lunedì 31 marzo 2014

La fiamma di Atar. Capitolo 13. Il Serpente Rosso.



Sotto la firma del presunto autore della Flamma Ataris, c'era un simbolo molto particolare.
<<Un serpente rosso>> commentò Luca Bosco, sempre più sconcertato.
Per quanto fosse perplesso nei confronti di tutto ciò che la scienza ufficiale non considerava attendibile, non poté fare a meno di  ripensare al significato esoterico di quel simbolo.
<<Secondo il pensiero esoterico, o almeno una parte di esso, questo simbolo indica una Dinastia o forse un insieme di Dinastie, destinate a dominare il mondo intero. Il rosso indica il Sangue Reale, che per alcuni, come ormai è noto, corrisponde al santo graal. Altri hanno usato un nuovo termine: i Fiumi di Porpora. Dietro a questi simboli esiste qualcosa di molto simile all'eugenetica. Quando conobbi Virginia Dracu, lei mi disse che anche io appartenevo a questa stirpe e che a tirare le fila di tutto ci fosse la confraternita della Fonte Sacra>>
Il direttore della biblioteca, Massimo Ferrante, annuì:
<<E' sulla buona strada, dottor Bosco. Ormai sono passati alcuni anni dalla morte di Virginia Dracu e credo che lei sia pronto per una conoscenza più approfondita dei Misteri, una sorta di nuova iniziazione, per conoscere meglio chi sono gli Iniziati agli Arcani Supremi. Continui ad esaminare il testo. Le prometto che questo non cambierà nulla riguardo al suo attuale livello di sicurezza. E' mia convenienza che lei sia in buona salute e operativo>>



Almeno per il momento. Pensò Luca, ma non lo disse.
Tornò all'analisi del testo che aveva davanti a sé.
<<Il testo è scritto in latino, ma il contenuto del primo paragrafo doveva essere stato scritto originariamente in una lingua ormai estinta da millenni: l'avestico. La citazione iniziale infatti è tratta dal primo Yasna dell'Avesta, il libro sacro del Mazdeismo.
"Nel nome di Dio:
Ashem Vohu. Mi professo adoratore di Mazda, seguace di Zarathustra, nemico dei daeva, e dichiaro di accettare la legge di Ahura. Per lo Havani.
Ad Atar, il Fuoco, figlio di Ahura Mazda. A te o Atar, figlio di Ahura Mazda, mi rivolgo allo scopo di propiziazione, culto, adorazione e lode">>



<<Dunque il culto di Atar viene correttamente inserito nel suo contesto, all'interno della religione zoroastriana, o mazdea. Questo è compatibile col fatto che Alessandro Magno, o chi per lui, abbia preso visione di una copia dell'Avesta conservata in una delle capitali dell'Impero Persiano. Mi chiedo però come mai Alessandro, che voleva ellenizzare il mondo, accettò come dato di fatto un elemento della religione del nemico>>
Il direttore Ferrante si accigliò:
<<Lei mi delude, Bosco. La credevo più agile nei collegamenti>>
Luca sorrise:
<<Le mie deduzioni non avvengono con leggerezza. Questo distingue un esperto da un dilettante>>
Il direttore ricambiò il sorriso ironico:
<<Ha la risposta pronta, vedo. Bene, allora mi dimostri di essere capace di deduzioni da esperto! Le ricordo comunque che Alessandro non voleva ellenizzare il mondo, ma creare un sincretismo tra il mondo ellenico e quello orientale. La grande sintesi ellenistica>>
Bosco annuì, per quanto gli sembrasse una frase tratta di peso da un manuale Bignami.
<<In questa prima pagina abbiamo visto che sono stati presentati due simboli, il Serpente Rosso e il Fuoco Sacro. Abbiamo stabilito la correlazione del primo col Sangue Reale. Credo inoltre sia possibile che quel simbolo fosse presente nei misteri di Samotracia, a cui la madre di Alessandro, Olimpiade, regina di Macedonia e principessa reale dell'Epiro fu iniziata in giovane età. Tenendo presente dunque il sangue e il fuoco e il simbolo del grande serpente, che al di fuori del mondo greco era conosciuto anche col nome di drago, noi abbiamo un riferimento dinastico ad una stirpe simboleggiata da un drago e dall'unione del fuoco col sangue. Le viene in mente un nome, direttore?>>
Ferrante lo fissò con occhi gravi:
<<Vorrebbe forse insinuare che un noto scrittore contemporaneo di romanzi fantasy ha tratto ispirazione da questo testo? Perché se non erro lei sta facendo riferimento alla dinastia Targaryen, frutto della fantasia di George Martin>>



<<Casa Targaryen, "Fuoco e sangue", la dinastia del drago rosso su sfondo nero. Non mi stupirei se George Martin avesse avuto accesso ad una delle tre copie de "La fiamma di Atar". Magari a quella conservata in America, ad Hollow Beach, presso la Collezione Burke-Roche>>
Il mistero di Hollow Beach l'aveva sempre affascinato e non c'era da meravigliarsi se avesse affascinato anche un genio come George Martin.
<<Ora è lei che si lascia andare a collegamenti troppo arditi>>
<<Segua il mio ragionamento, direttore. Io conosco gli scritti di Martin meglio dei miei e posso dire che l'ambientazione del continente di Westeros è stata ispirata dall'Inghilterra del Quattrocento, in particolare del periodo della Guerra delle Due Rose, in cui gli York e i Lancaster si contendono il trono che era stato usurpato alla legittima dinastia dei Plantageneti. Vedi caso, ne "Il gioco del trono" abbiamo una guerra tra gli Stark e i Lannister che si contendono un trono che era stato usurpato ai Targaryen. La correlazione tra i Plantageneti e i Targaryen è evidente. E' come se ci volesse indicare che sono i Plantageneti la stirpe del Serpente Rosso e quindi, in base a "La fiamma di Atar", ipotizza che vi sia un legame dinastico tra i Plantageneti e le dinastie ellenistiche. Non a caso i Targaryen nascono in Oriente, a Valyria, al centro di una penisola che assomiglia sotto molti aspetti a quella greca>>
Ferrante aveva ascoltato con interesse.
<<A prescindere da cosa abbia o meno pensato il suo scrittore, ritengo che l'ipotesi secondo cui ci sia un legame di discendenza tra le stirpi reali classiche e quelle medievali sia un interessante campo di ricerca, specie se ci può aiutare a stabilire un nesso tra i testi qui presenti e quelli che sono nella collezione Burke-Roche. Potrei farle avere una borsa di studio al riguardo: le si aprirebbero le porte per una carriera accademica, e forse, chissà, anche quelle della confraternita dei Custodi del Fuoco Segreto. Valuti questa opportunità che le sto offrendo. Difficilmente nella vita le si presenterà una seconda occasione così ghiotta>>

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