domenica 30 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 14. Incontrando Virginia.



Virginia Ozzani, Contessa di Fossalta, viveva nell'appartamento nobile, al piano terra, dove fino ad alcuni anni prima era vissuta sua madre, in compagnia dell'altro figlio, Alessio, che poi era morto in un tragico incidente assieme alla moglie Esther.
<<La Signora si è trasferita qui dopo la morte del conte Alessio, per far compagnia alla madre, la povera contessa Claudia, che è morta poco tempo dopo, anche per il dolore, dico io...>>
Stavano attraversando un ampio corridoio, le cui finestre davano sul cortile interno della Villa.
<<Ormai la contessa Virginia usa solo poche stanze. Il resto del piano nobile è abitato solo dai parenti in visita, i vari cugini di primo e secondo grado, che le girano intorno come degli avvoltoi, per avere un posto in prima nel testamento. Povera Signora, oltre al dolore della malattia e della mancanza del fratello, deve sopportare anche tutti questi sciacalli>>
Lo disse con un tono così sdegnato e con uno sguardo così feroce che pareva considerare anche Roberto e Giulia come facenti parte della categoria "avvoltoi e sciacalli".
Ci vede come concorrenti. Teme che Virginia possa lasciare qualcosa a mia madre per farsi perdonare le misteriose colpe di quando finì la loro amicizia.
Un mistero su cui era tempo di fare luce.
Roberto entrò per primo e la stanza gli parve molto grande e fredda.
Ampi tendaggi di velluto blu coprivano in parte le finestre, creando un'atmosfera di penombra. 
Le finestre semiaperte lasciavano però entrare l'aria fresca da fuori.
La parte più illuminata comprendeva un enorme tavolo in legno di ciliegio, con sedie abbinate, ad indicare che quella era la zona dove si consumavano i pranzi e le cene formali. C'erano alte credenze con servizi di porcellana, argenteria e cristalleria. E poi altri mobili: comò, cassapanche, angoliere.
L'altra parte della stanza era più in ombra, e proprio lì era stato ricavato un salotto, in stile floreale.
Lei era là.
Seduta su una poltrona, Virginia Ozzani di Fossalta osservava con una punta di perplessità i suoi visitatori.


«Signora Contessa…» incominciò la Governante a bassissima voce <<sono arrivati gli ospiti>>
Virginia li osservava con una fissità e una concentrazione tali da far credere che i suoi occhi vedessero qualcosa di indescrivibile.
«Perdonatemi se non vi vengo incontro, ma sono molto debole …».
La sua era una voce da contralto, arrochita dal fumo e resa incerta dalla malattia.
La Governante fece cenno a Roberto e a Giulia di avvicinarsi alla Contessa.
Roberto studiò l'immagine di quella donna magra, che sembrava nel contempo fragile e altera.
Poi i contorni del viso si fecero più distinti: era strano come in quel volto i segni dell’età e della malattia convivessero con il permanere di una bellezza aristocratica.

Gli zigomi pronunciati mostravano una pelle color avorio, scavata, un naso sottile e aquilino, e due occhi celesti, alteri, che davano un'intensità penetrante allo sguardo da lasciare intimiditi.
Doveva essere uno sforzo per lei persino tenerli aperti, o sopportare la luce della lampada, perché li teneva semichiusi e pareva non vedere nulla.
I capelli erano di un castano chiaro opaco. Forse un tempo erano stati brillanti e dorati, ma ormai erano spenti e scarmigliati. Li teneva raccolti dietro la nuca, ma molti ciuffi ribelli le scendevano lungo il viso e il collo.

Come fa ad avere ancora i capelli? 
Lei parve riuscire a leggergli nel pensiero:
<<Sono miei, i capelli. Non sto facendo alcuna terapia. Nelle mie condizioni potrebbe solo peggiorare la situazione. Le uniche medicine che prendo sono gli antidolorifici, che mi fanno dormire molto e mi rendono un po'... come dire... svagata... non dovete farci caso...>>
Parve divertita a quel pensiero e sorrise debolmente.
Roberto se l'era immaginata diversa.
E’ davvero lei la donna che ha rovinato la vita a mia madre? E' proprio questa donna dall'aria gentile la mia "Strega di Biancaneve", oppure ce n'è un'altra, molto più pericolosa, che ci sta osservando da dietro le quinte?
Notò rapidamente sul comodino alcune cornici d’argento con fotografie in bianco e nero: Virginia da giovane, bellissima, un viso da elfo, delicato e imbronciato;



