venerdì 23 gennaio 2015

Esgot. Capitolo 10. La città fantasma e i sentimenti ritrovati



Alla luce del giorno la città di Estgot si rivelò per quel che era: un cumulo di rovine abbandonate, in cui una vegetazione selvaggia si era sviluppata senza controllo.
Non c'era nessun fascino romantico in quei ruderi: erano i resti di una società post-industriale distrutta da una guerra feroce che aveva lasciato dietro di sé soltanto devastazione e squallore.
<<E io sarei il governatore di questo cumulo di macerie?>> chiese Waldemar a Jessica mentre osservavano ciò che rimaneva della città dall'alto del colle di Sleepy Providence.
<<I superstiti hanno costruito un villaggio lungo la strada che hai percorso ieri. Quel piccolo borgo è tutto ciò che rimane di una città che un tempo contava centinaia di migliaia di abitanti. Io sono giovane, ma mi ricordo com'era Estot prima della guerra. Era affollata, chiassosa, frenetica. Adesso, come vedi, è un ammasso di ceneri>>
Waldemar scosse il capo:
<<E cosa dovremmo fare noi di questo cimitero a cielo aperto? Tu mi hai mostrato dei piani d'azione come se ci fosse ancora qualcosa da governare, ma qui non c'è più niente. La città è morta... è morta...>>
Fu preso da un senso di angoscia.
In quel momento Jessica parve sinceramente preoccupata per lui.



<<Roman...>> era la prima volta che lo chiamava per nome <<io convivo con questo orrore da sette anni. All'inizio, quando ero ancora convalescente, pensavo che sarebbe stato meglio se fossi morta durante il bombardamento che ha provocato tutto questo. C'è voluto molto tempo per ritrovare una ragione di vita>>
Waldemar apprezzò il fatto che lei lo avesse chiamato per nome e avesse finalmente mostrato la sua fragilità:
<<E alla fine l'hai trovata, una valida ragione? Voglio dire, una ragione che non sia legata alla mera sopravvivenza, a quello di cui parlavamo prima... e che mi sembrava troppo simile a un desiderio di vendetta>>
Lei sospirò:
<<All'inizio, lo confesso, è stato soltanto quel desiderio a tenermi in vita. Poi è subentrato qualcos'altro. Ho trovato tutti i messaggi di lady Margaret e ho capito che lei aveva previsto tutto e mi stava invitando a lottare per ricostruire ciò che era stato distrutto. Sono giovane, ho visto fin troppa morte: ora voglio solo costruire, creare nuova vita, piantare alberi e vederli crescere...>>
In quel momento Waldemar la vide sotto occhi diversi, un po' come era successo mentre suonavano il pianoforte.
Ci sono alcuni momenti in cui riusciamo a intravvedere la vera personalità di chi ci sta di fronte. Lo percepiamo da alcune sfumature. La musica e il dolore sono momenti di sincerità, momenti in cui è difficile mentire, è quasi impossibile nascondersi.
Le si avvicinò:
<<Hai voglia di passeggiare un po' con me, Jessica. Di essere te stessa, senza paura che qualcuno possa ferirti... >>
Lei annuì, e gli fece cenno di seguirla.



<<Perdona i miei sbalzi di umore, Roman. Forse ti sto confondendo. Il fatto è che la mia sofferenza è continuata anche in tempi recenti. Credevo che il mio ex fidanzato, Andrei, fosse sinceramente innamorato di me, ma poi ho scoperto che faceva parte della setta degli Iniziati ed io gli interessavo soltanto per i miei legami con la famiglia Burke-Roche, che per secoli ha combattuto contro l'Aristocrazia Nera e la Dinastia del Serpente Rosso. Mi ha rivelato una cosa che io non avevo mai saputo: mia madre era parente dei Burke-Roche, alla lontana, ma eravamo comunque sangue del loro sangue... ed io, dunque, ero una continuatrice della stirpe... ecco perché Andrei mi voleva irretire...>>
In quel momento la commozione parve sopraffarla.
Alla luce del sole le sue ustioni sul collo e su una guancia parvero molto più evidenti.



<<... avrei dovuto capirlo. Insomma, guardami, Roman... le vedi le mie cicatrici.. e questo è niente rispetto a ciò che ho sul corpo... nessuno può resistere a lungo alla vista di questi sfregi... è un po' come guardare le rovine di Estgot, è la stessa cosa!>>
E in quel momento il pianto la sopraffece.
Waldemar la invitò a sedersi:
<<Io ti trovo bellissima. Sia dentro che fuori. Io non so se i miei nemici mi hanno affidato a te perché sapevano che mi saresti piaciuta così tanto da... >>
Non ebbe il coraggio di confessarle ciò che non era riuscito a confessare nemmeno a se stesso.
Lei si sedette al suo fianco:
<<Non sono bella e non sono nemmeno simpatica. Cosa potrai trovarci in me? Forse la mia fragilità ti fa tenerezza? O piuttosto ti fa pena?>>



Lui le prese una mano e lei lo lasciò fare:
<<E' la fragilità che ci rende umani, altrimenti saremmo delle macchine. Tu sei bella, e quelle cicatrici non hanno in alcun modo toccato le parti più importanti del tuo aspetto fisico: gli occhi, la bocca, la forma del tuo corpo. Ma perché una donna mi piaccia davvero, come tu mi piaci, deve avere carattere, e tu hai dimostrato di averne. Vedi, di belle ragazze ce ne sono tante, ma l'intelligenza è una dote rara. Io mi innamoro soltanto di donne che mi tengono testa, di donne più intelligenti di me>>
Quest'ultima frase la fece sorridere.



