martedì 19 novembre 2013

Gli Arcani Supremi. Capitolo 48. Il Codice Lovecraft.


La chiave di tutto stava nel riuscire a decodificare il passo del Necronomicon in cui Abdul Alhazred parlava della Città Senza Nome,a cui H.P. Lovecraft aveva poi dedicato il primo dei suoi racconti, violando la regola del Silentium a cui erano tenuti gli Iniziati agli Arcani Supremi.
Lord Robert Oakwood, duca di Albany, era convinto che la Città Senza Nome fosse uno dei Varchi spazio-temporali di cui gli Iniziati erano alla ricerca. Probabilmente quel varco era già stato chiuso da tempo, ma per poter conoscere come scoprire il Varco di Hollow Beach era necessario capire gli oscuri riferimenti di Alhazred utilizzando gli indizi che Lovecraft forniva.






La città senza nome (The Nameless City) è un racconto di Howard Phillips Lovecraft, scritto nel gennaio del 1921 e pubblicato nel novembre dello stesso anno sulla rivista Wolverine. È spesso considerata la prima storia appartenente al Ciclo di Cthulhu.
Il racconto tratta di una città antichissima, abbandonata, "remota nel deserto d'Arabia", "le basse mura quasi sepolte dalle sabbie di età infinite", senza nome perché "nessuna leggenda è così antica da risalire fino ad essa per darle un nome, o per ricordare che fu mai viva un giorno".

Il protagonista, attratto da strane folate di vento che si alzavano all'interno della città senza nome "sebbene la luna fosse limpida e il resto del deserto immobile", si avventura all'interno della città e poi in un lunghissimo cunicolo dove fa delle scoperte inattese...
Nella descrizione della città il protagonista del racconto accenna a "proporzioni e dimensioni di quelle rovine" che non gli piacciono, anche perché non trova "un solo rilievo, una sola iscrizione che parlasse degli uomini che avevano costruito la città e vi avevano vissuto".
È in questa città, dichiara il protagonista, che il poeta pazzo Abdul Alhazred, l'autore del Necronomicon, formulò i suoi più famosi versi: 
"Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire."
Lovecraft accenna a questa città (o forse ad un particolare edificio di tale città) anche in una suo racconto/poesia intitolato L'abitatore:
« Era già vecchia quando Babele l'antica sorgeva;
e non si sa quanto a lungo ha dormito nel cuore del colle
ove i nostri picconi insistenti frugando le zolle,
i suoi blocchi di pietra portarono a luce primeva.


V'erano grandi locali e ciclopiche mura
e lastre spaccate e statue scolpite
di esseri ignoti vissuti in ere perdute,
di molto più antichi del mondo ove l'uomo dimora.
Poi trovammo quei gradini di pietra gettati
verso un antro sbarrato da una lastra assai forte
che forse serrava un oscuro rifugio di morte

dove eran racchiusi antichi segreti e graffiti.


La strada ci aprimmo... ma atterriti dovemmo fuggire
quando udimmo dal basso quei passi pesanti salire »


Quello era il Varco! 
Robert sentì di essere sulla buona strada e decise di proseguire la decodifica del testo sulla base di quell'intuizione e dei dati che Richard Stoker e Vivien Oakwood gli avevano suggerito...

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