; Virginia e un uomo molto simile a lei, certamente il suo defunto fratello, anch’egli di aristocratica bellezza; e poi…
Nella terza foto è con mia madre!
La terza foto ritraeva Virginia e Giulia adolescenti…belle e sorridenti nel parco della Villa.
«Era il mio sedicesimo compleanno, quando scattammo quella foto. Si può dire che tutto incominciò quel giorno…» sussurrò Virginia guardando Roberto.
Quest’ultimo spontaneamente si rivolse a sua madre.
Giulia era rimasta indietro, immobile come una statua.
Appariva tesa e turbata, come se attendesse un suo giudizio su qualcosa di molto importante, che appariva sottinteso e di cui nessuno voleva parlare.
Cosa mi stanno nascondendo?
La Contessa, con grande lentezza, si rivolse alla Governante:
«Puoi andare, Concetta»
Era un ordine, ma la Governante esitò e lanciò a Giulia una occhiata ammonitrice, come se le intimasse di comportarsi bene,
Notò che Virginia ora lo fissava con una intensità strana.
Perché guarda me e non mia madre?
Forse c'era una risposta, ma era difficile da mandare giù.
«Roberto…vero?»
Lui annuì.
Virginia gli sorrise, in un modo che gli diede l’impressione di una sincerità venata di affetto.
Poi, finalmente, si volse verso Giulia e le due ex-amiche si scrutarono a lungo in silenzio.
«Grazie per essere venuta»
«Non so se ho fatto bene…»
Virginia le porse per prima la mano, Giulia esitò, poi si avvicinò e la prese con leggerezza tra le sue.
Con l'altra mano, Virginia le accarezzò lievemente il volto, con un gesto intimo che riuscì a dissolvere in un istante i quattro decenni di oblio che avevano sepolto la loro antica amicizia.


Giulia non riusciva a distogliere gli occhi da lei.
Roberto percepì un’emozione forte. Aveva la pelle d'oca.
Quando quel breve momento d’affetto terminò, ci fu imbarazzo.
Virginia chiuse gli occhi e si asciugò le lacrime.
Giulia distolse di nuovo lo sguardo e fissò le fotografie sul comodino, con una lieve nota di tristezza nel viso.
Virginia, riaprì gli occhi.
«Ricordo tutto di quel giorno. Eravamo così felici, così ingenue…».
 Le ultime parole furono pronunciate con un senso infinito di rimpianto.
Giulia annuì:
«Eravamo ancora in tempo per fare le scelte giuste»
Il sospiro di Virginia divenne quasi un rantolo.
Assunse un'aria malinconica e scosse la testa:
 «Non c’è nessun rancore nella tua voce…»
«La cosa ti stupisce? »
Virginia era perplessa:
«La mia famiglia non si è comportata bene con te. Ed io ho agito peggio di tutti gli altri, per la qual cosa, ora, di fronte a tuo figlio, imploro il tuo perdono»
Giulia era altrettanto perplessa:
 «Ti ho già perdonata da molto tempo. Ho perdonato, ma non ho dimenticato. Il vostro segreto, che in parte è anche il mio, è ancora custodito nella mia mente. Nessuno conosce la verità»
Roberto, imbarazzato, notò il disagio della madre.
Sempre questa reticenza!
Virginia disse con voce neutra:
«Con Roberto dobbiamo parlare... è un adulto... e ora che l'ho visto, sento di potermi fidare di lui»



 Robert si sentiva in preda ad una speranzosa curiosità:
«Certo che voglio sapere! E’ una vita che mia madre mi tiene nascosta la storia della sua giovinezza e chissà quali segreti: voglio capire perché mia madre ce l'abbia col mondo intero, perché il suo matrimonio sia fallito, e io non abbia mai avuto un padre presente e dei nonni, come in una famiglia normale. Tutte queste domande ruotano intorno alla famiglia Ozzani, perché tutto ciò che è accaduto, ha avuto qui le sue cause e la sua origine»
Virginia aveva ascoltato, prima sorpresa e infine turbata.
Dopo avergli rivolto un'occhiata significativa e aver assunto uno sguardo grave, si rivolse a Giulia:
«E’ vero quello che ha detto tuo figlio riguardo al tuo matrimonio?»
«E se anche fosse?»
«Io pensavo…»
«Oh, per favore, Virginia!»

«Io ti credevo felice…o quantomeno serena…»
C'era una tristezza sincera nelle sue parole.
Giulia sospirò.
«C’è mai veramente qualcuno che ottiene dalla vita ciò che sperava? Noi facciamo dei grandi progetti per il nostro futuro. Se siamo in un punto A della nostra vita e decidiamo che, dopo un tempo determinato, vorremmo essere in un altro punto B, allora si può avere l'assoluta sicurezza che non ci arriveremo mai. Nella vita esiste una specie di "deriva" che ci porta più o meno lontano da B, ma mai nello stesso punto. Allora sarebbe stato meglio non desiderare mai di trovarsi nel punto B, perché almeno avremmo avuto l'occasione di raggiungerlo per caso. Non so se mi sono spiegata»
Virginia annuì:
«Ciò che hai detto è giusto. Ma almeno hai ancora tempo e modo per avvicinarti al tuo obiettivo. Io no, io ho pochi mesi di vita e l'unica cosa giusta da fare è quella di migliorare la vita tua e di tuo figlio, perché tu e lui, per fortuna, avete ancora molto tempo davanti!» la voce di Virginia si fece rauca.


