domenica 31 dicembre 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 96. La disastrosa prova scritta di latino ossia come sbocciò l'amore tra Ilaria e Riccardo


Tutti sanno che l'esame più temuto dalle matricole di Lettere a Bologna è la famigerata prova scritta di latino, di cui si narra che mai nella storia fu superata al primo tentativo.
La data era prevista per la seconda settimana di gennaio del 2006.
Riccardo, scioccamente illuso delle proprie capacità di traduttore, non avendo mai preso meno di otto nelle versioni del Liceo, affrontò la prova con irresponsabile leggerezza.
Ma anche i più preparati e i più responsabili si trovarono in difficoltà.
Venne fuori un brano di Cesare particolarmente ostico, contorto ed ellittico, pieno di ablativi assoluti appesi nel vuoto e avulsi dal contesto, di frasi oscure con soggetto implicito e di espressioni a tal punto sintetiche e ruvide da risultare quasi inesprimibili in italiano.
Panico e disperazione regnarono sovrani nelle quattro ore d'esame, che si rivelarono comunque insufficienti per riuscire a venire a capo di quel rebus assurdo.
Alla fine della prova, tutti avevano un aspetto da zombie e a malapena si reggevano in piedi.
Riccardo era nel pallone più totale, per usare un'espressione fantozziana, ma anche la precisa e infallibile Ilaria sembrava insolitamente scossa.
Tutti confrontavano le loro traduzioni e scoprivano di aver preso cantonate pazzesche.
Tenete conto che il 2006 fu l'ultimo anno dell'Era Ante I-Phone, per cui non ci si poteva connettere ad internet  dal cellulare, e dunque nessuno aveva immediato accesso alla versione corretta. 
Fu così che tutti tornarono a casa, sia per controllare la vera traduzione, sia per riprendersi dallo sfinimento e mettersi a letto, dopo aver staccato il telefono e spento il cellulare.
I risultati uscirono due settimane dopo e mai Riccardo avrebbe potuto immaginare che quell'infausto giorno sarebbe coinciso con il suo primo, magico e persino romantico colloquio con l'irraggiungibile Ilaria Mantovani.
Vale dunque la pena raccontare nel dettaglio e con la massima accuratezza tutto ciò che avvenne quella memorabile mattina.
Riccardo era uscito da Mascarel Palace di buon'ora, con stoica determinazione a non lasciarsi abbattere da quella che si profilava come la sua prima vera bocciatura in una prova scritta.
Quando arrivò al Dipartimento di Filologia Classica ancora non sapeva che quella sarebbe stata la location principale della storia d'amore più importante della sua vita.
I cartelloni con l'esito dell'esame erano già stati appesi alla bacheca e la folla di matricole si accalcava nell'assurda speranza di trovare, a fianco del proprio nome, almeno un miracoloso 18.
Forse i lettori non ci crederanno, ma non vi fu neanche una sufficienza. 
Tutti bocciati.
Tutti.
Compresi naturalmente Riccardo e Ilaria.
Lui ormai se n'era fatta una ragione da un pezzo e probabilmente il suo voto reale, in trentesimi, sarebbe stato meno di zero.
Ma per Ilaria dovette essere un vero shock, perché quando riemerse dalla calca, si andò a stendere su una panca di legno lungo il corridoio.
Fortuna volle che Riccardo si trovasse già seduto proprio in quella fatidica panca.
Esistono momenti, nella vita, e circostanze particolari e speciali che annullano le normali barriere comunicative tra le persone: succede nei momenti di emergenza, nelle camere di ospedale, nelle sale d'attesa degli ambulatori o nelle sedi di un concorso pubblico, specie quando si è accomunati ad una sorte simile.
Successe così anche a Ilaria e Riccardo.
Lui era a tal punto concentrato nel pianificare le strategie per riprendersi da quella disfatta che non si accorse nemmeno del fatto che la ragazza per la quale provava tanto interesse si fosse letteralmente distesa nella stessa panca di legno scuro e antico dove lui era seduto.
