giovedì 26 gennaio 2017

La sacra ruota di Brigid Ana e Dagda

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Nella mitologia celtica Brigid era figlia di Dagda. Moglie di Bres e madre di CreidhneLuchtaine e Goibhniu. Era protettrice dei poeti, dei guaritori, dei druidi, dei combattenti e degli artigiani, di cui in particolare dei fabbri. La figura della Dama del Lago nel ciclo di Re Artù potrebbe essere ispirata a Brigid.
Con la cristianizzazione dei celtiBrigid (Santa Brigida d'Irlanda) venne considerata la nutrice di Gesù, figlia del druido Dougal e venne spesso accomunata alla Madonna, dato che anch'ella era vergine e madre. Il primo febbraio, attualmente dedicato a Santa Brigida, era originariamente la festa di Imbolc. Aveva come epiteti Belisama "colei che brilla molto", Sulis (non ha traduzione precisa, ma il senso era collegato al sole), Brigantia "l'altissima" e Bricta "brillante". Fu venerata in seguito anche a Roma, diffusa dai legionari, con l'epiteto di Epona, protettrice dei cavalli[1]. I Romani la assimilarono a Vittoria ed a Minerva, per la sua caratterizzazione come dea della guerra. Nell'iconografia romana si è identificata a tal punto con Minerva che esiste a Birrens, in Scozia, una sua statua con tanto di Egida e globo della vittoria.

È una delle dee più complesse e contraddittorie del pantheon celtico; Brigid può essere vista come una fra le dee più importanti di tutta la mitologia celtica.
La storia di Brigid inizia in una triade di sorelle, situazione diffusa nel mondo celtico. È figlia di Dadga e di sua moglie Morrighan. È sorella di Ogma, dio del sole. Ha avuto tre figli dal marito Bres: Brian (Ruadan), Luchar ed Uar. Le imprese del figlio Brian, nella battaglia di Moytura, svolgono un ruolo importante nel suo sviluppo come dea della pace e dell'unità. Per i Celti, come per altri popoli, la discendenza matrilineare era estremamente importante.

Altri nomi

Brigantia

In questo epiteto si può riscontrare la radice indoeuropea *bhr̥g'hntī che indica l'altezza, di conseguenza Brigantia significherebbe l'alta o la somma. Tale radice si può individuare anche nel popolo britannico dei Briganti ed in numerosissime città di origine celtica (Bragança, Bregenz, Briançon e così via). Sono state scoperte sette iscrizioni che si riferiscono a Brigantia. Una a Birrens:
Brigantiae s(acrum) Amandus / arc(h)itectus ex imperio imp(eratum) (fecit) (RIB 02091).
Castleford, nello Yorkshire e a Greetland, vicino ad Halifax, in cui è chiamata Vittoria:
D(eae) Vict(oriae) Brig(antiae) / et num(inibus) Aauugg(ustorum) / T(itus) Aur(elius) Aurelian/us d(onum) d(edit) pro se / et suis s(e) mag(istro) s(acrorum) // Antonin[o] / III et Geta [II] / co(n)ss(ulibus)
Corbridge, vicino al Vallo di Adriano
Iovi aeterno / Dolicheno / et caelesti / Brigantiae / et Saluti / C(aius) Iulius Ap/ol(l)inaris / |(centurio) leg(ionis) VI iuss(u) dei
Irthington DEAE NYMPHAE BRIGANTIAE.
Garret Olmstead (1994) trovò anche una moneta iberica con la legenda BRIGANT_N

Note

  1. ^ Vedi F. Le Roux, La religione dei Celti, in Storia delle religioni, Bari 1976, pp. 819 - 820

Bibliografia

  • Année Epigraphique (AE), yearly volumes.
  • Bitel, Lisa M. (2001) "St. Brigit of Ireland: From Virgin Saint to Fertility Goddess" on-line)
  • Claus, Manfredd; Epigraphik-Datenbank Clauss / Slaby, Johann Wolfgang Goethe-Universität Frankfurt. Online epigraphic search tool
  • Ellis, Peter Berresford (1994) Dictionary of Celtic Mythology Oxford Paperback Reference, Oxford University Press, ISBN 0-19-508961-8
  • Gree, Miranda (1986) The Gods of the Celts. Stroud, Sutton Publishing. ISBN 0-7509-1581-1
  • Green, Miranda (1996) Celtic Goddesses: Warriors, Virgins, and Mothers New York, pp 195–202.
  • MacKillop, James (1998) Dictionary of Celtic Mythology. Oxford, Oxford University Press. ISBN 0-19-280120-1.
  • Olmstead, Garret (1994) The Gods of the Celts and Indo-Europeans Budapest, pp 354–361
  • Roman Inscriptions of Britain (RIB).
  • Wood, Juliette (2002) The Celts: Life, Myth, and Art. Thorsons. ISBN 0-00-764059-5

Voci correlate


Dagda "dio buono" era una divinità celtica associata alla guerra, conosciuto anche come Eochaid "colui che combatte con il tasso" Ollathair ("padre potente"). Secondo dio della triade principale, Dagda era assimilabile al Giove romano e come lui era signore della folgore.
In Gallia era chiamato Taranis[1], ed era il signore degli elementi. era definito Ruadh Rofhessa "il Rosso dalla scienza perfetta" e sotto questa veste tutelava i contratti e l'amicizia[2] .
Nella mitologia celtica si dice che Dagda guadagnò la propria grandezza "promettendo di fare da solo tutto ciò che promisero di fare gli altri dei del cielo". Dagda era considerato il dio buono perché a lui venivano attribuiti i miracoli e perché proteggeva i raccolti badando al tempo.
Era rappresentato con una clava in mano, arma magica che, oltre ad essere strumento di offesa, aveva il potere di rendere la vita. Spesso suonava un'arpa dai poteri straordinari, in grado di causare tristezza in chi l'ascoltava e di calmare chi era colto da ira. Altro suo attributo era il calderone della resurrezione.
PredecessoreRe supremo dell'IrlandaSuccessore
LughAnnali dei Quattro Maestri 1830-1750 a.C.
Seathrún Céitinn 1407-1337 a.C.
Delbáeth

Note

  1. ^ Non ci sono attestazioni dell'etimologia per quanto riguarda la Gallia, ma in antico gallese tarann significa "fulmine".
  2. ^ Vedi F. Le Roux, La religione dei Celti, in Storia delle religioni, Bari 1976, pp. 810 - 813.

Bibliografia

  • Enciclopedia delle religioni. Volume 12 Religioni dell'Eurasia, Milano, Jaca Book, 2009. ISBN 978-88-16-41012-1