<<Ah ah, ma che tipo che sei! Non avevo mai sentito una frase del genere. "Io mi innamoro soltanto di donne che mi tengono testa, di donne più intelligenti di me". Ah, e scommetto che ti reputi anche molto intelligente, vero?>>
Lui rise:
<<Sì, lo ammetto, mi reputo molto intelligente, anche se non molto furbo. La furbizia è una cosa diversa ed io non ne possiedo molta. Tu invece devi essere anche molto furba, altrimenti ti saresti lasciata manipolare da Andrei Ulienko>>
Jessica scosse il capo:
<<Ci sono voluti due anni per capire che mi stava mentendo. Voglio essere sincera fino in fondo con te... ho sofferto talmente tanto che non so se sarò mai più in grado di amare. Vedo che tu ti stai affezionando a me, e questo mi piace, e anche tu mi piaci, ma devo avvertirti: io finisco sempre per fare del male alle persone che amo. Un po' come  in Cime Tempestose, dove Catherine e Heathcliff si fanno reciprocamente del male, pur amandosi>>
Waldemar annuì:
<<Però era vero amore! E che amore! Che storia! Generazioni intere hanno ritrovato se stesse in quel romanzo... >>
Lei sorrise:
<<Ma la vita non è romanzo. Io non voglio un finale tragico. Che tu ci creda o no, io voglio che almeno tu ti salvi. Io... non so come dirtelo, ma... la situazione mi sta sfuggendo di mano... non era previsto che i sentimenti si svegliassero così presto... >>
Lui annuì:
<<No, non era previsto. Ma è questo il bello della vita. L'imprevisto... In fondo, lo dice anche la canzone: "Per innamorarsi basta un'ora">>
Lei gli strinse la mano:
<<Forse è questa la cosa che mi spaventa di più. L'amore ci rende vulnerabili, ci fa commettere tante sciocchezze. Io ho paura...>>
Waldemar pose anche l'altra mano sulla sua:
<<Jessica, io sono un uomo adulto, forse infantile, forse viziato, perché mi sono state concesse un'infanzia e una giovinezza felici, ma c'è una cosa che ho capito, e cioè che una vita trascorsa senza aver conosciuto il vero amore non è una vita completa>>
Jessica gli posò la testa sulle spalle, con aria pensosa:
<<E credi di poterlo trovare qui? Roman, io sto mettendo in guardia. Ti voglio proteggere da me stessa, capisci cosa intendo?>>
Waldemar annuì:
<<Capisco perfettamente. Forse qualcuno cerca di servirsi di te per distruggermi, ma non ha importanza. Sono disposto a correre questo rischio. Io guardo i tuoi occhi e vedo che c'è un'anima meravigliosa che si nasconde dietro di loro. E improvvisamente capisco che tutto quello che mi ha portato fin qui non è stato un male, anzi, è stata una benedizione.
 Credo che a volte sia necessario perdere tutto per trovare ciò che si sta cercando. 
Io ho capito una cosa, Jessica. Ho capito che, da molto, moltissimo tempo, cercavo una donna come te>>

Moda femminile del Novecento



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L'Arabia Saudita dopo la morte di re Abdullah



Abdullah bin Abdulaziz, re dell'Arabia Saudita dal 2005 e figlio del fondatore del Regno Ibn Saud, è morto all'una di notte di venerdì a circa 90 anni di età in ospedale.

Gli succede suo fratello Salman, che ha 79 anni; il fratellastro Muqrin, è stato nominato principe ereditario. 

La morte di Abdullah, malato da tempo, avviene in un momento molto delicato per l'Arabia Saudita, potenza sunnita impegnata su vari fronti. 

Il confronto con l'Iran sciita per la supremazia in Medio Oriente e ilcontrasto alla Fratellanza Musulmana hanno guidato le più importanti decisioni prese da Riyad in questi ultimi anni. 

Dal finanziamento e armamento dei ribelli anti-Asad (jihadisti compresi) al sostegno all'Egitto di al Sisi e al governo di Tobruk in Libia, fino alla decisione di non tagliare la produzione di petrolio, Abdullah ha cercato di colpire Teheran e l'islamismo dei Fratelli, inconciliabile con il wahhabismo.

Sul piano interno, negli ultimi anni di Abdullah Riyad è riuscita ad allontanare qualsiasi ombra di "primavera araba" grazie a straordinari esborsi di denaro investiti in misure di welfare

Sul piano internazionale, l'alleanza con gli Stati Uniti appare meno solida che in passato

Con Obama, Washington ha avviato un processo di allontanamento dal Medio Oriente sgradito ai Saud, che temono - uniti in una strana alleanza con Israele oltre che con gli altri paesi sunniti - un accordo tra l'Occidente e l'Iran sul nucleare di Teheran.

La morte di Abdullah arriva nei giorni in cui il vicino Yemen, altro teatro della rivalità tra Iran e Arabia Saudita, è al collasso istituzionale, aggiungendo un ulteriore fattore di incertezza in un'area da tempo instabile. 

(da Limes)



Fairytales. Secret forest.