lunedì 24 marzo 2014

Recensione di "Quarta fase" di R.A. Lafferty



Quarta Fase (Fourth Mansions, 1970) è un romanzo di fantascienza di Raphael Aloysius Lafferty (Neola7 novembre 1914 – Broken Arrow18 marzo 2002

Nella presentazione di Prinzhofer,che tenta di inquadrare l'opera in un contesto culturale molto ampio, si fa riferimento a due generi quali la quest arturiana e il masque cinquecentesco che, secondo lui,farebbero parte del background in cui si muove l'opera.
Per quanto riguarda la quest mi trova pienamente d'accordo,tanto che tale ripescaggio viene a confermare quanto sostengo io sulla possibilità di inquadrare l'opera del nostro come "fantasy moderna":"L'indagine giornalistica perseguita cocciutamente dal protagonista Freddy Foley a dispetto dei savi consigli e delle peggiori minacce,è una quest in piena regola,raccontata,anzichè coi modi del romanzo (o poema) cavalleresco,con i sistemi del masque."
A partire dalle citazioni in calce ad ogni capitalo, è ben chiaro che di simboli, e quindi di araldica, il romanzo è infarcito, a riprova dell'ampia cultura dell'autore, fondata su una fede cristiana e cattolica.
Ciò non toglie che si possano trovare riferimenti alla produzione più vicina a noi,al simbolismo della fantasy moderna,ed in questo contesto vengono perfettamente inquadrati anche quegli elementi impoetici che si possono riscontrare in Philip Dick, che col suo romanzo "Ubik", può apparire decisamente più vicino questo "Quarta fase" che i masque di Robert Lee Frost citati nell'introduzione.
Molto interessante il lavoro di Prinzhofer per quanto riguarda la posizione che Lafferty stesso si assegna all'interno della sua opera.
Prima cita Alexei Panshin che scrisse:"Raphael Aloysious Lafferty è un portentoso bugiardo e Quarta fase rappresenta la bugia migliore e più lunga."
Poi interviene lui stesso:"Bugia,ovviamente,sta per favola,in quanto ogni vero narratore racconta bugie più o meno lunghe,ma meravigliosamente convincenti."(vedi a questo proposito il saggio di G.Placereani "Novecento nonnine",vedi "Saggistica")
E poi prosegue:"Qui (nella trama) abbiamo un bugiardo matricolato grande come una montagna...a guardia di una fonte...questo guardiano appartiene ai tassi,,,fra i tassi,amici dell'uomo...ci sono anche gli aloisii,e l'autore si chiama anche Aloysius;sappiamo dunque quale parte egli assegni a se stesso:nel masque e fuori di esso."
Tra parentesi,vorrei far notare una curiosità:il Nostro si pone spesso come personaggio dei suoi racconti e romanzi;basti pensare a "Aloys" (Aloys) e a una frase di "Cantata spaziale",in cui uno dei marinai spaziali agli ordini di Roadstrom,l'Ulisse del futuro,si chiama appunto,Aloys;compare solo lì,poi non si sentirà mai più parlare di lui.
Abbiamo nominato i tassi;questi non sono altro che una delle categorie in cui sono suddivisi i protagonisti della storia;ci sono i pitoni,"quelli che si uniscono per diventare superuomini",ci sono i rospi, i redivivi,ci sono ifalchi,"l'autorità di pugno saldo,ma ottusa...il fascismo",e quindi i tassi,coloro che "amano realmente gli uomini.".
In conclusione mi sembra che la posizione dell'autore in questo romanzo sia senza dubbio una posizione molto morale,una posizione cristiana,e questo ci viene da lui stesso confermato in un'intervista(P.Walker,op.cit.,pag. 143).
Permettetemi a questo punto una piccola digressione personale,una divagazione sul tema:avrei gradito maggiormente il romanzo se Lafferty avesse fatto vincere i pitoni con la loro trama cerebrale,e se la quinta fase ci fosse stata,senza quei dubbi che egli espone nel finale;avrebbe potuto essere il superamento del nichilismo e della decadenza,la morte dell'ultimo uomo e l'avvento dell'uomo nuovo;Nietzsche,tanto per intenderci.

(da "R.A.Lafferty o della fantasy moderna",2° parte di "La lunga notte di Lafferty",di Marcello Bonati,"The Dark Side" n.4,’82,pag.53)

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