mercoledì 14 gennaio 2015

Estgot. Capitolo 3. Sleepy Providence.



<<Sleepy Providence è un tipico maniero in stile neogotico. 
Lord James Burke-Roche, il barone Fenroy, lo fece costruire sulla falsariga del castello di Balmoral, a fine Ottocento, in tarda età vittoriana, quando l'influenza britannica arrivava fino a qui. L'edificio ha visto tempi migliori, certamente, ma abbiamo fatto il possibile per ristrutturarla almeno in parte, dopo l'incendio di sette anni fa>> spiegò Jessica, toccandosi involontariamente una guancia, in un punto dove, sotto il caschetto dei capelli, Waldemar aveva intravisto una cicatrice da ustione.
<<L'interno è agibile?>>
Lei gli rivolse uno sguardo severo:
<<Abbiamo fatto del nostro meglio per rendere molto confortevoli i suoi appartamenti e i suoi uffici, lord Waldemar. Mi segua e potrà constatarlo personalmente>>
In quel momento arrivarono alcuni domestici ad aiutare l'autista a scaricare i bagagli del nuovo governatore di Estgot,
<<Noto che il personale è composto da persone anziane, tranne lei, naturalmente, lady Jessica>>
La ragazza non si scompose:
<<Questo non è un paese per giovani. Non lo è più da molti anni. La guerra civile ha falciato via un'intera generazione, e per cosa? Alla fine sono rimaste soltanto le persone come me>>
Waldemar non capiva:
<<In che senso?>>
<<Gliel'ho già detto, lord Waldermar. Qui nessuno si fa caso delle mie ustioni e tutti mi rispettano. Persino lei mi chiama "lady" anche se non dovrebbe, ma forse c'è una punta di ironia in questo...>>
Lui sorrise:
<<Fintanto che lei mi chiamerà "lord", io ricambierò con "lady", anche se preferirei che ci chiamassimo per nome e ci dessimo del tu>>
Jessica scosse il capo:
<<No, non è professionale. Adesso mi segua, le mostro la casa>>
Più che un invito era un ordine.



Il portone immetteva in un'ampia sala, anch'essa in stile neogotico, dal cui alto soffitto pendeva un enorme lampadario di cristallo.
I pavimenti erano di marmo bianco e azzurro. Le pareti avevano rivestimenti in legno e sopra una carta da parati blu, Numerosi quadri, enormi, ritraevano personaggi del passato, probabilmente i precedenti governatori e le loro famiglie.
In fondo alla sala un'imponente scalinata conduceva ai piani superiori.
<<Notevole! I quadri originali si sono salvati dall'incendio?>>
Solo dopo aver pronunciato la domanda, Waldemar si rese conto che i riferimenti all'incendio non erano il massimo della diplomazia con una donna che ne era stata vittima, ed aveva perso i genitori.
<<Sono delle copie molto fedeli, ma hanno solo un valore affettivo. Ritraggono i vari membri della famiglia Burke-Roche. Erano dei mecenati, oltre che dei veri aristocratici>>
Lo disse con una tale reverenza che sembrava stesse parlando di persone conosciute nella vita reale.
<<Sembra quasi che qui dentro il tempo si sia fermato alla loro epoca>>
Jessica lo prese per un complimento:
<<Ho fatto tutto il possibile per ricreare gli ambienti in maniera fedele. Le voglio mostrare quello che sarà il suo studio, al piano di sopra. Mi segua>>
Mentre salivano le scale, Waldemar notò che faceva molto freddo.
<<Si gela qui dentro. Spero che ci sia un sistema di riscaldamento>>
Lo sguardo di lei tornò cupo:
<<C'è, ma costa troppo. Abbiamo delle stufe a legna in ogni stanza, ma i radiatori a gas di notte sono spenti. Si abituerà>>
La scala si biforcava in due rami, dopo un primo pianerottolo.
Presero il ramo a destra e salirono al primo piano, dove un corridoio dava accesso a molte stanze.
<<Ecco il suo studio, che ne pensa?>>



Il colpo d'occhio era senza dubbio positivo. Un salone molto ampio, con grandi vetrate e un arredamento signorile ottocentesco.
A un secondo sguardo si poteva notare però che i tappeti erano consunti, così come i rivestimenti dei divani e dei cuscini, per non parlare dei tendaggi. Anche i mobili parevano opachi,
<<Impressionante! Un puro stile vittoriano. Ma l'arredamento è quello dei tempi dei Burke-Roche?>>
Aveva evitato di menzionare l'incendio, ma la domanda suonava comunque poco diplomatica, tanto che Jessica si incupì ulteriormente e assunse un'aria di rimprovero.



<<Solo in minima parte. Come le ho detto, la maggior parte degli oggetti di valore sono andati distrutti nell'incendio. E' stato molto difficile ricreare lo stesso ambiente avendo a disposizione un budget limitato. Certo molte cose, qui dentro, sono rovinate, ma più di così non si poteva fare>>
Waldemar capì di averla ferita e cercò di rimediare:
<<Ha fatto un ottimo lavoro, lady Jessica, Ha ricreato con grande efficacia l'atmosfera neogotica, uno stile che io apprezzo da sempre>>
Lei parve incuriosita:
<<Dice sul serio? Io adoro le atmosfere di metà Ottocento, quelle in stile Jane Eyre o Cime Tempestose. I romanzi delle sorelle Bronte mi piacciono talmente tanto che li avrò riletti decine di volte, con la stessa passione>>
Lui ebbe come l'impressione che Jessica si fosse fin troppo identificata nelle eroine dei suoi romanzi prediletti, forse per sfuggire da una realtà che non le piaceva.
<<Sono romanzi meravigliosi. Li ho riletti anch'io molte volte e sono affascinato dal fatto che questa residenza in un certo senso ricrei un'atmosfera simile>>
Jessica soppesò il complimento e decise di accettarlo:
<<Venga, sediamoci qui. Le devo dire alcune cose, prima di mostrarle il suo appartamento privato>>



