mercoledì 26 febbraio 2014

Il ghiacciaio dei disastri: dal Titanic all'attuale spostamento verso sud

Il ghiacciaio dei disastri

Le sorti di un ghiacciaio groenlandese dal nome complicato, Jacobshavn, probabilmente lasciano i più nella totale indifferenza. Se però si aggiunge che è il ghiacciaio da cui si sarebbe staccato l’iceberg che nel 1912 affondò il transatlantico Titanic (incautamente lanciato in una rotta troppo a nord), scatta la curiosità. Lo Jacobshavn sta suonando un allarme: situato nella parte ovest della Groenlandia, è un fiume di ghiaccio che fluisce all’interno di un fiordo per poi scivolare in mare. È alimentato, come altri simili, dalla calotta polare ed è noto per essere uno dei ghiacciai più veloci al mondo. Ora però si sta muovendo a ritmi mai raggiunti prima, e nella sua corsa verso il mare perde enormi quantità di ghiaccio. Oltre ad aumentare il pericolo iceberg, questo significa innalzamento del livello dei mari, brutta notizia per molte regioni costiere del mondo.
"In pratica è una Ferrari dei ghiacciai che si muove in media al ritmo di 14 chilometri l’anno, contro i 100 metri l’anno dei nostri ghiacciai alpini" spiega Valter Maggi, glaciologo dell’Università di Milano-Bicocca. Negli ultimi due anni, in particolare nelle ultime due estati, secondo immagini da satellite studiate alla University of Washington e all’Agenzia spaziale tedesca, lo Jakobshavn ha raggiunto velocità record anche per un bolide dei ghiacciai: 18-20 chilometri l’anno, 46 metri al giorno.
Da anni la Groenlandia è sotto monitoraggio: se tutto il suo ghiaccio si fondesse, i livelli dei mari si alzerebbero di 6 metri. Dal 2000 al 2010, il ghiaccio perso dallo Jacobshavn, da solo, ha contribuito a innalzare il livello dei mari di un millimetro. Sembra poco, ma distribuiti su tutti gli oceani del globo sono chilometri cubi d’acqua.
E non occorre guardare troppo in là nel futuro per vedere le conseguenze. Lo Jacobshavn immette già ora in mare ogni anno 35 miliardi di tonnellate di ghiaccio. "In pratica, gli iceberg riempiono quasi completamente il fiordo" dice Maggi. "Al largo della Groenlandia ci sono piattaforme petrolifere, che al contrario delle navi non possono spostarsi. Se aumentano gli iceberg, cresce il rischio che qualcuno vada a sbatterci contro".

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