lunedì 17 marzo 2014

Quali sono i rischi dell'uscita dall'Euro in termini di inflazione, debito e speculazione?




Le elezioni europee si avvicinano e alcuni partiti hanno apertamente proposto l'uscita dell'Italia dall'Eurozona. Questi partiti o movimenti sono: la Lista Tsipras (che comprende SEL, IDV, RC e altri partiti della sinistra radicale), il Movimento 5 Stelle, la Lega Nord, Fratelli d'Italia e altre formazioni della destra identitaria. La permanenza dell'Italia nell'Euro è invece sostenuta da PD, Forza Italia, NCD, UDC e SC.
L'esito delle elezioni europee del 25 maggio sarà dunque una sorta di referendum pro o contro l'Euro. I sondaggi per ora indicano esiti che si aggirano su queste cifre:

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Ma si può uscire davvero dall’euro? E' tecnicamente possibile? Quali sarebbero le conseguenze e i rischi?
 Dal dopoguerra a oggi, sono stati contati almeno settanta casi, dal Bangladesh alla Cecoslovacchia, in cui c’è stata la dissoluzione di un’Unione monetaria o in cui le monete nazionali sono state cambiate con operazioni lampo, ad esempio il Brasile – una federazione di ventisei Stati con 200 milioni di abitanti -, che il 1° luglio 1994 sostituì il vecchio cruzeiro con il real. 

 

Sì, però ci sarà la svalutazione, cioè la nuova lira, in rapporto con le altre valute, perderebbe valore. Quali sarebbero le conseguenze della svalutazione? Guardando la storia dagli anni Novanta a oggi si possono riscontrare alcuni dati. Nella maggior parte dei casi, nei trentasei mesi successivi alla svalutazione, il prodotto interno lordo del Paese in questione è cresciuto a causa dell'aumento delle esportazioni: del 6 per cento in Messico (1994), addirittura del 17 per cento in Argentina (2001), del 2 per cento in Cile e dell’1 per cento in Italia nel 1992, quando uscì per alcuni anni dal Sistema Monetario Europeo. 
Aosta, milionario a sua insaputa
Eredità scoperta grazie al fisco

La grande paura è l’iperinflazioneSe si svaluta, salgono i prezzi delle importazioni e questo provoca un aumento dei prezzi dei prodotti finiti e quindi una diminuzione del valore dei redditi e dei patrimoni espressi in valuta. Anche su questo punto si dipingono scenari apocalittici: «con una svalutazione del 50 per cento, i nostri stipendi varranno immediatamente la metà». Il  professor Bagnai la pensa diversamente:
a) la svalutazione, secondo i principali studiosi, non sarà del 50 per cento ma oscillerà tra il 10 e il 20 per cento;
b) l’inflazione sarà inferiore perché, come è noto, non tutta la svalutazione si trasforma in inflazione: stando ai medesimi studiosi dovrebbe aggirarsi fra il 3,5 e il 7 per cento in più dell’attuale, dunque fra il 5,5 e il 9 per cento.

 

Ci sono molti modi per contenere l’inflazione, in effetti, anche di fronte a una svalutazione molto forte. Alcuni sono naturali: laddove è possibile, per esempio, si può aumentare la domanda di beni interni, che al contrario di quelli stranieri non costeranno di più nemmeno dopo la svalutazione. Nel dicembre 2013 la Coldiretti ha bloccato le frontiere denunciando la forte importazione di prodotti alimentari dall’estero: se anziché consumare latte polacco, patate tedesche, salumi olandesi e formaggi di Baviera comprassimo prodotti locali non sarebbe meglio?
 

 Ma ci sono alcuni beni, come l’energia per i quali dipendiamo totalmente dall’estero. Per quella via un po’ di inflazione ce la porteremmo sicuramente in casa. 
Ma lo Stato potrebbe intervenire tagliando le accise, per esempio, o tagliando l’Iva e andando così a compensare gli aumenti di prezzi, almeno nei settori strategici. L’esperienza del passato ci conforta: nel 1992, con una svalutazione del 20 per cento, l’inflazione restò sotto il 5 per cento. 

