venerdì 12 dicembre 2014

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La Quarta Era. Capitolo 29. La riconciliazione tra Finarfin e Galadriel



Quando Galadriel entrò nella sala del trono del palazzo reale di Tirion sul monte Tuna, la capitale del regno degli Elfi Noldor, a Valinor, provò un sentimento di indescrivibile intensità.
Erano passati quasi diecimila anni dall'ultima volta che era stata in quel palazzo che un tempo era la sua casa.
Non ricordavo che questo luogo fosse così bello.
Eppure, avanzando verso il trono dove stava seduto suo padre, Galadriel si rendeva conto che nulla era cambiato.
Gli oggetti sono ancora al loro posto, nell'oppiaceo incantesimo che inutilmente finge un'illusione, come se i millenni non fossero sfumati nell'inconcludenza di un tempo nascosto già negli interstizi e sotto i tappeti.
Eppure qualcosa mancava, ma non erano "cose", erano persone. Tutti i Noldor che avevano seguito lei e Feanor e Fingolfin nel loro folle viaggio verso la Terra di Mezzo.
Tra tutti coloro che partirono, soltanto io ho fatto ritorno.
Ma non serviva a nulla fare l'inventario delle cose perdute, per poi soffocare l'urlo dei rimpianti nella finzione di un presente uguale al passato, mentre tutto franava intorno, ed appoggiarsi a quei solidi pilastri, mentre i volti di coloro che erano morti, a poco a poco, si congedavano dalla sua memoria.
Ricordò il giorno del Giuramento di Feanor.



Feanor, primogenito di Finwe, fondatore della casa reale dei Noldor, appena aveva saputo dell'uccisione di suo padre da parte di Melkor, aveva violato il decreto di esilio a lui imposto dai Valar ed aveva tenuto un discorso appassionato, per convincere la sua famiglia e il suo popolo a seguirlo nella Terra di Mezzo, per punire Morgoth e recuperare i Silmaril.
Ne era valsa la pena?
Sì, ne è valsa la pena. Abbiamo sconfitto Morgoth e il suo servo Sauron. Abbiamo affidato ad Earendil l'ultimo dei Silmaril, affinché lo portasse in cielo e diventasse la nostra stella più amata.
Certo, nessuna di quelle vittorie era stata risolutiva, perché era impossibile eliminare del tutto il Male dal mondo. La Creazione aveva previsto e permesso l'esistenza del Male, ma aveva anche fornito gli strumenti per tenerlo a bada.
Feanor cadde per primo, e poi i suoi figli, e poi Fingolfin suo fratello, e i figli di Fingolfin. Poi i miei fratelli. E infine mio cugino Gil-Galad.



Questi erano i suoi pensieri, mentre si avvicinava al trono dorato di Finarfin, ma il re suo padre, questa volta, mostrava uno sguardo benevolo.



Si alzò e andò incontro a sua figlia, porgendo in avanti le mani, come gesto di riconciliazione.
Galadriel a sua volta tese le braccia e si lasciò andare, finalmente, a quello scambio supremo di affetto che è l'abbraccio.
Entrambi seppero di aver atteso tanto quel momento, ed ebbero negli occhi un rapido sospiro.
Tutti i Noldor presenti, e tutti i membri superstiti della famiglia reale, applaudirono.
Applaudì la regina Earwen di Alqualonde.
Applaudì Celeborn, sposo di Galadriel.
Applaudì Celebrian loro figlia.
Applaudì Elrond, sposo di Celebrian, insieme ai suoi due figli Elladan ed Elrohir.



E da qualche parte, nelle austere Aule di Mandos, le anime di Feanor e di Fingolfin, e quelle dei loro figli e nipoti, e di tutti coloro che non avevano fatto ritorno, approvarono quella scena.
Infine tutto si era compiuto e il Giuramento di Feanor poteva essere sciolto, in nome di un nuovo inizio.



Era dai tempi dell'Epoca Leggendaria, prima della creazione del Sole e della Luna, che non si assisteva ad una scena tanto importante nei regni degli Elfi.
Tutti erano consapevoli del fatto che una nuova pagina andava scritta e che a tutti sarebbe stato richiesto un impegno notevole, ma questa volta. a differenza di allora, si sentivano pronti.
Galadriel e Finarfin rimasero abbracciati a lungo, tra le ovazioni della corte.
Poi il re invitò sua figlia ad accomodarsi in un seggio al suo fianco e pronunciò un discorso che sarebbe rimasto nella memoria di coloro che erano presenti e di quelli a cui poi venne tramandato.
<<Oggi è un giorno di festa. La Casa dei Noldor si è finalmente riunita. Siamo un'unica famiglia e un unico popolo. Colgo dunque l'occasione per assegnare a mia figlia Galadriel, di fronte a voi tutti, il titolo di Principessa della Corona ed Erede al Trono, per il giorno in cui io deciderò di farmi da parte. E presento a tutti voi il nobile Elrond, marito di mia nipote Celebrian, e padre dei miei pronipoti, attraverso i quali la Stirpe di Finwe continuerà nei secoli>>



Dopo una pausa, re Finarfin riprese a parlare:
<<Il nostro pensiero va naturalmente anche a coloro che non sono ritornati. Ma finalmente ho compreso, grazie anche alle sagge parole del qui presente Gandalf Mithrandir, che i morti non sono ciò che di giorno in giorno va perduto, bensì il ricordo di loro che resta dentro di noi, ed arde come un fuoco, pronto a farsi calore, movimento e luce, per sempre, finché noi stessi avremo vita>>
Infine, indicando Galadriel, dichiarò:
<<Sono felice e fiero di essere affiancato da mia figlia in questo momento e di associarla fin d'ora a me nella guida del governo, poiché ci attendono prove difficili e c'è bisogno dell'esperienza di chi, per millenni, ha combattuto contro il Male. E per quanto fossero valorosi e forti gli altri miei figli, che sono gloriosamente caduti opponendosi a Morgoth, io credo con tutto il mio cuore che sia giusto che ad essere al mio fianco ora ci sia Galadriel. 
Ho sempre saputo che uno dei miei cinque figli avrebbe dovuto guidare la battaglia finale, quella decisiva, e non vi è dubbio che, tra i miei figli, Galadriel sia sempre stata la più forte!>>