sabato 23 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 17. Il ritorno di Glauco e la promessa di Afrosina



Il ritorno del re Glauco e della sua giovane sposa achea Arethusa fu festeggiato a Cnosso con una cena di famiglia nella grande sala dei tori, cosiddetta perché alle pareti, a fianco degli affreschi della tauromachia, vi erano appese teste imbalsamate di tori, sacrificati ciascuno per ogni incoronazione di re, dai tempi del primo Minosse.
Amasis osservava con una certa inquietudine quelle teste di toro, che parevano fissarlo con ferocia: Sempre meno feroci di Indis, comunque.
A dire il vero in realtà Indis si era fatta ultimamente meno aspra nei suoi confronti, forse per la gioia di aver condotto in porto un altro matrimonio, quello della figlia Climene, questa volta con uno sposo della migliore aristocrazia cretese, da lei scelto: il nobile Nauplio.

L’unica figlia che non voleva sposarsi era proprio la maggiore, Afrosina, che aveva giurato di rimanere nubile finché suo fratello Althamenes non fosse stato richiamato dal suo esilio di Rodi.
Dovrà attendere ancora molto. E pensare che è così bella…



Catreus era già piuttosto alticcio dopo i molti brindisi alla salute dei vari membri della famiglia: «E così, fratello mio, ci assicuri che la nostra cara Fedra è stata ben voluta dal re di Atene»

«Teseo è molto innamorato, e Fedra si trova molto bene nel ruolo di regina» confermò Glauco all’altro capo del tavolo.
«Si vede che ha preso dalla madre» commentò Indis, scoccando un’occhiata provocatoria verso Pasifae, la quale fece finta di non aver sentito.
Catreus si rivolse all’altro fratello: «E tu, Deucalione, quali nuove porti da Micene?»
Il principe Deucalione, tra tutti i figli di Minosse, era quello che fisicamente assomigliava più al padre, anche se aveva il carattere pacato e generoso della madre Mìriel, la compianta prima sposa del vecchio re.
«Tua figlia Erope, come sai, è già incinta, e pare molto felice. Atreo però è spesso fuori città, in guerra. Anche prima che me ne andassi non c’era: aveva seguito il padre in una spedizione militare nell’interno. Ora il fratello Tieste è reggente a Micene, mentre sua moglie Olimpia è rimasta ad Argo»
Catreus parve molto felice di queste notizie, anche se nessuno capiva il motivo di tanto buon umore.
Beve troppo vino pensò Amasis
Ed io non posso far nulla per controllarlo. Io sono solo uno schiavo, non devo dimenticarlo mai. Io sono nato per servire, non per consigliare.
Eppure ultimamente il suo consiglio era stato richiesto più volte dal re su questioni delicate, e si era rivelato molto utile.
«Padre» intervenne Afrosina «ora che tutta la famiglia vive felice e in pace, vi prego, permetti a mio fratello Althamenes di tornare a Creta»

Il volto del re si fece violaceo:
«Non intendo più discutere di questa storia! E tu, Afrosina, sei il disonore di questa famiglia: alla tua età dovresti aver già trovato marito, e invece ti ostini a rifiutare ogni buon partito che ti si presenta!»


La principessa si alzò e si mise in ginocchio di fronte al padre, con scandalo di tutti:
«Ti supplico: io e Althamenes siamo sangue del tuo sangue, ti scongiuro…»
Catreus, furibondo, alzò una mano per colpirla in viso, ma, nello stupore generale,
Amasis, che sedeva di fianco a lui, gli sussurrò qualcosa nell’orecchio e il re si fermò, la mano ancora sollevata, gli occhi stralunati.
Tutti per un attimo rimasero in sospeso. Poi Catreus si ricompose, e disse a sua figlia:
«Non posso accontentarti. L’indovino ha parlato chiaramente: Althamenes mi ucciderà. Io credo agli oracoli. Devi capire le mie ragioni e non tornare più sull'argomento. Me lo prometti?»
La principessa si alzò e incontrò lo sguardo di Amasis, che pareva supplicarla di non incorrere nell’ira del sovrano.
Il re ripeté la sua richiesta, con voce cupa: «Prometti, Afrosina!»
La fanciulla si guardò intorno: vide la madre Indis annuire, preoccupata di mantenere una parvenza di pace familiare. Vide la sorella e il cognato, sconvolti.
Vide gli zii pronti a giudicarla. Vide Pasifae, che si godeva la scenata con il suo solito sguardo distante, ma vagamente divertito.
E infine reincontrò gli occhi di Amasis, e vi lesse una sincera preoccupazione nei suoi confronti.
«Prometto…» disse infine con un fil di voce, e ritornò al suo posto con una dignitosa compostezza.
Indis tirò un sospiro di sollievo e poi guardò Amasis, il vero artefice della riconciliazione, e chinò il capo verso di lui, in segno di riconoscenza.
Non ci posso credere. è successo tutto in così poco tempo, eppure sono cambiati gli equilibri della famiglia. Questa volta il mio intervento è stato quello di un vero consigliere, non di uno schiavo.
Guardò Afrosina, e sentì di provare per lei un affetto profondo, o forse… forse qualcosa di più, qualcosa che uno schiavo non poteva permettersi di provare per la figlia del suo re.
Distolse lo sguardo da lei e incontrò gli sguardi ammirati dei commensali, in particolare quello di Pasifae, che lo fissava con un misto di complicità e di minaccia: la sua bocca accennava un sarcastico sorriso, ma i suoi occhi erano di ghiaccio.

Cersei Lannister | Game of Thrones:

Pasifae aveva previsto la mia ascesa.Maledizione! Io volevo rimanere fuori dagli intrighi…
I commensali si rimisero a parlare come se niente fosse accaduto, ma Amasis continuava a ripensare a quell’attimo, a quel “Prometti, Afrosina…”.
Sentì di aver varcato una linea divisoria nella sua vita, un punto di non ritorno.
Ora tutto diventava più difficile e più scivoloso, perché chi entrava negli affari della dinastia, entrava nel gioco del potere, “dove si vince o si muore”, come aveva detto Pasifae.
Chinò lo sguardo sul suo piatto : Devo essere prudente, ora più che mai!
Sentì la mano del re che gli sfiorò una coscia.
Dei aiutatemi! Perché non mi avete concesso una vita normale?
Rimpianse la sua infanzia nella fattoria di Fargas, il profumo della campagna a maggio, la libertà dei campi sconfinati, e gli parve di rivedere tutto ciò riflesso negli occhi belli di Afrosina.


Nessun commento:

Posta un commento