venerdì 8 agosto 2014

Gothian. Capitolo 44. Ellis e Masrek si reincontrano dopo 18 anni




Lo vide da lontano.
Se ne stava immobile, presso le rovine di un antico tempio, nelle vicinanze di Colonia Fluvia, il primo avamposto dei Lathear nella pianura dell'Amnis.
Era ormai notte fonda, anche se il bagliore argenteo della luna permetteva di distinguere i contorni delle cose, seppure in un alone di magia.
Per due giorni Ellis lo aveva atteso, dopo che le prime legioni imperiali avevano varcato la Sublime Porta ed erano entrate nei territori della Federazione Keltar.
Anche lui l'aveva riconosciuta e la fissava con uno sguardo attento, ma sereno.


Ellis Eclionner camminava sola, lentamente, con il cuore che batteva forte, e sentiva ardere in petto l'antica fiamma.
Agnosco veteris vestigia flammae.
I lunghi capelli nerazzurri erano raccolti dietro la nuca, tranne due riccioli ai lati del viso. 


Sguardi.
Guarda, ora sono qui per te. Vedi, non c'è più nessuna che...
Nessun'altra donna. Nessun familiare che si opponesse ancora al loro amore.
Gli occhi di lei non poterono fare a meno di velarsi, ma anche in quella condizione di esule, manteneva un aspetto regale. 
Masrek la contemplava in silenzio: c’era curiosità in quello sguardo, forse anche un po' di sorpresa.
Cosa si aspettava di vedere? Un fantasma? Un demone? O semplicemente una donna invecchiata in solitudine?
Dai begli occhi scendeva, dolce nella memoria, e silenzioso, un pianto di gioia sulle sue palpebre. 
Voleva parlare, ma non ci riusciva.
Cosa sto aspettando? Forse un abbraccio che non arriverà?
Mentre Ellis si chiedeva questo, Masrek le fece cenno di fermarsi, e parlò con calma, cercando di non lasciarsi turbare dalle emozioni: 
«Avevano detto che eri cambiata. Ti descrivevano come una sovrana terribile, ascesa al potere col delitto, la spietata "vedova nera".
E invece sei ancora come ti ricordavo:  hai lo stesso sguardo di fanciulla di diciotto anni fa, quando il tuo volto era lo specchio dei miei sogni. 


Ellis, dove sono finiti tutti questi sogni? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento sui prati. I nostri giorni sono tramontati a ovest, al di là del mare, nel nulla...»
Lei avrebbe voluto parlare, ma vide che lui non aveva ancora concluso il suo discorso. E infatti egli riprese:
«Ma non serve a nulla fare l'inventario delle cose perdute, per poi soffocare l'urlo dei rimpianti nell'illusione di un presente uguale a ciò che eravamo, a come eravamo...
Sarebbe stato facile trovare una giustificazione per la mia fuga, se avessi potuto leggere anche solo un'ombra di rancore nei tuoi occhi: avrei potuto rispondere con altrettanto rancore!
E invece ora mi fa disperare il pensiero di te, che piangi mentre mi guardi, fragile come ramo spezzato, e il pensiero di me che non so dirti di pià, se non che questa non è stata certo la vita che sognavo per noi. Ma forse ora è tardi...»
La sua voce si incrinò.
«No! Non è tardi! » esclamò Ellis «la nostra storia non è finita! Non è mai finita, non finirà mai...»
Cercò di fare un passo verso Masrek.
«Ellis!» la fermò subito lui «devi sapere che c'è stata un'altra donna...»
Lei scrollò le spalle, come se la cosa non avesse la minima importanza.
C'è stata... quindi non c'è più... 
Accennò un timido sorriso.
Masrek lo ricambiò e riprese a parlare:
«Dopo di lei, ho vissuto da eremita. Ho passato le mie giornate come sabbia nel deserto. Come ruggine di vento. C'era meno aridità nelle rocce che nel mio cuore. Non mi danno pace né pietà le voci dei rimpianti e pentimenti…»
Ellis agitò le mani come per dire che tutto questo ormai apparteneva al passato.
Lui allora, con un filo di voce, disse:
«Io ho sposato quella donna, e ho avuto un figlio da lei...»
Ellis sapeva già tutto.
Bial gliel'aveva fatto capire, e poi padre Mollander e lady Marigold di Gothian avevano confermato.
«Credevi che non lo sapessi? Pensavi che avrei potuto fare del male a lei o a vostro figlio?»
«Lilieth Vorkidian è tua nemica anche nel gioco del Trono»
Ellis sospirò.
«Tu sei il padre di Marvin Vorkidian, vero? Il giovane che Mollander voleva mettere sul Trono del Sole al posto di nostro figlio Elner. Ma sai una cosa? Non me ne importa niente! Se Marvin vuole il Trono, vada pure a prenderselo! Elner ha fatto già la sua scelta: ha voluto Marigold di Gothian al suo fianco e ha esiliato me. Ora che le memorie di Arexatan hanno preso il sopravvento su di lui, non è più mio figlio... nostro figlio... nostro figlio è morto!»
In quel momento iniziò a piovere.
Anche gli Dei partecipano al mio dramma!
La pioggia scendeva su di lei come un pianto universale.
Perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla? Tornava una rondine al tetto, l'uccisero, cadde tra spini...


