sabato 7 dicembre 2013

Old Victoria: La Vedova di Windsor: amante insaziabile, madre castrante e regina tirannica.



Lo scozzese John Brown, guardacaccia del castello di Balmoral, fu il secondo grande amore della regina Vittoria, l'unico in grado di prendere il posto del defunto marito Alberto nelle grazie della sovrana, che a dispetto della sua immagine funerea di Vedova di Windsor, The Widow of Windsor, aveva trovato, a modo suo, una serie di consolazione.
Rozzo, ignorante, scurrile, John Brown sembra aver ispirato il romanzo di David Herbert Lawrence "L'amante di Lady Chatterley".
La vedova inconsolabile se lo portò dietro dappertutto, con grande imbarazzo della corte.
Gli consentiva qualsiasi licenza, persino di chiamarla: "Donna!" in pubblico, cosa che scandalizzava tutti gli altri, dal momento che anche i figli dovevano chiamarla "Vostra Maestà".
Come le era successo, in gioventù, di essere chiamata lady Melbourne, per le simpatie verso il suo bel primo ministro, in vecchiaia Vittoria veniva soprannominata Mrs. Brown.
Lui era ovunque: a Windosr, naturalmente, ma anche e soprattutto ad Osborne, nell'Isola di Wight, che era la residenza preferita della Real Vedova.



La sua somiglianza con Albert spiega molte cose, così come la sua ostinazione a voler sempre vestire alla scozzese, col kilt (rendeva più agevoli i rapporti sessuali).



La regina non pareva dare molta importanza al fatto che i ritrattisti si divertissero a ridisegnare le sue numerose foto "con i due stalloni: quello che cavalca per strada e quell'altro, in camera da letto".





Qui sopra vediamo la principessa Beatrice, obbligata dalla madre a farle perennemente da dama di compagnia, e l'immancabile John Brown, che si comportava come se fosse il Re.

Alcuni giornali avevano addirittura ipotizzato che Vittoria e Mr Brown si fossero segretamente sposati contraendo un matrimonio morganatico: così veniva chiamato il matrimonio tra un nobile e un non nobile.
Ad alimentare queste voci fu anche il fatto che, alla morte di Brown, nel 1883, la regina, due volte vedova, gli aveva addirittura fatto erigere una statua, nel parco di Balmoral, nobilitata dall'epigrafe: "Amico, più che servitore: leale, fedele, coraggioso"



Statue e busti di Brown cominciarono a spuntare dappertutto anche a Windsor e a Osborne.



La regina scrisse persino un'appassionata biografia del suo guardacaccia. Solo il decano di Windsor riuscì a convincere in extremis la Real Vedova a darla alle fiamme.
Quando Victoria si intestardì per voler collocare una statua di Brown anche a Buckingham Palace, l'entourage della regina, sconvolto, capì che per farle dimenticare il guardacaccia era necessario trovare un altro Stallone.
Detto fatto.
Nel 1887 Vittoria era ormai una donna anziana, obesa e con i capelli bianchi, quando comparve il terzo amore della sua vita, un cameriere indiano di nome Abdul Karim.

Alla regina piacque tanto che subito commissionò un suo ritratto.

Da notare una costante: anche lui portava la barba a corona e i baffetti allo stesso modo di Brown e di Albert. Era evidente che alla regina gli uomini piacevano così.
Ovunque andasse, l'anziana sovrana se lo portava dietro ed era sempre a braccetto con lui.
Viene quasi da pensare che avesse la stessa vitalità sessuale dell'attuale Duchessa d'Alba, che si è sposata per la terza volta a 87 anni.
Ma l'aspetto più preoccupante di questo rapporto era la volontà di Abdul di convertire la regina all'Islam (e vi erano anche dei sospetti che fosse una spia).



Victoria si rivolgeva a lui chiamandolo: Munshi, il Maestro.
I due si davano appuntamento nel rifugio segreto di Glass Alt Shiel, un cottage in mezzo al bosco di Balmoral, già nido d'amore di Victoria e Mr Brown.

File:Glas Allt Shiel.jpg

Pareva di essere tornati al Petit Trianon di Maria Antonietta!
Ma c'erano molte differenze tra la povera regina di Francia e la tremenda regina di Gran Bretagna.
Vittoria si concedeva molte libertà, ma non era affatto disposta a concederle agli altri.