 L’altra obiezione è che alla lira non si può ritornare perché andremmo immediatamente in default: la nostra moneta, infatti, verrebbe svalutata mentre il debito pubblico resterebbe espresso in euro, facendo così saltare il banco

Minori problemi ci sarebbero, naturalmente, sul fronte dei debiti interni. I mutui verranno riconvertiti in lire, come gli stipendi: se il cambio sarà di 1 a 1, come suggerisce ancora Bagnai, chi prendeva 1500 euro prenderà 1500 lire, e chi pagava 500 euro di mutuo pagherà 500 lire. Non cambierà nulla, o quasi, a parte i rialzi (quelli sì, inevitabili) dei mutui a tasso variabile. Ma non è vero che gli stipendi passeranno in lire e i mutui resteranno in euro. Sarà tutto riconvertito nella nuova valuta, a parte, ovviamente, i debiti accesi all’estero. Quello è sicuramente un problema per i conti pubblici. E per le banche, che comunque lo potrebbero sopportare accadde dopo la svalutazione del 1992.


Di sicuro, se si cominciasse ad annunciare l’uscita dall’euro con mesi di anticipo, l’ondata di panico si impadronirebbe dei piccoli risparmiatori
Ma il rischio più grande sarebbe un altro e cioè la vendetta dell'Eurozona, attuata tramite manovre speculative, da parte delle grandi banche d'affari, oltre che dalla Bce, tali da affossare i mercati finanziari italiani e far crollare il valore delle azioni e delle obbligazioni, come punizione esemplare nel caso ad altri paesi dovesse venire l'idea di uscire dalla moneta unica.



Come sarebbero i personaggi Disney senza la barba

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I personaggi Disney hanno una barba molto distintiva. Ma cosa succede se gliela si toglie? Perdono completamente il loro carattere! Guardate voi stessi;)

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Da  http://misscrafty.altervista.org/come-sarebbero-i-personaggi-disney-senza-la-barba/

Il gatto quotidiano



Ecco alcune buffe foto di gatti, per una delle rubriche preferite di questo blog.

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 2. Giulia e Virginia.




Ferrara, marzo 2001

Era stato un inverno mite, tutto sommato, ma non abbastanza da farle sentire il disagio che l'accompagnava ad ogni cambio di stagione.
La primavera stava per tornare, ma Giulia non ne traeva alcun beneficio, per quanto le piacessero i fiori e tutto il resto.
Si fece aria con la posta appena ritirata, mentre rientrava a passi lenti nell’atrio dell'anonimo condominio dove abitava ormai da molti anni.
Nell’attesa dell’ascensore, non poté fare a meno di chiedersi dove fosse stato suo figlio la notte prima.
Era tornato come al solito che era già mattina, con i postumi evidenti di una sbornia.
 Almeno si fosse degnato di ritirare tutta questa posta! E questo assurdo mazzo di fiori senza neanche un biglietto! Come se bastasse questo per farsi perdonare una vita intera di follie...
Al pianerottolo notò che i vasi delle piante sembravano secchi…doveva ricordarsi di innaffiarli, anche se ormai non le importava più nulla di nulla.
Rientrare in casa, comunque, era un sollievo, come se fosse stata fuori un’eternità.
E’ incredibile come invecchiando si diventi estranei al mondo. Eccomi qui... io e il mio rifugio, e tutto il resto è frontiera…



