sabato 8 marzo 2014

Gli alleati e i nemici della Russia nello scacchiere del Caucaso e del Mar Nero



Gli alleati più fedeli della Russia in questo momento sono la Bielorussia, la Serbia, l'Armenia, l'Ossezia del Sud e il Kazakistan.

I nemici sono gli Usa, la Gran Bretagna, la Polonia, la Lituania, la Lettonia, l'Estonia, la Turchia e la Georgia.

Come mediatori si propongono la Germania, la Francia, l'Italia, la Grecia e la Bulgaria.

Come andrà a finire questa partita geopolitica su cui si gioca il futuro assetto mondiale è ancora un rebus di difficile soluzione, ma vediamo meglio alcuni singoli aspetti di questo risiko che evoca non solo il ritorno della guerra fredda, ma anche i fantasmi di un conflitto reale di proporzioni inimmaginabili.



[Carta di Laura Canali tratta da Limes 2/14 "Grandi giochi nel Caucaso"; per ingrandire, scarica il numero su iPad]
LIMES Il Nagorno-Karabakh esiste de facto da oltre vent’anni. Qual è la principale lezione che avete tratto dall’esperienza dell’indipendenza?
MIRZOJAN È possibile parlare di miracolo del Karabakh. La morale della nostra storia è che un popolo che crede in se stesso consegue sempre lo scopo che si è prefisso. La lezione appresa in questi anni è che per continuare a esistere possiamo contare solo sulle nostre forze e sulla nostra gente. Quello che gli abitanti dell’Artsakh chiedono oggi al mondo è che esso li consideri cittadini di un paese normale, dove i problemi principali sono quelli relativi al miglioramento delle condizioni sociali, educative e abitative.

LIMES Innumerevoli sforzi diplomatici sono stati profusi nel tentativo d’instaurare una pace duratura nel Karabakh. Qual è a suo avviso il principale ostacolo dei negoziati?
MIRZOJAN Il problema principale è l’assenza al tavolo dei negoziati dei rappresentanti dell’Artsakh. I principali esperti del conflitto riconoscono che la presenza attiva dei nostri rappresentanti fino al 1998 permise di raggiungere risultati concreti. La nostra assenza inficia in primo luogo la validità dei «princìpi di Madrid», elaborati su stretta base bilaterale fra Azerbaigian e Armenia, senza che i più diretti interessati esprimessero la propria opinione. Pertanto, ci rifiutiamo di commentarne il contenuto. Riguardo al Gruppo di Minsk, è diventato ricorrente accusarlo di tutti i mali e le inefficienze possibili, in particolare da parte della cancelleria del nostro vicino orientale. Su ciò, Stepanakert ha una posizione differente: valutiamo pragmaticamente tutte le proposte avanzate e riconosciamo che l’attuale e fragile pace si regge anche sull’attività del Gruppo.

LIMES Come valuta l’azione dell’Ue all’interno del processo negoziale? L’ultima visita di un rappresentante europeo a Stepanakert risale al 2007. 
MIRZOJAN Il fatto che un soggetto con le risorse e le potenzialità dell’Ue, che dichiara di voler essere protagonista della risoluzione del conflitto e che a tal fine ha anche creato una struttura ad hoc come il rappresentante speciale per il Caucaso, non sia in grado di avere anche solo un’interazione saltuaria con i rappresentanti del Karabakh crea perplessità. Eppure, rapporti più stabili sarebbero necessari anche solo per aumentare la comprensione delle dinamiche del conflitto. L’idea di trasferire all’Ue la co-presidenza francese del Gruppo rappresenta per noi un atto volto a ostacolare il processo negoziale, anche perché deriva dall’insoddisfazione azera per la posizione di Parigi. Non sarebbe neanche una misura significativa: la Francia si coordina in ogni caso con l’Ue per definire le proprie iniziative.

LIMES Tutte le ipotesi di pacificazione prevedono che voi cediate parte dei territori attualmente sotto il vostro controllo.
MIRZOJAN
 A tale riguardo bisogna tenere presente la volontà del popolo dell’Artsakh così come espressa nei due referendum del 1991 e del 1996 e nella costituzione del nostro paese, che ha fissato gli attuali confini sulla base dell’esito del conflitto. Sebbene nessuna parte del territorio del Nagorno-Karabakh possa costituzionalmente essere ceduta, si deve constatare che per un eventuale scambio di territori non sono state fino a oggi chiarite le garanzie di sicurezza indispensabili per procedere con questa opzione lungo la via indicata dai princìpi di Madrid.
Ritornando allo stallo delle trattative, sottolineo che l’Azerbaigian si muove su una linea distruttiva, intenzionalmente diretta a sabotare l’intero processo negoziale, rifiutando punti dell’accordo per noi imprescindibili e attuando una parallela corsa agli armamenti che non mi sembra indicare una concreta volontà di pace. Inoltre, l’ostinato rifiuto azero di accettare i rappresentanti del Karabakh quale parte a pieno titolo del negoziato impedisce di adottare decisioni sostanziali. In tal modo, Baku può continuare a far leva sull’assenza di risultati per giustificare il proprio riarmo.

