sabato 24 maggio 2014

Leggero, ma non troppo: l'abito da uomo in estate



Come sapete io sono un fanatico del vestito a giacca anche d'estate: lo so, ci vuole una punta di masochismo, ma sono fatto così. Comunque esistono varie strategie per riuscire ad essere impeccabili anche d'estate senza necessariamente patire il caldo. Vediamo come...


SPEZZATO INFORMALE
È la divisa per eccellenza di chi pur vestendo chic lo fa ostentando una disinvoltura nonchalante, di chi osa abbinare due capi volutamente differenti, sicuro di riuscire nell’impresa. La regola d’oro, dunque, pare sia di spezzare in modo molto sicuro: differenziare in modo marcato sia i tessuti, sia l’abbinamento cromatico, senza lasciarsi tentare da richiami “rassicuranti” tra giacca e pantalone, da pendant troppo evidentemente studiati, dunque artificiosi.Il messaggio celato tra le righe è una mescolanza fatta di malinconica affezione a capi comodi e di qualità, difficili da eliminare dal proprio guardaroba, unita a estro e sicurezza nell’abbinamento originale dei capi. Per appuntamenti formali da giorno si può scegliere tra colori chiari come quelli dei pantaloni brith chino di J Brand, dal taglio classico in cotone con battitacco a vista, che si abbinano armoniosamente a una palette modulata nei toni sabbia, kaki e verde spento, come nella polo proposta da Lacoste. Gli accessori vanno scelti nella medesima famiglia di colori, dalla cintura sportiva tipo Hermès, orlata di color verde oliva, alla scarpa, bicolor, con doppia fibbia in camoscio e nabuk che unisce il deciso testa di moro al pallido avorio, come nella stringata proposta da Santoni.
Il peso super leggero delle lane non toglie comunque al cotone il primato tra i tessuti estivi, anche nel mix con seta e lino. L’importante è che la trama non sia stretta e compatta ma quanto più possibile porosa, per consentire la traspirazione. Meglio quindi evitare il twill, l’oxford e il panno, privilegiando invece ilmadras, caratterizzato dalla tessitura a quadri colorati, il popeline (per le camicie), i cotoni garzati. Un discorso a parte merita il seersucker, quella classica tela a righine, prevalentemente bianche e blu, che appare stropicciata ed è composta da una miscela di cotone e seta (oggi spesso sostituita da filati sintetici, come il poliestere). Una volta pronto, il tessuto viene lavato e all’asciugatura il cotone si accorcia, mentre la seta no. Da qui la confortevole increspatura che, non posandosi del tutto sulla pelle, le permette di respirare. Le giacche in seersucker si collegano in genere allo stile dei preppy americani che frequentano istituti della Ivy League, ma risultano perfette anche durante una vacanza negli Hamptons o alle Bermuda: un po’ meno nella City londinese, ma l’eccentricità inglese consente questo ed altro.
GRIGIO FORMALE
La “mezza tinta” per eccellenza, il grigio, che sembra permettere infinite varietà di sfumature, non a caso si presta a una scelta molto ampia di definizioni linguistiche, dal fumo di Londra all’antracite, al perla, solo per citare alcune nuance famose del lungo elenco. Il codice cromatico, anche nell’abbigliamento, va sempre regolato in base ad alcune convenzioni in uso, non solo affidandosi all’estro personale; il grigio oggi, per esempio, è associato al concetto di “moderatamente colorato”, quindi sinonimo di ricchezza e, ça va sans dire, sobrietà. Scelta ideale per occasioni business, di giorno o di sera basterà giocare sulle sfumature e sugli accessori per rendere l’insieme più o meno formale. Una camicia bianca classica come quella di Ermenegildo Zegna, indossata con una cravatta in seta regimental – classico accessorio di derivazione anglosassone, a righe oblique, immancabile nelle divise formali – come quella bicolore proposta da Hackett London, bastano per sostenere un abito formale scelto tra grigi desaturati. Un occhiale da sole, ovviamente solo per il giorno, dalla montatura solida e decisa con angoli accentuati come quella di Giorgio Armani, completa l’ensemble insieme alla raffinatissima stringata in vitello e bufalo intrecciato con fondo in cuoio proposta da Alberto Guardiani.
Quando invece il clima non è ancora troppo caldo, oppure non lo è più, cioè nella mezza stagione che il luogo comune ha fatto morire prematuramente, è il momento del Solaro, un gabardine dal marchio registrato come Original Solaro Made in England e prodotto quasi esclusivamente dallaSmith & Co Woollens. Il colore è beige spigato, con il rovescio rosso-mattone, e l’origine è militare: nacque, secondo alcune fonti, agli inizi del ‘900 ai Tropici, dove i soldati inglesi usavano la parte rossa per foderare i caschi mentre quella beige per difendersi dalle radiazioni solari (soprattutto dai raggi ultravioletti), causa primaria di alcune malattie tropicali. In epoca recente è amato da pochissimi intenditori, tra i quali Matteo Marzotto. Il colore è una questione delicata, che dovrebbe tener sempre conto della carnagione, oltre che della stagione: l’incarnato molto chiaro di un uomo biondo o rossiccio non starà benissimo con l’arancione o il giallo, perfetti invece sulla pelle abbronzata (vedi Jep Gambardella), mentre il bianco potrebbe addirittura valorizzare il candore del viso come accadeva a Robert de Saint-Loup, il giovane marchese citato come modello di eleganza nella Recherche di Proust: «Un giovine dagli occhi penetranti e la cui pelle era bionda e i capelli così dorati come se avessero assorbito tutti i raggi del sole. Vestito d’una stoffa morbida e biancastra, come non avrei mai creduto che un uomo osasse portare».
