lunedì 4 novembre 2013

Partito Nazionale Conservatore: contro il riformismo fine a se stesso



Oggi tutti si riempiono la bocca della parola: "Riforme". Io quando sento quella parola, tremo.
Nella maggior parte dei casi, come ci insegna la storia, quando si cambia si peggiora.
Anche la saggezza popolare dice che il meglio è nemico del bene.
Negli ultimi trent'anni ci sono stati tre tipi di cosiddette "Riforme".
Il primo tipo comprendeva provvedimenti che hanno minato l'autorità delle istituzioni sociali con funzione educativa e cioè la famiglia, la scuola e l'università.
Il movimento nato dalla contestazione che tra il 1968 e il 1977 ha demolito l'autorità dei genitori, degli insegnanti e dei professori universitari ha avuto come conseguenza il fatto che oggi un genitore o un docente fa molta fatica a farsi rispettare da un figlio o da uno studente.
Ne deriva un enorme danno sociale, in cui si perde non solo l'educazione, ma anche la capacità di vedere nell'adulto un punto di riferimento.
Il secondo tipo è quello delle riforme fatte per tradurre in atti concreti un'utopia buonista.
Anche qui la storia ci insegna che le utopie, una volta realizzate, diventando il contrario di ciò per cui erano nate. Una rivoluzione cambia solo il tipo di elite al potere. Una riforma, a volte, cambia solo i nomi delle istituzioni, quando va bene, oppure le sostituisce con istituzioni più inefficienti.
Trent'anni di riformismo hanno messo in ginocchio l'Italia.
Il terzo tipo riguarda le riforme fatte per imitare le istituzioni di altri paesi, in particolare quelli anglosassoni.
Non si tiene conto che ciò che funziona in un paese in genere non funziona altrettanto bene negli altri paesi. E' come trapiantare un organo da parte di un donatore non compatibile.
L'Italia aveva un ottimo sistema scolastico e universitario che è stato rovinato dalle varie riforme che si sono succedute dagli anni '90 del secolo scorso ad oggi.
Essere conservatori vuol dire rifiutare il riformismo fine a se stesso, il cambiare tanto per cambiare.
Questa frenesia del nuovo, questa concezione "usa e getta" delle istituzioni morali, sociali e politiche, è figlia della cultura che unisce il velleitarismo sessantottino, il buonismo catto-comunista, il consumismo statunitense e l'omologazione dell'Unione Europea, un monstrum a metà strada tra il Quarto Reich tedesco e la seconda Unione Sovietica, e destinata a fare la fine dei suoi "illustri" predecessori.



Contro tutto ciò noi dei Partito Nazionale Conservatore proponiamo la salvaguardia della nobile e illustre tradizione italiana, che va dall'antica romanità al Rinascimento, dal Risorgimento al Miracolo Economico reso possibile dalle piccole e medie imprese che hanno esportato in tutto il mondo la qualità dei prodotti italiani.
Non va dimenticato che il popolo italiano nasce dalla fusione di vari elementi: nell'antichità vi erano, oltre ai Romani, anche i Celti, al nord, gli Etruschi al centro e i Greci al sud.




Il patrimonio culturale italiano deve essere valorizzato: tutti lo dicono, ma nessuno lo fa. Noi, invece, diciamo sul serio!

Nessun commento:

Posta un commento