domenica 10 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 11. L'umiliazione di re Catreus e il matrimonio di Arianna




«Tutto procede come avevo previsto»  disse sogghignando l’eunuco Edelmas rivolto ad Amasis, che ebbe quasi paura dell’astuzia di quell’ometto impomatato e olezzante di profumo di fiori «Ora passeremo alla seconda fase del nostro piano»
«Del tuo piano» fece notare Amasis

«Oh! Dettagli! Tu sei compromesso quanto me! E poi non dimenticare che noi ci siamo solo difesi dalla presenza di Teseo e degli Achei a Palazzo, e dalla nefasta influenza che essi avevano su Catreus. Quando tu diventerai il suo favorito, le cose torneranno a funzionare secondo la tradizione»
Amasis fece un inchino in segno di sottomissione. Non poteva evitare l’inevitabile, ma ora che il suo momento si avvicinava, aveva paura.
«Bene! Ti dicevo, caro Amasis, che ora si passa alla seconda fase del nostro piano. Oggi Teseo ed Arianna si sposeranno, e Catreus dovrà assistere alla cerimonia, e tu sai come balbetta quando deve affrontare situazioni spiacevoli. Vedersi portare via il favorito da sua sorella non sarà piacevole. Avrà bisogno di essere consolato, e allora verrà da noi, alla Scuola degli scribi, come ha sempre fatto ogni volta che un suo favorito gli veniva a noia, o cadeva in disgrazia»
A quelle parole, Amasis sentì come un sasso nello stomaco, e la sua paura, mista a ribrezzo, lo rese ansioso e preoccupato.
Edelmas scrollò le spalle, pensando che all’inizio facevano tutti così…
Il giorno dopo, tutto il personale di palazzo venne convocato per un pubblico processo.
Era la messinscena preparatoria al matrimonio di Teseo e Arianna.

Il re Catreus sedeva sul Trono del Toro, scuro in volto come non si era mai visto.



Sulla panca sua destra sedeva la regina consorte Indis, raggiante in volto. Alla sua sinistra sedevano il re Glauco, leggermente infastidito, e la regina madre Pasifae, impassibile come una statua nella sua glaciale bellezza.
Alcuni gradini sotto al trono, sedevano i principi reali e gli alti dignitari del regno.
Davanti a loro, in ginocchio, Teseo ed Arianna attendevano la sentenza che già era stata ampiamente concordata.
Il re Catreus si alzò e con voce bassa e tremante incominciò a leggere un discorso scrittogli a quattro mani da Indis e Pasifae.
«Ehm…noi, Minosse XV…uhm… con la benedizione della Grande Madre Terra… ehm… e degli Dei del Mare…» e qui si fermò, ma la moglie Indis gli fece vigorosamente cenno di proseguire «uhm… accogliamo la supplica di questi due peccatori…» qui dovette asciugarsi una lacrima «…sì…di questi due peccatori…uhm… e li graziamo dalla pena per il reato di fornicazione al di fuori del matrimonio» si fermò di nuovo, consapevole che quel reato egli lo compiva da una vita, e questa volta Indis dovette addirittura schioccare le dita per risvegliare la sua attenzione e farlo riprendere  «… e da questo momento essi sono banditi…ehm…ed esiliati a vita dall’isola di Creta e da tutto il nostro Impero… così abbiamo deciso in accordo con nostro fratello» e guardò il re Glauco, che a sua volta fissava Teseo con odio «…nell’anno quinto del regno congiunto delle nostre maestà…» e qui tacque definitivamente, lasciandosi cadere sfinito sul Trono del Toro.


Ora era il turno del re Glauco, che con voce fermissima e severa, lesse un discorso scrittogli ed impostogli da Pasifae:
«Noi Minosse XVI, con la benedizione della Grande Madre Terra e degli Dei del Mare, accogliamo la richiesta di matrimonio che questo principe Acheo ha espresso nei confronti di nostra sorella la principessa reale Arianna, a riparazione dell’indegno comportamento tenuto da entrambi, che ha disonorato la nostra casa e la nostra dinastia. Auspichiamo vivamente che nostra sorella Arianna sia incoronata al più presto Regina di Atene e che l’intera città presti giuramento eterno di fedeltà all’Impero di Creta.
Così abbiamo deciso in accordo con il Re nostro fratello, nell’anno quinto di regno delle nostre maestà»
Si mise poi il papiro in tasca, e si risedette ostentando da quel momento una plateale indifferenza.
La regina Pasifae si alzò e prese la parola:
«Figli miei, con la clemenza propria di una madre, vi accolgo a braccia aperte nella nostra famiglia e confido che l’alleanza tra Creta e Atene possa segnare l’inizio di un più proficuo rapporto di collaborazione tra il nostro popolo e quello degli Achei»
Fece segno ai due adolescenti di alzarsi e avvicinarsi a lei, e li abbracciò con  studiata gentilezza.
I suoi occhi celesti esprimevano un senso di trionfo.
Anche questa volta era riuscita a trasformare uno scandalo di famiglia in una sua personale vittoria politica.
La cerimonia nuziale ebbe inizio.
Il Sommo Sacerdote del Dio Toro, un uomo straordinariamente grasso e basso, avanzò, affiancato dalla Somma Sacerdotessa della Dea Madre Terra, una donna alta e secca, che per motivi religiosi, le Sacre Nozze di Fertilità, era anche sua moglie.
Il Sacerdote allora si affiancò allo sposo e iniziò a cantare una litania di cui Teseo non capì assolutamente nulla, anche perché conosceva poco il cretese antico.
«…e invochiamo la tua benevolenza, o sacro sposo di Europa, Minosse I, Grande Toro che rese il grembo della Terra Madre fecondo e prospero, e la Sacra Dinastia dei Re fu fondata nei primordi…» continuava a cantilenare il Sommo Sacerdote.
Pasifae moriva di noia.



