martedì 8 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 7. Un enigma avvolto nel mistero.



Ero contento di aver conosciuto Virginia e parlato con lei, ma nello stesso tempo ero perplesso e persino vagamente intimorito dal mistero che aleggiava intorno a lei.
Ciò che mi aveva detto aveva reso l'enigma ancora più complesso.
La sua ricercatezza nel vestire e il suo essere sempre in perfetto ordine, non si conciliavano con l'idea che dovesse prendere il treno due volte al giorno, considerate poi le condizioni pessime delle linee frequentate dai pendolari.
Lei sembrava appena scesa da una limousine!

Entrava in aula come se camminasse su un tappeto rosso in qualche serata di gala, fresca e profumata come se fosse appena uscita da un centro estetico.
Eppure l'avevo vista prendere l'autobus che passava davanti alla stazione, affollatissimo. Ma le persone si scostavano automaticamente al suo passaggio, le facevano spazio, come se fosse una creatura sovrumana.
C'era qualcosa di magico in lei, qualcosa che le permetteva di apparire praticamente perfetta sotto ogni punto di vista. Eppure, nello stesso tempo, era come se soltanto io notassi questa perfezione, mentre gli altri si limitavano a farsi da parte, come sudditi muti di una divinità capricciosa.



Com'era possibile che nessun altro studente si fosse fatto avanti per parlare con lei, per cercare di conoscerla? Perché avevano preferito la compagnia di altre compagne di studi che apparivano molto più banali o scialbe rispetto a Virginia?
E poi c'era sempre la questione del cognome, che pareva uscire da un romanzo.
Ogni tanto mi passava per la testa l'idea assurda che lei fosse una mia allucinazione, in cui proiettavo qualcosa che faceva parte del mio inconscio.
Poi però mi rendevo conto che erano pensieri assurdi e che semplicemente lei era molto riservata ed io ero particolarmente sensibile al suo fascino, mentre agli altri lei poteva risultare meno interessante, per quanto ciò potesse sembrarmi strano.
Era una situazione quasi stilnovistica, in cui la figura femminile appariva come un angelo disceso "da cielo in terra a miracol mostrare".
Ma erano passati ottocento anni dallo Stilnovo! E naturalmente io non ero Dante e lei non era Beatrice!
Insomma, Virginia poteva anche sembrarmi la perfezione personificata, ma prima o poi i suoi difetti sarebbero emersi.
Del resto ero convinto che l'unico modo di togliersi una donna dalla testa fosse conoscerla bene. Ed era questo che mi riproponevo di fare.









Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

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