lunedì 30 giugno 2014

Giardini preraffaelliti 2



Flora e lo Zefiro, John William Watherouse, 1898, olio su tela, 114,2 x 73,6 cm, collezione privata.


Waterhouse prende spunto per il soggetto dai “Fasti” di Ovidio, che indaga la mitologia e rivisita le leggende storiche di Roma, associate a specifici periodi dell’anno. Nei versi 195-375 del capitolo V, è Flora stessa a parlare, raccontando del suo rapimento e del matrimonio con Zefiro , dio del vento. La dea romana delle piante e dei fiori (poi identificata con la “primavera”) è in origine una ninfa chiamata Clori, e quando Zefiro, fratello di Borea la vede, se ne innamora e decide di rapirla per farla diventare sua moglie, e come dimostrazione d’amore le concede di regnare sui fiori dei giardini e dei campi. Waterhouse rappresenta il momento in cui il dio vede per la prima volta la ninfa e se ne innamora perdutamente; la giovane sta raccogliendo fiori di campo con le sue ancelle e i bambini. Zefiro, seguito dai compagni alati, vola verso la ninfa e la circonda con una ghirlanda di fiori bianchi. Il dipinto viene esposto alla Royal Accademy e ottiene un grande successo. In particolare colpisce la luminosità eccezionale e lo splendore delle figure sognanti, prima fra tutti la ninfa; come per la figura di Hylas, dipinta l’anno precedente, Flora affronta il suo destino incerto con un misto di allarme ed eccitazione, in una forte tensione psicologica ed esaltazione frenetica che raramente riuscirà ancora a raggiungere.

 Il risveglio di Adone, John William Waterhouse, 1900ca, olio su tela, 95,9 x 188 cm, Londra, collezione privata The Maas Gallery.



Nella mitologia greca, Adone è un giovane di straordinaria bellezza, il favorito della dea Afrodite. Essa, affascinata da lui, mette Adone neonato in una cassa e lo consegna alle cure di Persefone, la regina degli inferi, che in seguito si rifiuterà di rinunciare a lui. Afrodite allora lancia un appello a Zeus, re degli dei, che decide che Adone dovrà trascorrere un terzo dell'anno con Persefone, un terzo con Afrodite e il terzo a sua scelta. Adone diventa un appassionato cacciatore, e viene ucciso da un cinghiale inviato da Apollo, amante geloso, durante la caccia. Dal sangue del giovane morente crescono gli anemoni e da quello della dea, ferita tra i rovi mentre era corsa a soccorrerlo, le rose rosse. Zeus commosso per il dolore di Afrodite concesse ad Adone di rivivere ed ella lo risveglia con un bacio.


 Mia dolce rosa, John William Waterhouse, 1908, olio su tela, 91,4 x 61 cm, collezione privata.


A differenza della maggior parte delle opere di Waterhouse, “Mia dolce rosa” non è tratto da un racconto mitologico o medievale ma ispirato ad una poesia di Tennyson, intitolata “Vieni in giardino, Maud”.
Il tema è però uno dei suoi preferiti, ossia l’amore perduto o non corrisposto. Waterhouse è interessato alla donna della società vittoriana, che per la prima volta riesce ad essere attiva e ad acquistare diritti politici; nonostante le sue donne siano sempre imprigionate o intrappolate, appaiono sempre potenti e risolute. “Mia dolce rosa” non fa eccezione: sotto l’aspetto delicato della donna si cela la sensualità e il desiderio, suggerito dalla posizione languida contro il muro e dalla mano che lo sfiora.
 
Cogliete le rose finché potete, John William Waterhouse, 1908, olio su tela, 61,6 x 45,7 cm, collezione privata.


Il dipinto, che dimostra ancora una volta quanto Waterhouse ami i fiori, si ispira ad una famosa poesia di Robert Herrick, “Alle vergini, perché facciano buon uso del loro tempo” che ricorda alle giovani quanto sia effimera la loro bellezza:

“Cogliete le rose finché potete,
Il Vecchio Tempo ancora vola,
E lo stesso fiore che oggi sorride,
Domani sarà morto

La gloriosa lampada del cielo, il Sole,
Diviene sempre più alta,
Presto la sua corsa sarà compiuta,
Ed è prossimo a tramontare.

Quell'età che è la prima è la migliore,
Quando la giovinezza e il sangue sono più caldi;
Ma essendo trascorsa, il peggio, il peggior
Tempo già subentra al precedente.

Quindi non siate riluttanti, ma usate il vostro tempo
E finché potete, sposatevi;
Perché, avendo perduto una volta il primo,
Potreste attardarvi per sempre.”
 






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