Lui fece per parlare ma lei lo fermò.
«Ascoltami, Masrek: tu sei l'unica persona che conta! Quando te ne andasti, io ti dissi: "Perdonami, ma io non ti perdonerò". Non era vero. Io ti avevo già perdonato. Eri la vita per me. Era già scritta male in me. Inevitabilmente...»
Lui scosse il capo:
«No, ero io ad essere nato sbagliato. Soldato scelto nella guerra perdente. E le cattive compagnie non sono una scusante»
Lei  alzò l'indice della mano destra:
«Lasciami finire… io ho sulla coscienza delitti inenarrabili... ho creato le premesse per la guerra che sta per sconvolgere il continente... ci sono quindici legioni al mio seguito, sono assetate di sangue...»
Si guardarono di nuovo negli occhi, con la consapevolezza che la difficoltà estrema di quel momento andava ben oltre le loro tragedie personali.
«Ellis, dimmi che possiamo ancora impedire questo bagno di sangue!»


Lei scosse la testa: 
«Guardami ora e dimmi cosa vedi! Anzi, no, te lo dico io: un'esule sconfitta! Ecco cosa sono! Non posso più dare ordini, Masrek... io non conto più niente!»
Lui rimase assorto, e poi rispose:
«Se anche le legioni non dovessero obbedire a te, obbediranno a nostro padre. Lui ormai ha un solo obiettivo: fermare il Conte di Gothian, prima che le sue orde di mostri dilaghino sul nostro impero»
Ellis mostrò un'espressione delusa:
 «E' per questo che sei qui, alloraPer le legioni? E' nostro padre che ti manda...»
La voce di Ellis era più triste che arrabbiata.
Masrek dovette annuire: 
«Sono qui anche per questo, ma non solo per questo! Ho bisogno di te... di te come persona, mi capisci? Tu sei l'altra parte di me. Noi siamo la medesima cosa in due corpi diversi. Solo insieme possiamo sentirci completi»
Lei fissò la pioggia.
«E’ freddo» commentò distratta.
Lui allora le si avvicinò.
I loro occhi si incontrarono di nuovo. 
I loro corpi si avvicinarono ancora.
E finalmente si abbracciarono.
Masrek la stringeva forte, con la stessa passione di tanti anni prima.
Mi desidera ancora...
Per un attimo ad entrambi tornò in mente l'ultima volta in cui avevano riso insieme.
Era stato il famoso giorno della passeggiata ai margini del deserto, a sud di Lathena.


Il giorno del loro primo bacio, e del loro amore proibito.


Quel ricordo li rasserenò.
Lui assunse un tono scherzoso: «Com’è possibile che tu non ti sia più innamorata di altri uomini? Non è normale…»
Ellis rise:
 «Ah! Normale! Noi siamo gli Eclionner! Cosa ci può essere di normale nella vita di un Eclionner?»
Anche Masrek rise:
«Hai ragione. Hai sempre avuto ragione»
 







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