Nella penombra della cucina, a persiane socchiuse, buttò la posta sul tavolo, dopo aver spazzato via con un gesto stizzoso le briciole del pasto consumato dal figlio prima di mettersi a letto, mise il mazzo di fiori in un vaso e finalmente poté lasciarsi sprofondare nella sua poltrona preferita.
Meritato riposo!
Inforcati gli occhiali, aggrottò le sopracciglia, nel rivolgere l’attenzione alle buste e ai depliants.
Reclame di supermercati, pizzerie, palestre, corsi di nuoto, buoni sconto fasulli, vincite di improbabili vacanze ai Caraibi divennero nelle sue mani ossute un cartoccio che prese maldestramente la direzione del cestino, mancandolo per poco. In compenso colpì senza volerlo il gatto che si aggirava da quelle parti attirato dagli aromi residui della colazione.
L’anziana (ma poi non così anziana! Ho appena compiuto 65 anni!) si avventurò poi con animo più timoroso nell’esame di alcune minacciose buste bianche con scritte azzurrine o verdemare e vi riconobbe sigle tristemente note: “Agenzia per le entrate – Ministero delle Finanze” , “Telecom”,  “Consorzio di bonifica”, “Geom. De Marchi – Studio Amministrazione di Condominio” …
Il suo sospiro risuonò vigorosamente, tanto da stupire il felino domestico, che mise indietro le orecchie.
Questa volta non ce la facciamo ad arrivare alla fine del mese…
C’era però una busta diversa, che si imponeva tra le altre per un non so che di ufficiale, di pomposo…pareva quasi una partecipazione di matrimonio o un invito al gran ballo delle debuttanti…ricordi di altri tempi…(arcana felicità fingendo al viver mio).
L’indirizzo era scritto a mano, in una calligrafia all’antica, tutta svolazzi e ghirigori, ma con qualche esitazione, qualche tremolio, come se l’avesse vergata una mano debole, malferma.
“Gent.ma Signora Giulia Federici Ved. Bruni, Via dei Martiri 17, Ferrara”.
L'indirizzo era corretto.
Fin troppo... via dei Martiri... mai nome fu più azzeccato... e per giunta al numero diciassette!
Era comunque incuriosita, perché forse quella lettera era collegata al mazzo di fiori.
Ma certo! Questa lettera era insieme ai fiori!



Chi si prende più la briga di  mandare fiori e scrivere una lettera a mano a una signora della mia età? Forse qualcuno che si ricorda ancora che in un tempo remoto ero una donna piacente ed ho persino frequentato quella che si faceva chiamare la "creme"... l'elite... l'alta società...
Il solo pensiero le provocava un senso di disgusto.
Guardò di nuovo l'indirizzo, perché aveva colto in esso una nota stonata.
Le pareva di riconoscere la grafia: le suscitava un ricordo antico, rimosso, perduto nella nebbia.
La curiosità prevalse comunque sul timore.
Afferrò il tagliacarte d’argento, quello buono, che avevano regalato al suo defunto marito quando era andato in pensione…anche se poi non se l'era potuto godere per molto, pace all'anima sua.
Recisa con un gesto secco e quasi rabbioso la busta, ne estrasse un foglio giallognolo zigrinato che pareva carta da parati.
Era piegato e sigillato con ceralacca rossa, come si usava una volta.
Un sigillo? Ma chi li usa più... 
Fu allora che il ricordo rimosso tornò inesorabilmente a galla.
Oh mio Dio! 
Distolse lo sguardo come se avesse visto qualcosa di orribile, e per un po' i suoi occhi fissarono il vuoto, e tutta la sua vita parve contrarsi e galleggiare in un limbo da cui non avrebbe voluto riscuotersi.



Ma non si poteva fuggire in eterno dal proprio passato.
Sapeva che prima o poi il passato si sarebbe ricordato di lei.
Inutile girarci attorno: aveva riconosciuto il marchio del sigillo, un simbolo che aveva amato intensamente, e poi odiato ancora di più: lo stemma dei conti Ozzani di Fossalta.
Le mancò il respiro e le si serrò lo stomaco.
E' lei... è Virginia...
In un tempo molto, molto lontano, quella donna era stata parte della sua vita.
Prima che succedesse tutto il male... prima che tutto andasse a rotoli...
Sospirò.
Guardò la lettera di sbieco, con un misto di paura e di rabbia e, facendo appello alle poche forze residue, si costrinse a leggere qualcosa che sicuramente avrebbe sconvolto quella parvenza di equilibrio che era riuscita, nonostante tutto, a ricostruirsi nell'arco dei decenni.

Mia carissima Giulia, 

sono passati tanti anni dall’ultima volta che ci siamo viste, ma posso immaginare che per te, come per me, non sia stato possibile dimenticare il legame che ci ha unite quando eravamo giovani e tutto ciò che avvenne all’epoca dei fatti che hanno segnato i nostri destini. 
Ammetto fin d’ora, completamente, le mie colpe, per come sono andate a finire le cose.
Colpe per le quali provo rimorso e vergogna, e so di non meritare il tuo perdono, ma ti prego, anzi, ti supplico di leggere fino in fondo questo mio importantissimo messaggio
Giulia rimase per qualche istante incerta, col cuore che le pulsava veloce.
Virginia, perché vuoi tornare a tormentarmi?



