domenica 30 aprile 2017

L'Occhio di Horus

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L'Occhio di Horus[1] è nella religione egizia il simbolo della prosperità, del potere regale e della buona salute, ed è personificato dalla dea Wadjet (o Wedjat,[2][3][4] UadjetWedjoyetEdjo o Uto). In seguito al sincretismo tra Horus e Ra nella divinità di Ra-Harakhti, l'Occhio di Horus viene associato all'Occhio di Ra[5], di cui diventa sinonimo[6], nonostante in origine i due occhi facessero riferimento a rappresentazioni grafiche ben distinte.

Lingua egizia

wU28AtD10
wḏȝ - udjat ha il significato di "preservare"[7] o "protezione".[8]

Mito

Secondo la mitologia egizia, Horus volle vendicare l'uccisione del padre Osiride, perpetrata dal fratello di quest'ultimo, Seth, ma nello scontro con lo zio perse l'occhio sinistro, che si divise in sei parti.[9]
In una forma più recente del mito, l'occhio di Ra, smarrito per una ragione non nota, sarebbe stato lo scopo di una ricerca affidata a Shu e Tefnet[10]. A causa del protrarsi nel tempo di tale ricerca il dio del sole si sarebbe provvisto di un nuovo occhio che al ritorno del rivale non volle cedergli il suo precedente ruolo. Allora Ra avrebbe trasformato l'occhio in un serpente posto sulla sua fronte, l'ureo.[11]

Amuleto

Amuleto udjat.
L'amuleto ebbe grande importanza e diffusione nella civiltà e venne posto, di regola, all'interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto, oltre che su rilievi, incisioni e papiri, in quanto simbolo di rigenerazione. Graficamente è costituito da un occhio sovrastato dal sopracciglio e sotto da una spirale, per alcuni il tratto residuo del piumaggio del falco, animale del quale Horus prende le sembianze, ma anche evoluzione dei segni di lacrime.
L'amuleto era portato da uomini, divinità o animali sacri[12]; poteva essere dipinto sulle navi come segno apotropaico, sui fianchi dei sarcofagi affinché il defunto potesse vedere nell'aldilà[12] o sui muri come difesa dai ladri[13].

Aritmetica

Nella matematica egizia le parti costituenti l'udjat servivano a scrivere le frazioni, aventi il numero 64 come denominatore comune[14]. Nella vita quotidiana, era usato come "traduzione grafica delle unità di misura dei cereali"[15]: ciascuna parte aveva un valore di frazione dell'intero, così come di rappresentazione dei sensi umani. Nello specifico:
  • la parte verso il naso rappresentava la frazione 12 e l'olfatto (il naso);
  • la pupilla rappresentava la frazione 14 e la vista (la luce);
  • il sopracciglio rappresentava la frazione 18 e il pensiero (la mente);
  • la parte verso l'orecchio rappresentava la frazione 116 e l'udito (l'orecchio);
  • la coda curva rappresentava la frazione 132 e il gusto (il germoglio del frumento);
  • il piede rappresentava la frazione 164 e il tatto (il piede che tocca terra).
Sommando le varie parti si ha un totale di 6364: si riteneva che il restante 164 fosse stato aggiunto dal dio Thot, sotto forma di poteri magici[15].
L'occhio di Horo come unità di misura.
D11
D12
D13
D14
D15
D16

Note

  1. ^ Alan Gardiner, Egyptian Grammar, Oxford 1927-1994, pag. 451; Maria Carmela Betrò, Geroglifici, Milano 1995, pag. 55.
  2. ^ Pommerening, Tanja, Die altägyptischen Hohlmaße (Studien zur Altägyptischen Kultur, Beiheft 10), Hamburg, Helmut Buske Verlag, 2005.
  3. ^ M. Stokstad, "Art History".
  4. ^ Chapter 14, Egyptian Art in David P. Silverman, Ancient Egypt, Duncan Baird Publishers, 1997, p. 228.
  5. ^ Alessandro Bongioanni & Maria Croce (ed.), The Treasures of Ancient Egypt: From the Egyptian Museum in Cairo, Universe Publishing, a division of Rizzoli Publications Inc., 2003. p.622. Secondo gli autori, 'Udjat' era il termine che indicava gli amuleti con il disegno dell'occhio di Horo.
  6. ^ Wörterbuch der ägyptischen Sprache 1, 268.13.
  7. ^ Papyrus de Kahun, 29, 41-42 : Griffith, The Petrie Papyri, Hieratic Papyrus from Kahun and Gurob, Londres, 1897-1898.
  8. ^ Coffin Texts IV, 246/247a-250/251b, B9Cb.
  9. ^ Piergiorgio OdifreddiIl museo dei numeri, Milano, Rizzoli, 2015 [2014], p. 38, ISBN 978-88-17-08217-4.
  10. ^ Eye of Ra su Ancient Egypt Online
  11. ^ Miti dell'antico Egitto, Giunti Editore, 2003 ISBN 8844027380
  12. ^ a b Lázló Kákosi, La magia in Egitto ai tempi dei Faraoni, Milano 1991, pag. 83
  13. ^ Lázló Kákosi, La magia in Egitto ai tempi dei Faraoni, Milano 1991, pag. 86
  14. ^ James P. AllenMiddle Egyptian, Cambridge University Press (2004), p. 102
  15. ^ a b Maria Carmela Betrò, Geroglifici, Milano 1995, pag. 55.

Bibliografia


  • Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto. Torino, Ananke, 2004. ISBN 88-7325-064-5

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