LIMES In effetti, lungo la «linea di contatto» il numero delle vittime è in aumento. MIRZOJAN La cosiddetta guerra dei cecchini non è stata iniziata da noi. Abbiamo lanciato numerosi appelli affinché questi reparti vengano rimossi dalla prima linea, in modo da ridurre la tensione. Tuttavia gli azeri hanno respinto le nostre richieste. Alla proposta di un cessate-il-fuoco almeno durante le festività religiose, la controparte azera ha risposto intensificando i tiri. Siamo obbligati a reagire.

LIMES Come valuta le recenti analisi che prospettano un ritorno a un conflitto su larga scala?
MIRZOJAN
 Il principale pericolo è la propaganda dell’odio che investe la società azera e che s’indirizza in primo luogo alle giovani generazioni, quelle senza esperienza diretta del conflitto né della controparte armena. Tuttavia, al di là della sua retorica bellicosa, Baku è in grado di valutare realisticamente la situazione sul campo: l’esercito azero non è pronto a un confronto diretto con le forze di autodifesa del Nagorno-Karabakh. La propaganda azera viene quindi effettuata sulla base di esclusivi calcoli di politica interna, per giustificare l’ampiezza delle spese militari.

LIMES Negli ultimi mesi, la possibilità di riattivare l’aeroporto di Stepanakert è stata vista come un possibile casus belli.
MIRZOJAN
 L’infrastruttura è già da tempo ultimata e pronta a essere utilizzata. La minaccia azera di abbattere qualsiasi aereo si avvicini a esso è assurda e rivela come Baku rifiuti di tener conto dell’aspetto umanitario relativo alla riapertura dell’aeroporto. In ogni caso, dobbiamo effettuare una serie di valutazioni prima di  procedere all’inaugurazione.

LIMES Quant’è sostenibile la posizione dell’Artsakh, soprattutto tenendo conto del fattore demografico e delle prospettive ecnomiche?
MIRZOJAN
 Come ho detto, il popolo dell’Arthsakh guarda al futuro con ottimismo. Senza fare sensazionalismi, la nostra situazione economica è positiva. Le previsioni per il 2013 sono di una crescita dell’ordine del 9-10%. Stiamo sviluppando il settore estrattivo, quello idroelettrico e l’agricoltura, nella quale ai tempi sovietici non vi era che una monocoltura della vite. Per non parlare dell’enorme potenziale del turismo. Se confrontiamo questa situazione con quella antecedente al conflitto, il quadro è più che positivo. Certo, vi sono potenziali ancora da sfruttare, come la vicinanza dell’Iran, da cui contiamo d’attrarre investitori privati grazie al quadro legislativo favorevole introdotto per gli investimenti esteri diretti. Seri sforzi vengono effettuati per superare le difficoltà logistiche. Presto, l’arteria di Vartakent-Vardenis - oltre a quella già esistente che passa per Kelbajar - collegherà l’Artsakh con l’Armenia. I capitali necessari alla sua costruzione sono già disponibili: il suo impatto in termini di turismo e occupazione sarà enorme.
Quanto al fattore demografico, la invito a diffidare dei dati diffusi da parte azera. Il saldo migratorio e le nascite sono superiori a quelli espressi nelle statistiche. La maggior parte dei migranti è stagionale, in linea con le abitudini degli abitanti delle regioni montane. In ogni caso, nessuno abbandona il Nagorno-Karabakh per mancanza di fiducia nel futuro.

Per approfondire: Grandi Giochi nel Caucaso

*Parole pronunciate dall’attuale capo degli Esteri armeni, E. Nalbandian, in occasione della cerimonia del 20° anniversario della creazione del ministero degli Affari esteri del Nagorno-Karabakh, il 19 luglio 2013 a Stepanakert. «Karabakhskaya problemy dolzhna byt’ reshena mirnym putem i na osnove mezhdunarodnogo priznaniya prava artsakhtsev na samoopredeleniye - Nalbandyan», Novosti-Armenija, 19/7/2013;newsarmenia.ru/karabah/20130719/42908929.html.
(7/03/2014)

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