue conclusioni:
«Tu sei il padre di Marvin Vorkidian, vero? Il giovane che Mollander voleva mettere sul Trono del Sole al posto di nostro figlio... ora capisco perché anche nostro padre lo appoggia. Ma sai una cosa? Non me ne importa niente! Se Marvin vuole il Trono, che vada a prenderselo! Elner ha fatto già la sua scelta: ha voluto Marigold al suo fianco e ha esiliato me. E' tempo che impari a cavarsela da solo...»
In quel momento iniziò a piovere.
Anche gli Dei partecipano al mio dramma!
La pioggia scendeva su di lei come un pianto universale.


Lui fece per parlare ma lei lo fermò.
«Ascoltami, Masrek...  tu sei l'unica persona che conta nella mia vita. Una vita che forse era già scritta male in me, prima ancora che nascessi…come un soldato scelto nell'esercito perdente...»
Lui scosse il capo:
«Ora sei troppo severa con te stessa!»
Lei  alzò l'indice della mano destra:
«No, lasciami finire… io ho sulla coscienza molti morti, ed ho creato le premesse per una guerra che scuoterà tutto il Continente... non sarò mai troppo severa con la mia anima dannata...»
Si guardarono di nuovo negli occhi, con la consapevolezza della difficoltà estrema di quel momento storico, che andava oltre le loro tragedie personali.
«Ellis, dimmi che possiamo ancora impedire questo bagno di sangue!»
Lei scosse la testa: 
«Guardami... e dimmi cosa vedi! Anzi, te lo dico io: una esule sconfitta... Masrek... io non conto più niente!»
Lui rimase assorto, e poi rispose:
«Ma hai ancora quindici legioni ai tuoi ordini! E nostro padre comanda una associazione segreta molto potente: se uniamo le nostre forze...»


Lei mostrò un'espressione delusa:
 «E' per questo che sei qui, vero? Per le legioni? E' nostro padre che ti manda...»
La voce di Ellis era più triste che arrabbiata.
Masrek dovette annuire: 
«Sono qui anche per questo, ma non solo per questo! Ho bisogno di te... di te come persona, mi capisci? Ho capito che tu sei l'altra parte di me, e che solo insieme possiamo sentirci completi»
Lei fissò la pioggia.
«E’ freddo» commentò distratta.
Lui allora le si avvicinò.
I loro occhi si incontrarono di nuovo. 
I loro corpi si avvicinarono ancora.
E finalmente si abbracciarono.


Masrek la stringeva fortissimo, e la accarezzava.
Mi desidera ancora...
Quando finalmente tornarono a guardarsi, lei sorrise:
«Io ho una sola confessione da farti, Masrek. L'unica persona, diversa da te, che abbia mai amato veramente, è il mio eunuco, Bial: ti rendi conto? Amare un eunuco!»
Risero.
Per un attimo ad entrambi tornò in mente l'ultima volta in cui avevano riso insieme.
Era stato il famoso giorno della passeggiata ai margini del deserto, a sud di Lathena.


Il giorno del loro primo bacio, e del loro amore proibito.


Quel ricordo li rasserenò.
Lui assunse un tono scherzoso: «Ma com’è possibile che tu non ti sia più innamorata di altri uomini? Non è normale…»
Ellis rise:
 «Ah! Normale! Cosa ci può essere di normale nella vita di un Eclionner?»
Anche Masrek rise:
«Forse anche parlare in una notte di fine dicembre sotto la pioggia non è molto normale... magari se ci mettiamo al riparo forse...»
La prese per mano e la condusse in punto dove l'edificio era rimasto in piedi.
Si abbracciarono di nuovo, e poi, come vent'anni prima, con la stessa passione di allora, si baciarono.