mercoledì 30 aprile 2014

La fiamma di Atar. Capitolo 17. La tempesta del dubbio.



A chi doveva credere?
Il punto era sempre quello. Ogni volta che aveva ascoltato pareri contrastanti, argomentati con validità quasi equivalente. A chi credere, ammesso che fosse possibile credere in qualcosa o in qualcuno?
Ogni giorno mi dà tanti maestri. Voci febbrili mi parlano di vita. Sono ferite che affondano nell'intimo. Pugnali d'oro contro la mia felicità.
Invidiava e compativa allo stesso tempo le persone dalla salde certezze.
Le invidiava, perché i conflitti interiori sono dolorosi e si pagano in termini di salute, sia fisica che mentale.
Li compativa, perché i loro schemi mentali erano inadeguati di fronte ad una realtà sempre più multiforme e cangiante.
Di fronte alla complessità del reale, Luca Bosco era abituato ad un approccio problematico. Ascoltava i punti di vista di tutti, le teorie, i modelli, le ipotesi, le argomentazioni, le discussioni, e poi selezionava, in ogni discorso, gli elementi che gli sembravano più interessanti o convincenti o ricchi di informazioni da verificare e da valutare.
Poi rifletteva e tornava a confrontarsi con la realtà, mettendo alla prova le varie tesi e i vari metodi, quasi fosse uno scienziato sperimentale.
Su determinate questioni riusciva anche a scegliere un modello di riferimento, anche se sapeva che si trattava pur sempre di una situazione temporanea.
Ma sulle questioni più delicate era tormentato dai dubbi.
La tempesta del dubbio infuriava più che mai nella sua mente.



Come spesso gli succedeva in quei momenti, Luca trovava la sua ancora di salvezza immaginando di conversare con l'unica persona che non lo aveva mai costretto a imparare nulla, e proprio in quel modo lo aveva incuriosito. Questa persona era la sua nonna materna, una donna fuori dagli schemi, unica nel suo genere.
Quando da bambino e poi da adolescente era tormentato dai suoi primi dubbi esistenziali, lei non forniva risposte sistematiche o totalizzanti. Preferiva invece proporre un metodo.
"Forse, per avere la risposta che cerchi, devi prima trovare la domanda giusta".
Lui si opponeva, dicendo: "Ma io ho già la domanda giusta, è quella che ti ho appena fatto!".
E lei rispondeva: "Non credo. La domanda giusta è quella che a cui si risponde senza che poi tu debbia chiedere ancora: 'perché?' Se non ci sono altri perché, dopo, allora era quella la domanda giusta".
All'epoca non capiva, ma in seguito si rese conto della preziosità di quel metodo.
"Un bambino non va trattato come uno sciocco solo perché è piccolo di età e di statura. Un bambino ha già tutti gli elementi per imparare a pensare. Quando mi sarò resa conto che hai pensato abbastanza, ti dirò quella che, secondo me, potrebbe essere una risposta convincente, ma tu non dovrai crederci solo perché l'ho io. Hai già troppe persone intorno che ti voglio imporre la loro verità. Ascolta tutti con attenzione e rispetto, ma sii prudente prima di prendere per oro colato ogni cosa che dicono. Si dimenticheranno persino di avertela detta. Cambieranno idea mille volte. Il pensiero si evolve con l'esperienza. Nessuna persona resta uguale nel tempo. Non possiamo presumere di sapere cosa dirà o cosa farà o cosa penserà. Niente è semplice, forse questa è l'unica verità in cui mi sento di credere. Niente è semplice"
E aveva ragione. A distanza di tanti anni, quella era una delle poche lezioni di vita la cui validità non era mai stata messa in discussione.
Le domande giuste sono rarissime, e vanno pensate molto bene, prima di andare a chiedere a qualcun altro una ricetta preconfezionata.
La domanda giusta. La domanda che non implica altre domande, che non scatena l'infinita sequenza dei perché.




Cercò di porre all'immagine mentale di sua nonna quella che gli sembrava la domanda giusta.
E se il professor Ferrante e la signora Dracu stessero entrambi dicendo la verità, con l'unica differenza che il loro sguardo parte da punti di vista diversi?
L'immagine di sua nonna annuì e sorrise:
" Se così fosse, come è molto probabile che sia, tu sai già cosa fare".
Ascoltare con attenzione e rispetto, ma essere prudenti nel prendere per oro colato ogni cosa che dicono.
Ferrante mi offre un'opportunità di ricerca, ma chiede in cambio una adesione alla sua causa. Valeria Dracu ti ha offerto informazioni di primaria importanza per capire come evitare di correre rischi inutili. A questo punto potrei avere la possibilità di documentarmi sulle fonti senza bisogno di diventare un Iniziato, cosa che mi renderebbe schiavo di qualsiasi confraternita. 
Era un rischio, certo, ma era anche un'occasione unica per dare un senso alla sua vita. 



P.s.  I quadri sono di William Turner, maestro della pittura romantica inglese e precursore dell'impressionismo.

Carta antropomorfa dell'Europa nel Cinquecento



Questa mappa, realizzata da Johan Putsch, nel 1537, rappresenta l'Europa sotto forma di una regina, la cui testa è la Spagna imperiale ai tempi di Carlo V d'Asburgo e lei cui mani sono l'Italia che regge il globo imperiale (la Sicilia) e la Danimarca che regge lo scettro, la cui bandiera è la Gran Bretagna.

La carta va letta tenendo presente che il nord è a destra.

Il sosia di Harry? Almeno sa fare il nodo Windsor!



Matthew Hicks è il sosia del principe Harry in un programma americano piuttosto bislacco e l'unica ragione per cui gli dedico due righe è il fatto che in un aspetto lui è sicuramente più Windsor del reale Harry, e questo aspetto è il nodo alla cravatta. Purtroppo l'ultima generazione dei Windsor non è più capace di fare un nodo Windsor, mentre il sosia a quanto pare ci riesce benissimo.

Il gatto quotidiano










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