 Si fece forza:
Spero che il tempo sia riuscito a rimarginare almeno in parte le ferite del passato, ma se così non fosse, questa potrebbe essere l’ultima occasione che ci è concessa per chiarire tutto ciò che è rimasto per troppo tempo in sospeso. Tu penserai che sia tardi per rimediare agli errori miei e della mia famiglia, ma le circostanze sono molto cambiate, per tutti. Se c’è anche una sola possibilità che quegli antichi torti possano essere riparati, questo va fatto ora, perché sono malata, gravemente malata…
Giulia corrugò le sopracciglia.
…e mi resta ormai poco tempo per fare tutto ciò che posso e che devo, per risarcire il danno causato a te e alla tua famiglia.
Le mie decisioni e il mio comportamento di allora furono gravi, ed io non ho scuse. Certo non posso restituirti la vita che avresti potuto avere con Alessio…»



Un profondo sospiro di Giulia irritò nuovamente il gatto, che questa volta si limitò a muovere all’indietro una sola orecchia.
«… e questo dolore mi tormenta più della mia malattia, ma ci sono alcune cose della massima importanza che devi sapere. Anche se non ci crederai, io non ho mai smesso di provare per te lo stesso affetto che nacque quando ci conoscemmo sui banchi del ginnasio, e per quanto possa sembrare assurdo, è stato anche per questo che ho fatto ciò che non mai avrei dovuto fare



Giulia provò un senso di nausea che la costrinse a sospendere per alcuni minuti la lettura, mentre cercava invano di scacciare l'ombra di un sospetto che l'aveva tormentata per tutta la vita.
Certe cose non andavano dette! Era meglio tacere, meglio far finta di non aver capito.
Perché Virginia voleva riesumare qualcosa che avrebbe dovuto rimanere sepolto per sempre?
Ma poiché chi semina vento raccoglie tempesta, ciò che ho fatto ha generato solo infelicità per per me, per lui, per sua moglie e per tutta la nostra famiglia. Come avrai saputo, tra lui ed Esther le cose non hanno mai funzionato. Per ironia della sorte, o forse per una giusta punizione divina, colei era stata prescelta come salvatrice e continuatrice della nostra nobile stirpe non è stata in grado di portare a termine neanche una gravidanza. E così anche la sua unica vera dote, e cioè quel maledetto denaro che doveva salvare l’onore degli Ozzani di Fossalta dall’onta del fallimento, si è rivelato alla fine del tutto inutile. Esther ha portato con sé solo problemi e un dolore che tu non puoi neanche immaginare, perché certe scomode verità sono rimaste sempre nascosta nel privato di queste mura…



Ma che sta dicendo?
Esther non aveva avuto figli, ma ufficialmente era apparsa una moglie irreprensibile per Alessio.
“…e tutto per una questione di “decoro” che ora mi appare così futile. Quanti errori! Ma lo sa il Cielo se li ho scontati tutti, in termini di dolore e di sacrificio, perché anche io, in fondo, ho dovuto rinunciare a tutto…»
Quella era un'esagerazione insopportabile, eppure, se si voleva leggere tra le righe,  poteva esserci qualcosa di vero.
«…e per tutta la vita, ogni giorno, ogni singolo istante, ho scontato la condanna per le decisioni sbagliate prese nell’età dell’incoscienza…»
Giulia annuì.
L’età dell’incoscienza! Anche per me…



 «…e sempre, negli anni successivi, avrei desiderato cambiare gli eventi che ci hanno diviso. 
Spero almeno che la tua vita sia stata felice e che il tuo matrimonio ti abbia procurato le gioie…»
Un sorriso amaro le fece sentire il sale di una lacrima scesa sulla guancia sinistra, infossandosi tra le pieghe della pelle avvizzita.
Le gioie!
Scosse il capo.
«…che meritavi, dopo aver tanto sofferto per causa nostra. So che hai un figlio adulto e che vivi con lui: sapessi quanto ti invidio! Il mio rimpianto più grande è di non aver avuto figli…»
Il sorriso di Giulia divenne una smorfia.
La mano le tremò lievemente.
I figli…
Che ne sai tu dei figli? Di cosa si prova quando ti accusano di tutto ciò che è andato storto nella loro vita, e ti rinfacciano persino il fatto averli messi al mondo!



