sabato 12 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 15. Tanto gentile e tanto onesta pare...

Emmy Rossum - U.S. Open Player Party Presented by Heineken - Arrivals

.... la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta e li occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d'umiltà vestuta, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra, a miracol mostrare...
Così scriveva Dante su Beatrice, nel più famoso sonetto della Letteratura italiana, e così io mi sentivo ogni mattina, quando incontravo Virginia davanti all'università e osservavo la meraviglia della sua immagine e della sua eleganza.
E mostrasi sì piacente a chi la mira, che vien da li occhi una dolcezza al core, che intender no la può chi no la prova, e par che de la sua labbia si mova uno spirito soave pien d'amore, che va dicendo all'anima: sospira...

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Le recitai quei versi ad alta voce, a memoria e per un attimo, un unico, eterno, ineguagliabile attimo, i suoi occhi mostrarono veramente una grande dolcezza, velata di malinconia, ed io non potevo fare a meno di notare che quegli occhi erano uguali ai miei.
Trovai il coraggio di dirglielo:
<<Virginia, quando ti guardo, mi pare di guardare me stesso in versione femminile. Abbiamo gli stessi occhi, la stessa bocca, la stessa conformazione del viso, lo stesso colore dei capelli e della carnagione. Tu sei l'altra parte di me>>
Quelle parole la commossero:
<<Hai detto una verità molto profonda. Forse più profonda di quanto tu stesso possa pensare. Ti ho atteso per tutta la vita ed ora che ti ho incontrato, non ti permetterò di uscirne. Credi che non abbia notato le foto di tua madre e di tua nonna da giovani? Non le hai messe lì per caso. La mia somiglianza con loro è impressionante, ma posso assicurarti che io e te non siamo gemelli, almeno non a livello biologico. Ma c'è un legame tra noi che va oltre il fatto di essere anime gemelle. Ora non capiresti, ma giorno per giorno tutto ti diventerà chiaro, ed ogni istante che tu lasci passare in mia presenza, diventi sempre più mio simile. Tu, come tua madre, come tua nonna, diventerai sempre più simile a me. Tu sei stato, sei e sempre di più sarai, completamente, incondizionatamente ed illimitatamente MIO!>>

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Era così bella quando lo disse che credo di esserne stato ipnotizzato. Mi sentivo come se Virginia avesse impresso un marchio di proprietà nella mia mente e un invisibile guinzaglio al collo.
Il suo carisma annientava la mia libertà: i confini dell'autonomia concessa alla mia anima si erano sciolti.
<<Vedi Luca, io e te, adesso, siamo una cosa sola>>
Quella frase mi dava gioia, ma nel contempo mi spaventava.
<<Ti stancherai di me, Virginia, e prima o poi mi lascerai per metterti con un altro>>
Lei scosse lievemente il capo, mantenendo quell'espressione trasognata:
<<Ora non puoi capire, Luca, ma devi credermi se ti dico che tu sei mio. Non è una cosa che puoi cambiare>>

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Mi sentivo stregato, completamente.
<<A volte mi chiedo, Virginia, se tu sia reale o soltanto una mia allucinazione, una proiezione della parte femminile di me>>
Lei sorrise dolcemente e il suo sorriso era identico a quello di mia madre quando mi cantava le ninna nanne tanti anni fa.
<<Non sono un'allucinazione. Sono reale, in carne ed ossa. Ma hai ragione a vedere in me una proiezione della tua parte femminile, così come io vedo in te la proiezione della mia parte maschile. E' uno sviluppo della teoria di Platone sull'amore: l'Androgino viene diviso e poi riunito. Io ti stavo cercando da così tanto tempo>>

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Era come se parlasse di secoli.
Un pensiero mi trafisse, una citazione che mi spaventò.
Ho attraversato gli oceani del tempo per ritrovarti.
Improvvisamente mi resi conto che tutte le leggende in realtà utilizzavano il soprannaturale come metafora di una realtà del tutto naturale.
<<Incomincio a capire cosa intendi, Virginia. Non so però quali siano le tue intenzioni nei miei confronti. Intendi utilizzarmi? Posso anche concedertelo, ma ti avverto: usami bene, perché io ti amo davvero>>

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