BLU ELEGANTE
Definito dallo storico e antropologo, Michel Pastoureau, come il colore “più giudizioso di tutti”, il blu è indubbiamente il colore preferito nei paesi occidentali, proprio per la sua capacità di raccogliere consensi da ogni parte, senza dividere le folle. Colore docile e misurato, non è mai sbagliato in occasioni formali soprattutto se si tratta di tessuti leggeri, come nel look proposto da Carlo Pignatelli. Di giorno ma anche all’imbrunire, una camicia bianca in popeline come quella proposta da Hugo Boss, indossata sotto un abito blu, trasmetterà sempre la sensazione di freschezza e sicurezza. La giacca può essere blu fermo o leggermente lavorato, a seconda del tessuto, a trama o a piccoli scacchi optical, come quella a due bottoni di Luigi Bianchi Mantova, mentre l’abbinamento con cravatta e gilet va scelto in accordo con l’ufficialità delle occasioni. Talvolta potrebbe bastare una pochette bianca o blu a pois bianchi come quella di Pal Zileri a garantire l’etichetta. Per mantenere accesa la dialettica o il contrappunto tra formale e informale, si può scegliere un mocassino sfoderato con fascetta in vitello, delavato a mano, con suola in cuoio come quello di F.lli Rossetti.
Nessuna restrizione invece, a patto che la corporatura non oltrepassi la media, per le tonalità dal beige all’écru, che d’estate sono le grandi favorite, così come per la gamma dall’azzurro al blu, meglio se più chiaro rispetto al regular blue del completo invernale o del classico blazer. Come sempre il taglio fa la differenza, perché una vestibilità troppo ampia, per quanto confortevole d’estate, potrebbe risultare sciatta: un errore che non commetterebbe un gentleman come Simon Baker, esemplare quando sfila la tuta da surf e indossa il beige suit, oppure il giovane direttore d’orchestra Daniel Harding, sempre attentissimo ai dettagli, quando toglie il frac professionale. Un manuale degli anni ’30 non avrebbe permesso il marrone o il verde d’estate, ma oggi la freschezza dei tessuti consente licenze anche più audaci: un bel testa di moro in fresco di lana sarà perfetto anche a luglio inoltrato, se indossato con gli accessori giusti.
MARRONE URBAN
Unisci il nero all’arancione e otterrai il marrone. Colore presente in natura, la mezza tinta dalle svariate sfumature, dal nocciola al testa di moro, può assumere significati differenti a seconda degli accostamenti e permettere un look elegantissimo, quanto a volte stilisticamente poco efficace.Pur combinando un outfit improntato agli “umili” colori della terra, si può ottenere un completo perfetto per occasioni “urbane”, quando ci si può permettere di vestire colorazioni che esulano dalla palette istituzionale dei grigi e dei neri. Un raffinato abito destrutturato due bottoni in shantung nei toni scuri del moka come quello diCorneliani, si completa con camicia bianca e cravatta in seta a righe sottile o a fitte fantasie come nelle proposte in seta diSalvatore Ferragamo nei toni del verde, e come nel look di Daks. Ci si stacca invece volutamente dalle nuance dell’abito con la stringata marrone chiaro, da portare esclusivamente nei mesi estivi, a patto che sia impeccabile come quella di Church’s, mentre con la cintura si opta per un modello semplice, color testa di moro con fibbia argento, come quella diMassimo Dutti.
Via libera anche ai quadri nelle giacche, per chi se la sente, magari con il tocco dandy di una pochette o di un fiore all’occhiello. Anzi, le tendenze di stagione sembrano virare decisamente verso il check e il jacquard, con fantasie micro e macro prevalentemente black & white, come suggerisce Giorgio Armani. Di contro, ecco le righe larghe di CanaliViktor & RolfHackett London, declinate in blu e rosso come da tradizione della boating jacket. Prada punta sul doppiopetto indigo, che stinge leggermente col tempo come i jeans, mentre Alexander McQueenJil Sander mandano in passerella jacquard di seta con pattern floreali, molto scenografici ma poco urbani. Al di là delle varianti cromatiche, comunque, la parola d’ordine della primavera-estate 2014 sembra essere soft tailoring, cioè una formalità leggermente destrutturata, che non arriva alla larghezza rettangolare della sack jacket americana anni ’50 ma nemmeno alle sciancrature attillate di Savile Row, privilegiando piuttosto le linee confortevoli, senza imbottiture sulle spalle, sperimentate dalla sartoria Attolini negli anni ’30 e poi diventate un trend negli anni ’80 di Giorgio Armani. Le complicazioni della vita quotidiana sono oggi tali da rendere totalmente inattuali gli imperativi di una moda dedicata all’apparenza, che non si curi della vestibilità e del comfort, anche per i più attenti all’aggiornamento degli stili. Ne La Grande Bellezza Jep Gambardella si accorge a 65 anni di «non potere più perdere tempo in cose che non mi va di fare», ma in molti se ne rendono conto anche prima.


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