«…e questo senso profondo di mancanza e solitudine si è fatto sentire maggiormente quando Alessio ed Esther sono morti in quel terribile incidente. La gloriosa famiglia dei conti Ozzani di Fossalta si è quasi estinta…”
Giulia ebbe un brivido.
Quasi.
Una parola piena di implicazioni tali da schiacciare una vita umana.
… ed io sono rimasta sola. Mi pare di risentire nella memoria l'eco di una delle tue citazioni preferite, a scuola, (come andavi bene in letteratura!) quando scherzavi sulle mie origini aristocratiche : “Tu della rea progenie degli oppressor discesa…” e poi non mi ricordo più, ma so ch non era uno sfoggio di cultura: tu volevi dirmi che la famiglia conta per l’amore che sa dare, non per il suo sangue blu, e tanto meno per il suo “buon nome”. Ed ora, mentre io non ho più nessuno, tu hai l’amore e il calore che solo un figlio…»
Questo era troppo!
Basta!
Scagliò la lettera per terra, furiosa.
Si tolse gli occhiali, scattò in piedi, ma subito barcollò e si appoggiò in un angolo, in preda all'angoscia.



L’amore e il calore! Se bastasse l’amore di una madre per rendere felice un figlio!
L’amore!
Questa parola di cui tutti si riempivano la bocca senza chiedersi cosa fosse realmente... questo vocabolo ambiguo, che voleva dire tutto e niente, che saturava i teleromanzi più dozzinali come le prediche più seriose…questo passepartout col quale si credeva di poter accedere ad una scorciatoia per la felicità o acquistare crediti per il Paradiso, come se la vita, terrena o eterna, fosse una “partita doppia” in cui tutto l’amore che tu dai poi ti torna indietro…mentre l’amore è soprattutto sacrificio, rinuncia…senza chiedere nulla in cambio, mai…
L’amore e il calore! Come se le due cose si equivalessero!
Ma ci sono delle volte in cui l’amore è freddo, è angoscia…
Come un tempo le notti in bianco ad attendere che il marito tornasse dopo esser stato con l’amante di turno, e come ora, quando il figlio tornava ubriaco da chissà dove, dopo aver gozzovigliato con chissà chi, e se lei osava dire qualcosa, sbraitava e la insultava e poi, dopo…le mattine passate a cercare di consolarlo perché si sentiva in colpa…anche questo era amore!
Ma non era abbastanza.
L'amore può essere molto, a volte persino troppo, ma da solo non è sufficiente per far funzionare una relazione, di qualsiasi tipo essa sia. Non è sufficiente...
Certe volte si chiedeva se fosse umanamente possibile sopportare tanta sofferenza, trascinare la vita così, ancora, alla sua età, con tutto il peso sulle spalle di una situazione come quella…
I suoi occhi verdi, un tempo tanto brillanti e ora irrimediabilmente opachi, fissarono con disgusto la lettera, che giaceva sul pavimento. 



Il gatto la stava annusando con meticolosa attenzione.
Fu tentata di strapparla in mille pezzi, e aveva già teso la mano con uno scatto nervoso, quando un impulso proveniente dal profondo la indusse a trattenersi.
Rimase per un po’ come inebetita ad osservare il micio che si sdraiava e si rotolava sulla lettera e le venne persino da sorridere, controvoglia, di fronte all’assurdità di quella scena.
Alla fine raccolse il foglio…pareva pesasse come piombo…era la debolezza dei vecchi tendini…quelli dell’anima
«…il calore che solo un figlio può dare, soprattutto alla nostra età. Sono sola,  



