lunedì 13 ottobre 2014

La Quarta Era. Capitolo 12. Legolas e Silmarien in viaggio verso Lothlorien



Silmarien era contenta che Legolas si fosse offerto di farle da scorta nel suo viaggio in direzione di Caras Galadhon, a Lorien, cavalcando al suo fianco lungo la grande via dell'ovest.
Era stata una sorpresa, perché aveva creduto che il migliore amico di suo padre si sarebbe sentito di dovere di scortare Arwen, che aveva giurato di proteggere.
Ma è stata mia madre a preferire come sua scorta Aelfwine di Rohan, proprio per lasciare che Legolas si affiancasse a me. E' stato gentile da parte sua: del resto, chi non sarebbe felice di avere un arciere così valoroso come propria guardia del corpo!
Ma Legolas soltanto come a un arciere o a una guardia del corpo era ingiustamente e incredibilmente riduttivo.
Lui è un eroe, una leggenda!. L'ultimo Elfo di stirpe reale che ha scelto di rimanere nella Terra di Mezzo, insieme ad piccolo, ma nobilissimo gruppo di amici e seguaci.
L'aveva sentito mentre li arringava:
"Noi pochi, noi felici pochi, noi... manipolo di fratelli!"
Legolas era uno dei pochi che credeva ancora nel sogno di Aragorn, nel "Regno dell'Estate".
Lui e Gimli sono i veri custodi dell'eredità morale di mio padre! E anche gli Hobbit che hanno deciso di seguirci in questo viaggio. Insieme a loro, io e mia madre faremo rivivere il sogno di Aragorn Elessar.
Ma non si trattava solo di questioni politiche.
Legolas è interessante di per sé.
Era difficile pensare a lui come a qualcuno che aveva vissuto migliaia di anni e aveva conosciuto tutti gli antenati di lei, sia Elfi che Dunedain di Arnor e Gondor.
<<Dimmi, Legolas, com'era questo luogo prima che io nascessi? Prima che tutte queste terre diventassero campi coltivati e fossero riempite da strade e villaggi. Come si presentavano ai tuoi occhi di Elfo?>>
Lo sguardo penetrante di Legolas parve per un attimo perdersi in un sogno ad occhi aperti.



<<Era un luogo meraviglioso, mia Principessa! C'erano foreste a perdita d'occhio, e verde intatto e sereno. Guarda, quello è il colle di Amon Din: un tempo un bosco di abeti dalla balsamica fragranza lo circondava fino alla sommità. Era un luogo che sprigionava una magia ormai perduta>>
Silmarien colse la profonda nostalgia dell'Elfo per i tempi in cui le grandi foreste si estendevano sulla maggior parte del regno di Gondor e di tutta la Terra di Mezzo.
<<Perché quel bosco non esiste più?>>
Legolas sospirò, cercando di non mostrare troppo la propria malinconia:
<<Sono stati costruiti numerosi villaggi, strade e ponti. Serviva legname per l'intelaiatura delle case, per i mobili, per mantenere accesi i focolari, per costruire attrezzi e palizzate. Gli Uomini ne avevano realmente bisogno e per quanto il Re tuo padre fosse contrario all'abbattimento degli alberi, alla fine non poté opporsi alle richieste sempre più pressanti del suo popolo>>
Silmarien scosse il capo:
<<Sì, ma questo è stato un saccheggio! L'ambiente, il paesaggio, la natura... tutto è stato profanato! Non mi meraviglia il fatto che gli Ent abbiano deciso di rompere l'antica alleanza. Bisognava porre un freno a questo scempio!>>
L'Elfo annuì:
<<Sono d'accordo con te, mia Principessa. Ma non è stata colpa di tuo padre, anzi, lui è riuscito a salvaguardare le foreste più importanti: Fangorn, Lorien, la Vecchia Foresta della Contea e naturalmente Boscoverde il Grande, il mio reame>>
La Principessa sorrise:
<<Da quanto tempo manchi dal Reame Boscoso?>>
Legolas sorrise a sua volta:
<<Da troppo tempo. Quando mio padre Thranduil partì per l'Ovest, la maggior parte degli Elfi Silvani andò con lui. I rimanenti mi offrirono la corona, ma io preferii lasciare ai miei fedelissimi la reggenza e rimanere a fianco di Aragorn. Era il mio migliore amico, insieme a Gimli, ed è stato un onore essere suo consigliere a Minas Tirith, anche se questo ha significato vivere lontano dalla mia gente e farmi molti nemici tra gli Uomini, comprese le tue sorelle>>