File:Queen Victoria Vanity Fair 17 June 1897.jpg

Con i figli era tirannica fino al sadismo, con i nipoti era spietata e con i pronipoti addirittura faticava ad avere qualsiasi tipo di contatto, sempre per la sua fobia verso i neonati, di cui è nota la frase: <<Sembrano tutti dei ranocchi>>
Altera, fredda, gelida, autoritaria, nutriva per i nove figli un profondo disprezzo.
Sentite cosa scriveva alla figlia Vicky, quando le nacque a sua volta il figlio Guglielmo.
<<Mi dispiace molto che tu abbia avuto un maschio. I figli maschi provocano così tanta sofferenza. Per questo il male minore è avere una femmina, per prima, come io ho avuto te. In questo modo ho potuto fare esperienza senza il rischio di rovinare un erede al trono>>
In realtà l'erede l'aveva rovinato, eccome, e sappiamo bene quanto fossero spietati i giudizi di Vittoria riguardo a Bertie:
<<E' TOTALMENTE, TOTALMENTE inadatto a diventare re>> (il maiuscolo è di Vittoria).
Riguardo al nipote Eddy, secondo in linea di successione, la regina era altrettanto scettica:
<<E' un debosciato, e poi veste in modo ridicolo. Mette i colletti alti per coprire quel collo lungo da giraffa, ma ottiene l'effetto contrario e tutti si fanno gioco di lui. Mi chiedo cosa ho fatto per meritare eredi di questo genere>>
Quando Eddy morì precocemente, le ire della regina si spostarono sui pronipoti, i figli di George, duca di York.
<<La bimba Mary è una piccola, insignificante cosina. David è troppo vivace. Sul piccolo Bertie è meglio stendere un pietoso velo>>
David era il futuro Edoardo VIII, quello dell'abdicazione. Il "piccolo Bertie" era il futuro Giorgio VI, quello de "Il discorso del Re", il balbuziente padre della regina Elisabetta.
<<Ho talmente tanti nipoti e pronipoti che non so nemmeno come si chiamino>>



Nelle foto di famiglia in tarda età la vediamo al centro, completamente assente, quasi infastidita dall'enorme proliferazione dei suoi discendenti.
Ma c'era un'eccezione.
L'unica parente che Vittoria voleva costantemente al suo fianco, a farle letteralmente da serva, era la figlia ultimogenita Beatrice.



Quando Beatrice dimostrò l'intenzione di voler sposare il principe Enrico di Battenberg, la regina andò su tutte le furie e diede le seguenti disposizioni:
<<La principessa Beatrice non può lasciare il palazzo, se non per far visita ai fratelli. Non ha diritto di accettare inviti, nemmeno quelli del Primo Ministro. A tavola le sarà vietato di pronunciare la parola matrimonio>>
Disperata, Beatrice scrive alla sorella Vicky affinché interceda presso la madre.
Vicky scrive alla regina chiedendole il motivo di tanta severità.
Così risponde Vittoria:
<<E' assolutamente indispensabile che io abbia accanto a me una delle mie figlie, per farmi compagnia. E poiché voi altre siete tutte già maritate, non mi resta che Beatrice. Non riesco a capire la sua ostinazione a voler sposare quello squattrinato di Battenberg, un personaggio imbarazzante, nato da una unione morganatica. Non acconsentirò mai a quelle nozze!>>
E' interessante notare che i Battenberg, quei "personaggi imbarazzanti", erano destinati a diventare i Mountbatten, cioè la famiglia dell'attuale principe consorte Filippo Mountbatten, duca di Edimburgo.
Beatrice però insiste: vuole sposare Enrico di Battenberg.
Madre e figlia non si parlano più per mesi: comunicano solo con brevi biglietti scritti.

Le altre figlie cercano di mediare.
Alla fine Beatrice la spunta.
Dall'unione di Beatrice con Enrico di Battenberg ha origine la dinastia Mountbatten.

Vittoria rimane sola, ma le resta il potere.
Fu l'ultima regina britannica ad interferire con la politica.

Il suo favorito, in politica, era il premier conservatore Disraeli, che l'aveva resa Imperatrice delle Indie.





Su di loro le vignette fioccavano, anche se poi la censura si faceva sentire.




Pessimo era invece il suo rapporto col premier liberale Gladstone, che la regina considerava "un giacobino, un rivoluzionario della peggior specie".
"E' peggio di un irlandese!" sbottò la regina dopo aver visionato con orrore il progetto di legge della Home Rule. 



Persino parlare con lui le costava un enorme sforzo. Si rivolgeva a lui in terza persona e una volta gli disse:
<<Il signor Gladstone si rivolge a me come se parlasse in pubblico>>
Tutte le volte che le fu possibile, fece in modo che i governi di Gladstone cadessero, in modo da favorire il ritorno del suo amato Disraeli.
Alla fine la spuntò Vittoria e Gladstone si ritirò dalla politica nel 1894, disgustato dal crescente clima imperialista e bellicista sostenuto dalla regina.
Una vignetta mostra i conservatori che offrono le teste dei liberali alla regina su un piatto d'argento.

Alla fine dei 64 anni di regno, persino le monete parevano essersi stancate di portare l'effigie della sovrana e la scritta: Victoria  Dei Gratia.

La Widow of Windsor morì nel castello di Osborne, sull'Isola di Wight, il 22 gennaio 1901, all'età di 82 anni.