ma non nel senso fisico: ci sono qui in casa mia fin troppi “avvoltoi” che mi girano intorno aspettando che passi a miglior vita per mettere le grinfie sulla mia eredità, che è poi tutto ciò che si è salvato della maledetta dote di Esther, causa di tutti i nostri guai.
No, la mia solitudine è morale: ho capito troppo tardi che se anteponi astratti principi, per quanto nobili e legittimi tu li consideri, al calore umano e all’amore, alla fine avrai intorno a te solo il deserto. Me lo merito, lo so, ed ora non posso pretendere che qualcuno mi dia affetto, che riscaldi il gelo che sento intorno al cuore. Avevi ragione tu quando dicevi che un grande amore ricambiato è la cosa più bella e più importante della vita…»
Giulia scosse il capo.
Davvero ho detto tutte queste sciocchezze?
Sentì il bisogno di accarezzare il micio, che si era accoccolato nella cesta dei giornali vecchi.
«…e che non lo si può comprare con il denaro o con il prestigio di un cognome, fosse anche quello dei conti Ozzani di Fossalta!
 Ma non è questo il punto, non lo è più, o meglio: non lo è mai stato. Se tu sapessi che altro c’era dietro, quali segreti nascosti nella mia famiglia e nella mia coscienza!
Se solo io avessi avuto la forza di dirtelo, forse avrei evitato a te, a me stessa e ai nostri cari una sofferenza indicibile. Ma ormai è troppo tardi. Ho raccolto le mie ultime forze per scriverti il messaggio che adesso hai tra le mani ed ho incaricato una persona della massima fiducia affinché lo portasse personalmente al tuo indirizzo…»
In effetti la lettera non era timbrata dall’ufficio postale, per quanto fosse affrancata.
Mah…
Era tutto così assurdo.
Virginia, perché lo hai fatto? Proprio ora che mi illudevo di aver dimenticato...


«…e di imbucarlo questa sera stessa. Se, come sono certa, la tua forza d’animo e il tuo grande cuore ti hanno permesso di arrivare a questo punto della lettura, adesso sai come stanno le cose. 
E siccome sono certa che sei rimasta la persona di valore che ho conosciuto, confido nel fatto che tu comprenda che sarebbe per me un sollievo immenso poterti rivedere un’ultima volta e poter avere l’opportunità di rimediare per quanto mi è possibile e con ogni mezzo, anche economico, al male che ti ho fatto.
Con tutto il cuore ti porgo i miei più cari saluti e ti abbraccio.
Per sempre tua
Virginia »



La nobile Virginia Ozzani, Contessa di Fossalta! La cara Virginia, amica del cuore!
La perfida Virginia…
Con che coraggio, dopo una vita di arroganza, di ipocrisia e di intrighi, credeva che bastasse pentirsi sul letto di morte per ottenere il perdono e la compagnia delle persone a cui si era fatto tanto male.
Ma c'erano anche stati momenti belli.
La loro era stata davvero una grande amicizia, intensa, di quelle così forti e appassionate come solo nell’adolescenza possono nascere.



Rivide come in una sequenza di fotogrammi le immagini di due ragazze che si rincorrevano su un prato, nel giardino di una antica villa, e poi di due giovani donne che passeggiavano a braccetto nel corso, salutando i conoscenti, ammiccando maliziosamente ai sorrisi degli spasimanti.
Una dolcezza incredibile per un attimo la trasportò nella parte più radiosa del suo passato: se chiudeva gli occhi poteva rivedere lo sguardo intenso di Virginia, il suo profilo aquilino e aristocratico, i suoi lunghi capelli raccolti sulla nuca candida.
Virginia Ozzani di Fossalta.
Così bella, così fredda, come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno.


Il buio calò di nuovo nei suoi pensieri.
Non poteva fare a meno di notare il fatto che Virginia avesse sottolineato una frase che era nel contempo giusta e volgare, doverosa e oscena, equa e ripugnante.
L’opportunità “di rimediare con ogni mezzo, anche economico”!
Che faccia tosta!
Come se si potesse comprare il perdono con la vaga promessa di un’eredità! Tanto più con i soldi della dote di Esther!
Scagliò di nuovo il foglio per terra.
Non voleva i suoi soldi. E neppure le sue scuse tardive. Non aveva mai voluto niente di questo da nessuno di loro.
Potevano andare tutti al diavolo, i nobili conti Ozzani di Fossalta!
E tuttavia l’odio che provava in quel momento era esattamente proporzionale all’amore che c’era stato prima, anzi, era esso stesso l'estremo segno di un amore che non aveva mai avuto fine.
E Virginia lo sapeva.
Sapeva che avrei letto fino in fondo, che non avrei stracciato subito la lettera…
E sapeva anche che Giulia aveva un disperato bisogno di denaro.
Virginia sapeva sempre tutto.
In questo era stata la più degna erede dell'antica astuzia degli Ozzani di Fossalta.
Se fosse per me potrei anche mandarla al diavolo…ma devo pensare a mio figlio... si tratta dei suoi diritti... non posso decidere per lui.
Le sue labbra si strinsero.
Maledizione a te Virginia! Dopo tanti anni riesci ancora a manovrarmi!
Raccolse il foglio, e seppe di non avere scelta.