<<Mi dispiace. Ancalime e Vanimelde sono manovrate dalle ambizioni degli Stregoni Blu>>
<<Lo so, ma non sono loro a preoccuparmi. Io temo per Eldarion: ha un cuore buono, ma manca di risolutezza. Ho cercato invano di essere per lui come un secondo padre, ma non è stato sufficiente>>
A tal proposito, Silmarien aveva una domanda che la incuriosiva da tempo:
<<In tutti questi anni, non hai mai pensato di sposarti, di farti una famiglia?>>
L'Elfo le rivolse uno sguardo divertito:
<<Be', sai, noi Elfi, essendo immortali, abbiamo la tendenza a sposarci tardi. Vogliamo essere sicuri che la persona che sposiamo sia veramente la nostra anima gemella>>
Lei annuì:
<<Capisco. E tu credi che esista veramente quest'anima gemella? Credi nel vero amore?>>
Legolas si fece serio:
<<Certo che ci credo! E tu? Non dirmi che hai perso questa speranza!>>
Silmarien scosse il capo, facendo oscillare i morbidi capelli castani, che le scendevano sulle spalle in dolci onde su cui brillava il sole del mattino.
<<Non ho perso la speranza, anzi, sono certa che troverò il vero amore. Ma io, a differenza di te, sono una mortale, e non posso attendere millenni>>
Lui la osservò con un'espressione nuova, come se per la prima volta la vedesse come una donna adulta, pronta per aprire il suo cuore al sentimento.
<<Hai sangue elfico e numenoreano nelle vene e questo significa una vita molto lunga ed una sconfinata giovinezza. Non essere impaziente o precipitosa nelle tue scelte. Quando il vero amore arriverà, lo riconoscerai>>
Anche lei lo osservò con una diversa consapevolezza.
Non lo vedeva più soltanto come un amico di suo padre, o come una specie di parente. No, vedeva in lui una persona forte e dolce nello stesso tempo, agile nel corpo e nella mente, giovane nell'aspetto, ma con la saggezza di chi ha vissuto molto a lungo.
Ah, Legolas Verdefoglia... quanti ricordi affollano tua memoria, quanti amici perduti, quanti amori passati... Eppure sei rimasto qui tra noi, e mi scorti verso le terre dei parenti di mia madre, in luoghi che non ho visto mai, se non nella mia fantasia, come riflesso delle leggende della Terza Era e dei grandi anni dell'Età leggendaria. 
Lo guardò con ammirazione mista a curiosità:
<<Tu hai conosciuto i miei antenati elfici: Elrond, Galadriel e i grandi signori dei Noldor. Parlami di loro...>>



Lui sorrise:
<<Mia Principessa, non basterebbero cento anni per raccontarti le loro gesta e la loro grandezza, ma devi credermi se ti dico che i Noldor furono la più nobile delle stirpi degli Elfi e che ognuno di loro ha avuto una storia degna di essere ricordata fino alla fine dei tempi. Eppure c'era un'ombra che gravava su tutti loro, una specie di maledizione, che si poteva percepire dalla malinconia dei loro sguardi>>
Silmarien capì a cosa si riferiva:
<<Era l'ombra della ribellione di Feanor e della maledizione che i Valar scagliarono sulla sua Casata, che è anche la mia, quando decise di lasciare Valinor per recuperare i Silmaril che Morgoth gli aveva rubato. Ma nella Terra di Mezzo trovò solo morte. Così come i suoi fratelli e i loro figli e nipoti, fino a Earendil ed Elwing, i genitori di Elrond ed Elros: la mia famiglia.
E' per questo che stiamo ancora soffrendo, vero?
A volte mi chiedo se certe storie avranno mai una fine>>
Legolas le pose una mano sulla spalla:
<<Non so darti risposta, ma una cosa la so: Feanor e i suoi fratelli e discendenti non trovarono solo morte. E a dire il vero Feanor non aveva colpe. Era nato nel dolore, mia Principessa, e questo fu un peso che non lo abbandonò mai, per tutta la vita.
Eppure seppe creare lo splendore dei Silmaril, dai quali deriva il tuo stesso nome: Silmarien, colei che risplende della Luce del Silmaril, che ora brilla nella Stella di Eàrendil>>
E nel dire questo, parve commosso, come se per la prima volta notasse negli occhi di lei un barlume dello splendore delle gemme create dal suo antenato.
Lei si accorse di questo suo cambiamento.
Non mi aveva mai guardato così. 
Forse c'è davvero in me qualcosa che gli ricorda i miei antenati e la brillantezza di quelle gemme e e di tutte le imprese che nel bene e nel male furono compiute in loro nome.




Feànor, secondo re dei Noldor, creatore dei Silmaril




The dimming of the light makes the picture clearer
It's like an old photograph: there's nothing to hide
When the world was just beginning...

I memorized your face
so it's not forgotten
I hear the wind 
come back anytime
And we mixed our lives together...

Heaven knows...  what keeps mankind alive...

Every hand... goes searching for its partner... in "crime"
Under chairs and behind tables

Connecting...
to places we've never known

Compassion...
to things we'll never know

And we'll mix our light toghether

and it will... 
be brighter than a star
and it will... 
be brighter than a star
and ti will... 
be brighter than a star...





Beren and Luthien forever...

Edith Mary Bratt Tolkien "Luthien" and John Ronald Reuel Tolkien "Beren", in memoriam.