giovedì 24 luglio 2014

Lo specchio di Galadriel











Lo specchio di Galadriel (The Mirror of Galadriel)
La Compagnia dell'Anello fa il suo ingresso nel cuore del reame elfico, a Caras Galadhon, una città di alberi immensi tra le cui fronde il popolo degli immortali ha costruito i suoi edifici (flats) e il palazzo reale della regina Galadriel e di sire Celeborn. Aragorn e i suoi compagni vengono accolti dalla benevolenza e dall' amore della dama, che è a conoscenza dei piani di Elrond e degli scopi che muovono i viaggiatori verso Mordor. Il potere della dama è nella sua capacità di leggere profondamente e inesorabilmente nel cuore dei suoi interlocutori; ed è così che ella avvince col fascino della sua bontà Gimli, riportando la pace tra elfi e nani, ma anche ferisce profondamente l'orgoglio di Boromir, costretto a confessare a sé stesso prima che a lei la brama che lo rode nei confronti dell'anello. Tuttavia l'ospitalità di Galadriel è colma di attenzione verso la fatica e il dolore dei suoi ospiti, che possono, sotto la sua protezione, riposare a lungo nella meravigliosa città immersa tra le foglie d'oro di Lothlorien.


Nella malinconia del ricordo di Gandalf i viaggiatori trascorrono quasi un mese di riposo, finché, una sera, Galadriel convoca a sé Frodo e Sam.


Ella conduce gli hobbit in una conca nel cui centro si erge una vasca che la dama si appresta a riempire con l'acqua di una cascatella che corre lì accanto. Sam e Frodo sono invitati a guardare nello specchio d'acqua della vasca: essa è come una finestra che si apre sul passato e sul futuro, ma ciò che mostra è indecifrabile. 


Entrambi gli hobbit vedono frammenti di cose che accadranno, ma di cui non comprendono appieno il significato (è così che Sam vede la futura rovina della Contea, e la morte apparente di Frodo; mentre a Frodo sembra di scorgere Gandalf lungo una strada notturna). All'ultimo, a Frodo appare l'occhio felino e infuocato di Sauron, evocato dall'anello e dal potere dello specchio. 


Egli comprende allora la durezza della lotta che Galadriel deve condurre ormai senza sosta contro il potere dell'occhio di Sauron, e in un impeto di generosa pietà offre alla regina degli elfi l'anello del potere. La tentazione dell'anello scuote il cuore di Galadriel, ma ella sa che il suo tremendo potere potrebbe corrompere anche il suo cuore e trasformarla in una terribile regina della notte. Ed è così che rifiuta l'offerta di Frodo e decide di rimanere Galadriel, e di accettare il destino di decadenza e di oblio che in un futuro ormai molto vicino colpirà tutto il suo popolo.


« I raggi della Stella si rifrangevano su un anello che brillava al dito di Galadriel, come oro lucido placcato di luce argentata; una pietra bianca sfavillava, e pareva che la Stella del Vespro si fosse posata sulla sua mano. »
(La Compagnia dell'Anello, p.452, Bompiani 2001.)

Nenya al dito di Galadriel nel film La Compagnia dell'Anello
Nenya (l'Anello d'Acqua o Anello di Diamante) è uno degli Anelli del Potere descritti da J.R.R. Tolkien nelle opere letterarie ambientate nell'universo immaginario fantasy diArda. Si tratta di uno dei tre anelli creati dagli elfi noldorin dell'Eregion. Il nome Nenya trae origine da nén che in lingua quenya significa acqua.
Nenya fu forgiato da Celebrimbor e dalla corporazione degli artigiani (Gwaith-i-Mírdain) di Eregion durante la Seconda Era, insieme agli altri due Anelli ElficiNarya e Vilya. Poiché Sauron non aveva avuto alcun ruolo nella loro creazione, i Tre Anelli non ne avevano subito l'influenza malvagia (benché legati al potere dell'Unico), di conseguenza coloro che li portavano non potevano essere assoggettati alla volontà dell'Oscuro Signore[1].
Nenya è descritto come costituito da mithril con incastonata una "pietra bianca", presumibilmente un diamante[2].
L'anello era portato da Galadriel di Lórien, e normalmente era invisibile; Nell'episodio de Lo specchio di Galadriel contenuto nel romanzo Il Signore degli AnelliFrodo è in grado di scorgere Nenya indossato al dito della dama elfica solo in quanto portatore dell'Unico Anello, mentre Samvise Gamgee, nella stessa occasione riferisce all'elfa di non averlo visto e di aver notato solo una luce brillare fra le dita[3].
« Tu hai visto il mio anello?», domandò [Galadriel], rivolgendosi a Sam. «No, Dama», rispose Sam. «A dir la verità, non capivo di che cosa parlaste. Ho visto una stella brillare attraverso il vostro dito. »
(Il Signore degli Anelli, libro II, finale del capitolo VII.)
Il potere di Nenya era quello di preservare e proteggere i luoghi abitati dagli elfi e le loro creazioni, nonché di occultarli agli occhi di Sauron. Dama Galadriel usò questi poteri per creare e preservare il reame di Lothlórien, ma accrebbero in lei anche la brama per il mare e il desiderio di fare ritorno alle Terre Immortali.
Dopo la distruzione dell'Unico Anello e la sconfitta di Sauron, il potere di Nenya diminuì o scomparve del tutto insieme a quello degli altri Anelli del Potere. Galadriel portò Nenya con sé sulla nave che dai Porti Grigi l'avrebbe condotta ad Ovest, accompagnata dai portatori degli altri due anelli. Con l'allontanamento dell'anello, anche la magia e la bellezza di Lórien sbiadirono e la regione si spopolò gradualmente, tanto che nell'anno 121 della Quarta Era, quando Arwen vi si recò per morire, era ormai abbandonato: «Galadriel era partita, e anche Celeborn se n'era andato, e tutto era silenzio.»[4].

Note

  1. ^ Vedi Anelli del Potere per un trattazione più approfondita del legame fra l'Unico e i vari anelli minori.
  2. ^ La natura della pietra non viene chiarita, tuttavia l'uso della parola inglese "adamant" - un sinonimo arcaico per diamante o, genericamente, per ogni sostanza estremamente dura - è fortemente suggestiva.
  3. ^ La traduzione italiana è concorde con molte edizioni inglesi in cui viene usata la parole "finger" (dito) al singolare che rende la frase più suggestiva poiché suggerisce che il dito dell'elfa fosse diventato in qualche modo trasparente. Ma in The Treason of Isengard (settimo volume di The History of Middle-earth), cap. 13, nota 34, Christopher Tolkien lo indica come un refuso in luogo di fingers (dita).
  4. ^ La morte di Arwen è narrata in Annali dei Re e dei Governatori, appendice A, parte 5, de Il Signore degli Anelli.




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