sabato 8 febbraio 2014

Elegantissimo "total black" di Adriana Lima



Non è una meraviglia questo outfit? Dico a prescindere dall'indossatrice! ;-)

La crisi dell'Unione Monetaria Europea

La notizia più importante del 2013 europeo è che la moneta unica è ancora viva, malgrado le crisi dei Piigs e quella di Cipro.

Nella mappa qui sopra vediamo, tra le altre cose, il "rating", cioè il giudizio di affidabilità del debito pubblico dei singoli paesi europei.

Nel 2013 Angela Merkel è stata confermata cancelliera di Germania dopo aver vinto le elezioni politiche. Il suo terzo mandato, in coalizione con i socialisti della Spd, parte da un dato di fatto: Berlino è l’egemone (riluttante) dell’Europa.

Insistere sulle politiche di austerità a discapito della crescita ha favorito i movimenti contro la moneta unica.Se ne parla approfonditamente in “Per salvare l’Europa aboliamo l’euro“, di Fabrizio Maronta.

L’Italia avrebbe potuto allearsi con Francia, Spagna e Portogallo e creare un fronte anti-austerità per opporsi alle politiche volute dalla Germania. Il tasto rosso della carta sarebbe stata la minaccia di Roma di tornare alla lira.

Il tasto rosso sarebbe la minaccia dell'Italia di uscire dalla zona euro.

Il 2013 è stato l’anno dell’euroscetticismo. Mai come in questo frangente storico l’europeismo è al palo, mentre la disaffezione verso Bruxelles è ai massimi storici. Si tratta insomma di scegliere: rilanciare il progetto unitario continentale o regredire verso le realtà nazionali.

Tasso di disoccupazione nelle varie regioni italiane

In Italia, la disoccupazione ha toccato nel 2013 il suo massimo storico, esacerbando differenze regionali mai tanto marcate e scavando un solco sempre più profondo anche in termini di pil fra regioni del settentrione e del meridione.La carta è tratta da Limes 4/13, “L’Italia di nessuno“.

Io, pur abitando in Emilia-Romagna, vedo moltissima disoccupazione anche qui...

La miglior vendetta è la felicita



Grande Alda Merini!

La "map of freedom": paesi liberi, semiliberi e non liberi



Sostanzialmente il grado di libertà degli stati del mondo è associabile alla loro appartenenza o meno alla civiltà occidentale.