Per un tempo non quantificabile rimasero così, inconsapevoli e indifferenti l'uno dell'altra, lei con gli occhi rivolti al soffitto, lui con la faccia più ebete del solito e lo sguardo perso nel vuoto.
Poi, improvvisamente, ecco il Miracolo.
Nello stesso istante, i loro sguardi, alla fine si incontrarono.
Lei era bellissima anche così, nel momento della sconfitta e del dubbio.
Lui per poco non fu colto da un infarto e la sua espressione dovette sembrare così comica agli occhi di Ilaria che lei si mise a ridere.
In quel momento a Riccardo sembro di essere come Roger Rabbit, la cui meravigliosa moglie Jessica diceva: "Lo amo perché mi fa ridere" e "Non sono cattiva, è solo che mi disegnano così".
A tanti anni di distanza, per lui rimaneva un dolce ricordo pensare che un amore così grande fosse nato con un momento di ilarità capace di scacciare la tristezza per una sconfitta.
Dopo alcuni secondi di estasi, Riccardo recuperò le proprie facoltà mentali e verbali:
<<Anche tu sei reduce dall'esito della prova di latino?>>
Lei, ricomponendosi, annuì:
<<Ha fatto crollare tutte le mie certezze>>
Riccardo annuì a sua volta:
<<Diciamo che anch'io ho avuto momenti migliori>>
Disse esattamente così, ma non era vero: quello era in assoluto il momento migliore che gli fosse mai capitato di vivere.
Il ghiaccio tra lui e Ilaria si era rotto da sé, spontaneamente, senza bisogno di goffi tentativi di approccio.
<<Hai fatto il classico?>> chiese lei.
Lui scosse il capo, mortificato:
<<Ahimè no, io sono un "barbaro" dello scientifico e non so una parola di greco>>
E lei si mise a ridere di nuovo:
<<Ah, ah, ma anch'io una "barbara" dello scientifico! E' solo che non avevo mai preso meno di otto in latino>>
Riccardo si illuminò come se avesse visto apparire la Vergine Maria in persona:
<<Pure io! Se c'era una materia dove mi sentivo sicuro era questa. Adesso non sono più sicuro nemmeno della mia esistenza>>
Ogni tristezza e delusione sparirono dal bel volto di Ilaria e i suoi meravigliosi occhi tornarono a splendere:
<<Allora siamo in due. Solo che per me è una batosta più dura, perché io sono iscritta al corso di Lettere Classiche>>
Riccardo era stupefatto:
<<Quindi dovrai imparare il greco ex novo? Ehm, perdonami il latinismo!>>
Lei ormai rideva per ogni scemenza di lui:
<<Il greco me lo sono studiato quest'estate. Immagino che avrai notato che non ero molto abbronzata>>
Questa risposta aveva due implicazioni:
1) Ilaria, oltre che essere bellissima, era una vera secchiona, il che la rendeva, agli occhi di Riccardo, assolutamente irresistibile, come certe segretarie con gli occhiali.
2) Lei si era accorta che lui l'aveva osservata per tutto il primo trimestre e voleva farglielo capire.
Lui colse la palla al balzo:
<<Sì, l'avevo notato. Ma stai benissimo così: hai una pelle così fresca, così vellutata, se posso permettermi...>>
Lei ormai rideva a crepapelle:
<<Ah ah, ma come parli? Sei uscito fuori da un romanzo di Jane Austen? Ti hanno ibernato durante l'Ottocento?>>
Lui stette al gioco:
<<In verità sono un Vampiro, guarda che canini appuntiti!>>
A quel punto ogni barriera era infranta.
Lei aveva un'espressione allegra mai mostrata prima, durante le lezioni:
<<Piacere, io mi chiamo Ilaria, spero che tu non ti chiami Vlad Dracula o Edward Cullen!>>
Lui era in Paradiso:
<<Molto piacere, io mi chiamo Riccardo, ma sono molto più bello di Robert Pattinson>>
Potrà sembrarvi incredibile, ma i grandi amori possono incominciare anche così.