«Giulia! Guardami: se una persona nelle mie condizioni ti invita a non disperare, tu devi ascoltare! Rispondimi: non ti piacerebbe cambiare da adesso la tua vita? Quella di tuo figlio?»
      Giulia rimaneva in silenzio, e continuava a fissare le fotografie del comodino.
Virginia si rivolse a Roberto
      «Tu almeno saresti disposto ad ascoltarmi? Ho atteso molto a lungo questo momento» fece una pausa per riprendere fiato «Anzi, credo che questa sia stata una delle mie principali ragioni di vita, negli ultimi anni…dopo l’incidente in cui sono morti Alessio ed Esther… dopo la morte di mia madre…e la scoperta di avere il cancro…» si dovette fermare.
      Giulia intervenne:
«Senti Virginia non vorremmo affaticarti…»
    «Non dirlo! La speranza che tu tornassi è l’unica cosa che ha dato senso a questi ultimi mesi. Ma ora ascoltami, ti prego…»
Giulia guardò fuori dalla finestra, fissando il cielo nuvoloso.
    «Tu pensi che un lieto fine, possa cambiare il senso di un’intera vita di errori?»
    Virginia fissò il pavimento e rispose con voce distante, ma ferma.

 
«Non ti sto chiedendo di dimenticare gli errori o di dare un senso a ciò che questi errori hanno comportato, sia nel bene che nel male. Forse per te il lieto fine non è così rilevante, ma per tuo figlio, che ancora davanti a sé gli anni migliori, la speranza che io posso offrirgli è di grandissima importante, e tu lo sai bene, altrimenti non saresti qui»
Giulia rimase seria:
«Sì, sono qui per mio figlio. L'ho tenuto alla larga da questa storia perché sapevo che, fintanto che era vivo il resto della famiglia, gli aveste fatto del male. Ora invece credo nelle tue buone intenzioni. Ma se fosse stato per me, non sarei tornata. Io sono uno spirito libero» e tornò a guardare la fotografia.
    Virginia annuì, con un lieve sorriso, osservando anche lei quella foto di quarant'anni prima:
 «E' vero. Tu sei sempre stata uno spirito libero. Io invece sono rimasta prigioniera di una serie di convenzioni sociali. E' tempo che tuo figlio sappia come sono andate esattamente le cose, nei minimi  particolari...»

Roberto era incuriosito, ma anche intimorito
Deve esserci sotto qualche trappola… nessuno fa niente per niente: se lei ci offre aiuto, vorrà qualcosa in cambio.
<<Io sono pronto a conoscere la verità>>
Virginia accennò un sorriso, più rilassata:
«Ne sono felice. Ora ho bisogno di riposare un po', vi prego di tornare qui per l'ora di pranzo e così parleremo... sì… parleremo…»
Chiuse gli occhi e parve morta.
Roberto guardò sua madre, anch’ella pallida come un cencio.
Uscirono dalla stanza quasi in punta di piedi e, chiusa lentamente la porta scura, percorsero il più rapidamente possibile i corridoi tetri e freddi del piano nobile della Villa.
Giulia sbottò:
«Vuoi conoscere la verità? Cos'è la verità? Io ho una mia verità, e Virginia ne ha una sua, ma forse nessuna delle due coincide con ciò che è accaduto realmente»
«Mamma, io voglio ascoltare la versione dei fatti di entrambe»
Giulia rimase perlessa:
«Lei ti mentirà! E' sempre stata una manipolatrice! Mi ha usata e ora temo che  voglia farlo con te»
«Sì, ma io sento che tu hai altri motivi per volere che Virginia non parli. Cosa mi nascondi, mamma? Dimmelo ora! So che hai sofferto e so che non menti. Ma so anche che non mi hai detto tutto. Non te la puoi cavare trincerandoti nel ruolo di Cenerentola o Biancaneve!»
Giulia si ritrasse come se l’avessero schiaffeggiata:
«Cosa vorresti dire?»
«Vorrei sapere c’è stato esattamente tra te e Alessio Ozzani. Fino a che punto…»
«Non sono cose che ti…»
«Ne sei sicura?»
Giulia tacque.
Roberto la fissò.
La verità non detta era lì: non c’era bisogno di aggiungere altre parole.
<<Immagino che avrai avuto le tue buone ragioni per tenermi lontano da qui per tanto tempo, ma adesso è giusto che io sappia tutto, compresa l'identità del mio vero padre. E' tempo che io abbia ciò che l'accordo tra te e la famiglia Ozzani mi ha negato e che, credo, mi spetti di diritto, a questo punto>>

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