<<La ascolto>>
Lei abbassò lo sguardo e parve perdersi in ricordi molto lontani, come se la sua memoria potesse andare molto più indietro rispetto ai pochi anni della sua giovane vita.
<<Quando il ministro Kaiserring mi ha informata del suo arrivo e delle motivazioni per le quali le è stato assegnato questo incarico che lei stesso considera una sorta di punizione, all'inizio ho avuto paura, non tanto per quello che lei ha fatto in passato, ma per il suo carattere che in un certo senso assomiglia un po' al mio. Forse io ho dei modi un po' "ruvidi", per così dire, e lei, be', per sua stessa ammissione, ha detto che la diplomazia non è il suo forte, ma penso che potremo trovare un modo per andare d'accordo, se ci impegneremo entrambi a rispettarci a vicenda. Il punto d'incontro sta nel fatto che sia io che lei abbiamo un passato "ingombrante" da dimenticare, anche se non ci siamo ancora riusciti. 
Forse Kaiserring spera che noi ci facciamo la guerra e mi ha davvero scelta come sua aguzzina, ma noi possiamo decidere di collaborare e diventare, in un certo senso, complici in un progetto di rivincita>>
C'era qualcosa di minaccioso in quelle parole.
Rivincita contro chi?
Mentre lei parlava, lui non poté fare a meno di fissare i guanti neri di lei, così lunghi che le coprivano interamente il braccio, fin oltre il gomito, congiungendosi con le maniche altrettanto nere dell'abito.
<<Io credo nella collaborazione molto più che nella competizione.
Non so cosa le abbia detto di me il ministro Kaiserring, ma spero di poterle dimostrare che sono una persona molto migliore di quello che dice la gente come lui. 
Vede, io credo che ognuno di noi combatta una battaglia di cui gli altri non sanno nulla.
 Per questo non ho mai provato invidia  e tantomeno odio per nessuno. 
Anzi, a volte credo che chi ostenta la felicità lo faccia per nascondere un disagio, mentre le persone sicure di sé non hanno bisogno di sembrare felici. Ecco, è anche per questo tipo di idee che io non ero molto in sintonia con la buona società dell'Unione>>
Jessica annuì:
<<Forse allora io do l'impressione di ostentare troppo il mio presunto dolore. Rifletterò su quello che ci siamo detti. Ora le mostrerò le sue stanze e poi la affiderò alle cure del maggiordomo per definire le questioni pratiche. Domani invece parleremo del suo incarico.
 Ho visto che aveva in mano I never promise you a rose garden. Non l'ho letto, ma il titolo si adatta bene a ciò che la attende qui ad Estgot, fuori dalle mura silenziose di Sleepy Providence>>






















Albero genealogico della Casa di Durin





Durin, secondo la mitologia norrena, era una delle sette tribù dei nani.
È anche un personaggio di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien per il romanzo Il Signore degli Anelli, che ne parla brevemente, ma appare anche in altre opere tolkieniane.
È il più vecchio dei Sette Padri dei Nani. Regnò sul suo popolo a Khazad-dûm (detta anche Moria), magnifica tra le dimore nanesche che mai vi furono. Si sposò molto tardi ed è detto il Senza Morte, dato che morì in età molto avanzata, alla fine della Prima Era. Suoi illustri discendenti furono Thráin IThrórThráin II e Thorin Scudodiquercia. Durin fu creato, con gli altri Padri dei Nani, agli albori di Arda ma fu risvegliato solo dopo la venuta degli Elfi, durante gli Anni degli Alberi, quando la Terra di Mezzo era illuminata solo dalle stelle. Non si sa quanto visse (sicuramente più di 500 anni). Vi sono altri sei re Nani chiamati Durin, ritenute le sue reincarnazioni. All'epoca di Durin III (Seconda Era) avvenne la forgiatura degli Anelli del Potere. Durin VI e suo figlio, Nàin I furono uccisi dal Balrog di Moria nel 1981 (Terza Era). I Lungobarbi, il popolo di Durin (l'unica stirpe nanesca che combatté sempre il Nemico, Morgoth o Sauron) andarono allora ad Erebor. I Nani credono che apparirà Durin VII (sarà probabilmente l'ultimo Durin) quando essi riconquisteranno Moria. L'Ascia di Durin, arma appartenuta a Durin in persona, è un cimelio molto prezioso per i Nani, andato tuttavia perduto nel 2994 T.E..

Parchi























Silmarilion: L'inabissamento del Beleriand alla fine della Prima Era



La zona in azzurro nella mappa indica quella parte della Terra di Mezzo che viene sommersa alla fine della Prima Era, quando i Valar, chiamati da Earendil, intervengono per porre fine al dominio di Morgoth.
La zona inabissata aveva nome Beleriand e lì vi erano i regni dei Noldor della Terra di Mezzo (i cui sovrani furono nell'ordine Feanor, Fingolfin, Fingon, Turgon e Gil-Galad) e i regni dei Sindar, in particolare quello di re Thingol del Doriath.