Le città del pianeta dove si scattano più selfie



Al primo posto della ricerca condotta da Instagram c’è Makati, nelle Filippine, parte dell’area metropolitana di Manila: lo si può capire dalle 402.197 fotografie di Instagram con l’etichetta “selfie” pubblicate tra febbraio e marzo 2014. Tra Makati e Pasig, il centro vicino, ci sono 258 persone che si fanno selfie ogni 100mila abitanti. Manhattan, invece, nonostante sia uno dei centri mondiali più narcisisti, arriva solo al secondo posto, con 202 ogni 100mila. E poi New York, Miami, Anaheim (che è Disneyland), Tel Aviv, Manchester, Milano eccetera.
Avvertenza: va detto che questa ricerca non dipinge un quadro globale, ma fornisce un abbozzo. I dati dipendono dal tasso di utilizzo degli smartphone e, di conseguenza, dal reddito medio, dalla popolarità di Instagram, dall'impiego di profili pubblici e privati, dalla frequenza della parola “selfie” e così via. Questo significa che ci può essere una grande quantità di persone che si fanno selfie anche a Mosca, ma se non usano Instagram non vengono conteggiate.
(da Linkiesta)

Il grasso dei magri: essere snelli non garantisce l'essere in salute



Invidiose della collega che mangia tutti i giorni al fast food e indossa sempre la taglia 42? Curiosi di sapere come fa il vostro compagno di calcetto ad avere un fisico all'apparenza così in forma dal momento che sul campo si muove come un novantenne? I falsi magri sono fra noi, si presentano bene, ma da qui a definirli in salute ce ne passa. Lo racconta un interessante articolo di Time , che spiega come la cultura americana, completamente ossessionata dall'obesità, dimentichi di considerare l'eventualità che anche chi non è in sovrappeso possa rischiare di andare incontro agli stessi problemi:pressione alta, colesterolo alto, diabete di tipo 2, alti livelli di zucchero nel sangue.

Ma chi sono questi "magri-grassi"? Persone con un indice di massa corporea nella norma, che però si alimentano male(poche verdure, molte bistecche) e non fanno attività fisica da anni, credendo probabilmente di non averne bisogno, perché tanto riescono lo stesso ad avere una figura longilinea senza particolari sforzi né rinunce. Secondo uno studio 2013 pubblicato sull'American Journal of Cardiology, le persone anziane con IMC nella norma, per quanto si tratti di una misura notoriamente imperfetta, ma con alti livelli di grasso corporeo sono a maggior rischio di malattie cardiovascolari e di morte di quanto si sia sempre creduto. E Time cita anche un rapporto più recente, del 2014, secondo il quale le persone con "obesità normopeso" (indice di massa corporea normale, alta percentuale di grasso corporeo), hanno un rischio significativamente più elevato di problemi metabolici e di morte di queste patologie rispetto a qualsiasi altro gruppo.

Il grasso dei magri
In pratica è l'altro lato della medaglia rispetto a quanto era emerso tempo fa in due studi sugli obesi in forma: persone in sovrappeso ma fondamentalmente sane, con una condizione fisica paragonabile a quella di una persona normopeso. I grassi sani, si è scoperto allora, sono persone che, nonostante i chili di troppo, sul fronte della capacità aerobica e cardiorespiratoria non hanno nulla da invidiare altri altri, anzi, sono probabilmente più in forma di chi è magro ma non fa sport.
Una "dieta ricca di zuccheri e alimenti trasformati", spiega a Time Mark Hyman, autore di un libro su una dieta per disintossicarsi dallo zucchero, "provoca il deposito di grasso viscerale, che può portare a tutti i tipi di fattori di rischio dell'essere in sovrappeso". Quindi una persona può apparire magra, avere un peso normale, ma i suoi organi interni potrebbero essere rivestiti di una grande quantità di grasso viscerale che, si è scoperto di recente, ha origini geneticamente diverse da quello sottocutaneo (per esempio la pancetta), ed è il tipo di grasso più pericoloso.
Alimentazione corretta e movimento non rappresentano quindi soltanto il viatico per avere una silhouette più snella, ma anche per assicurarsi un organismo in salute, cioè bello anche dentro oltre che fuori.
(di Marta Buonadonna da Panorama)