Questi sacerdoti si prendono maledettamente sul serio. Ah, molto meglio le stregonerie della Còlchide: sintetiche ed efficaci! Quanto avrebbe voluto avere ancora Circe al suo fianco, ma la sua sorella fattucchiera aveva preferito crearsi un proprio regno nella barbarica Italia. Pasifae disapprovava quella scelta: Non capisco cosa ci trovi in quella terra di pecorai! Eppure prevede per quelle genti grandi destini!

«…e che la sacra forza del grande Toro scenda su di te e
renda fertile questa unione, in accordo con la Grande Madre Terra e con tutti gli Dei del Mare. Vogliano gli Dei tutti che la nostra preghiera sia ascoltata!»
Finalmente il Sommo Sacerdote aveva concluso. Ora toccava alla Somma Sacerdotessa sua moglie, che gli si avvicino, tanto alta quanto lui era basso, e tanto magra quanto lui era grasso.

Pasifae si concesse un sorriso.
Il ridicolo è il primo nemico della sacralità. Ed anche della regalità: quell’idiota di Catreus farebbe meglio a ricordarselo. Oh, tanto peggio per lui… si sta scavando la fossa da solo con le sue stravaganze. Ma non deve cadere troppo presto… ancora i tempi non sono maturi per quello che ho in mente.
La Sacerdotessa incominciò una litania altrettanto noiosa rivolta alla principessa: «O giovane sposa, che ti avvicini alle Nozze Sacre rinnovando l’eterno rito della fertilità che è il dono più grande della nostra Grande Madre Terra: ascolta le mie parole, che sono le parole della Dea, che pronunciò alla tua progenitrice Europa, prima regina di Creta, nelle arcaiche Nozze Ancestrali…»




Indis sbuffò.
 Povera regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le Sacre Nozze siano celebrate con stranieri e barbari!
Il Sommo Sacerdote sparse sul capo degli sposi dei semi di grano, simbolo della fecondazione. La Sacerdotessa sparse loro sopra del terriccio, simbolo della fecondità femminile, poi disse:
 «Che i frutti dell’unione del seme e della terra siano il suggello di questo matrimonio, e gli assicurino felicità e molti figli. Che la prole di questa coppia sia forte e grande, e renda onore alla discendenza di Minosse e di Egeo.
Ora prendetevi per mano: con questo laccio io vi lego per sempre e vi ammonisco. Guai allo sposo distratto o alla sposa adultera! La Grande Madre punirà le loro colpe! E il Dio Toro esigerà un tributo di sangue per espiare questi peccati!»
Teseo percepì un brivido ascoltando tale oscura minaccia.
Così si concluse il rito e la musica degli arpisti fu come una liberazione.
I parenti della sposa e gli altri reali e dignitari si avvicinarono per augurare alla coppia una felice vita coniugale.
Indis fu la prima: con un sorriso ipocrita e uno sguardo fisso verso un punto indefinito, si fermò davanti alla sposa e con aria vagamente ironica le augurò con un buffetto sulla guancia:
«Amore e saggezza, piccola mia. Amore e saggezza!»
Poi passò davanti allo sposo fissandolo con disgusto e disprezzo, senza dire una parola e pensando
Sparisci dalla mia vita, barbaro maledetto!
Teseo ricambiò lo sguardo gelido della regina.
Poi fu il turno di Pasifae, che ammonì Arianna a comportarsi da degna regina, e si fece baciare la mano da Teseo, a cui concesse un:
«Auguri, futuro re di Atene! Ricorda a chi devi fedeltà, qui a Cnosso»

Pragmatica e fredda fino all’ultimo  pensò Teseo Però è una donna di rara bellezza ed eleganza. La fama su di lei è ben fondata.
Infine passò il re Catreus, che pronunciò distrattamente per entrambi gli sposi alcune frasi di rito, con una gran fretta di concludere quella sgradita cerimonia .



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