sabato 24 marzo 2018

Vite quasi parallele. Capitolo 109. L'anno della Falsa Primavera

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Nella primavera del 2012, per la terza e, a Dio piacendo, ultima volta, Riccardo Monterovere si laureò. Questa volta di trattava nientemeno che della Laurea Magistrale in Linguistica e Letteratura italiana.
C'era stata una sorta di anti-climax nella successione delle sue tre lauree: da una bocconiana Economia si era passati ad una bolognese Storia Contemporanea per finire con una specializzazione letteraria difficilmente spendibile al di fuori dell'insegnamento.
Lo stesso Riccardo ebbe a dire in quei giorni: <<Tre lauree, una più inutile dell'altra>>
Ma i discorsi occupazionali, almeno per un mese, furono banditi.
Amici e parenti organizzarono una festa in stile goliardico a cui presero parte anche gli anziani genitori e l'illustre zio Lorenzo, che quel giorno brillò di luce così intensa da meritare l'epiteto del suo mediceo predecessore: "il Magnifico".
In quella sessione primaverile si laurearono molti altri amici e compagni di corso di Riccardo, per cui i festeggiamenti si protrassero a lungo, e anche il clima sembrava favorire quell'atmosfera di festa: le temperature erano alte, le giornate luminose.
Per qualche giorno, la speranza parve ritornare.
Sembrava che quella fosse l'occasione per un nuovo inizio, una Nuova Primavera.
Riccardo conservava ancora, nonostante tutto, la convinzione di poter rientrare in carreggiata, di sistemarsi, quanto meno a livello lavorativo.
Nelle settimane seguenti, dunque, passata la sbornia dei festeggiamenti, si trovò ad affrontare la sua condizione ufficiale di disoccupato nell'Italia di Monti, commissariata dalla Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) e nuovamente vassalla della Germania di Angela Merkel.
Ancora non si era reso conto dei disegni dell'elite globalista, che tesseva in segreto la sua trama, al fine di far pagare ai risparmiatori i debiti delle banche, gestite in maniera sciagurata (come aveva potuto constatare di persona nei giorni, ormai lontani, in cui aveva lavorato presso un noto istituto di credito) da quei dirigenti che poi avevano concluso il loro mandato incassando premi di produzione e cospicue liquidazioni.
Ancora non aveva compreso che il liberalismo stava tradendo i piccoli proprietari, specie quelli immobiliari, oltre che i piccoli imprenditori e risparmiatori, così come la socialdemocrazia, convertendosi ad un neoliberismo in salsa buonista, immigrazionista e "progressista" in tema di diritti civili, aveva abbandonato la tutela del welfare state, dei diritti sociali e dei cittadini meno abbienti.
La democrazia dell'alternanza stava per essere sostituita dalle "grandi coalizioni", volte a tutelare un'unica elite tecnocratica globalista, che avrebbe legittimato se stessa tramite un buonismo stucchevole e ingannevole, fatto di immigrazionismo (utile per abbassare i salari), femminismo rancoroso e acido (destinato a favorire l'atomizzazione della società, disincentivando il matrimonio, ostacolo alla "flessibilità"), distruzione della piccola proprietà immobiliare (altro ostacolo della mobilità del lavoro) e degli stati nazionali (ultimo baluardo contro il dominio incontrastato della finanza mondiale).
Tutto questo sarebbe diventato ovvio in seguito, nella legislatura successiva, ma all'epoca era ancora una nebulosa indefinita, che confondeva anche gli osservatori più attenti e sagaci.
Ogni speranza di risanamento e di rilancio sorta in quella stagione era destinata ad infrangersi di fronte ad una successione di eventi drammatici, nel quinquennio successivo, di modo che quella primavera sarebbe stata ricordata in seguito e per sempre come una Falsa Primavera.
E questo valeva sia per il macrocosmo che per il microcosmo e dunque, nel suo piccolo, tale disillusione e disincanto riguardò anche Riccardo Monterovere e i suoi progetti per il futuro.
All'epoca, per lui, le alternative erano due: o preparare il concorso per essere ammesso al famigerato TFA, ossia il Tirocinio Formativo Attivo, al fine di ottenere l'abilitazione all'insegnamento delle materie letterarie nelle scuole, oppure accettare l'offerta di suo zio Lorenzo per un Dottorato di Ricerca o qualche Borsa di Studio.
Da tempo ci stava riflettendo e l'ipotesi del TFA, incredibilmente, gli sembrava meno onerosa di quella del Dottorato.
Riccardo era stanco di dare esami e di "scendere e salir per l'altrui scale" delle varie università e dei loro infiniti e labirintici dipartimenti, con annesse anticamere dalle travature antiche, con vene di salnitro alle pareti e panche traballanti, segnate da generazioni di questuanti in attesa del nulla, con in mano libri sconvolti da ore perdute nei solai.
Erano vent'anni che Riccardo faceva quella vita e non ne poteva più.
Lo zio Lorenzo, però, era di tutt'altro avviso, e in un assolato giorno di maggio, mentre il profumo delle rose, in cortile, si stava facendo eccessivo e stomachevole, il campanello squillò e l'eminente zio fece il suo ingresso.
Finse di non vedere il disordine in cui versava quello che un tempo era stato il glorioso "Mascarel Palace".
Come sempre il suo abbigliamento tendeva ad una inquietante prevalenza del colore viola e lilla.
<<Voglio che tu mi venga a trovare nel castello di Monterovere Boica>> esordì lo zio senza troppi preamboli <<perché ti devo far conoscere alcune persone importanti>>
Era la classica "offerta che non si può rifiutare".
<<Di chi si tratta?>>
Lorenzo si concesse un sorriso compiaciuto, mentre i suoi occhi azzurri brillavano con particolare splendore, e i suoi capelli argentei risplendevano sotto i raggi di quel sole di maggio.
Solo la pelle, rosea e glabra, sembrava risentire di quelle radiazioni luminose.
<<Miei ex studenti, che si sono fatti strada nell'alta società e che comunque sono rimasti, se mi concedi il termine, miei discepoli>>
Riccardo sentiva insinuarsi, nel mezzo di quello svenevole roseto, una sorta di fetore di marcio, quasi fosse un ammonimento a non dare corda all'ambiguo parente.
<<E quale sarebbe lo scopo di questo incontro?>>
Lorenzo si accigliò:
<<Tu fai troppe domande, e in generale tendi a parlare troppo. Dovrai imparare ad essere più discreto, se vorrai farti strada nella vita adulta, come ormai è tempo. Posso dirti soltanto che da questi incontri potrebbero nascere grandi opportunità per il tuo futuro>>
Questa reticenza, non priva di velate minacce, accentuò il senso di nausea che l'eccessivo odore di rose aveva creato nello stomaco del nipote:
<<Non so se sia una buona idea. Come hai detto tu stesso, io non sono il tipo adatto per quel genere di contesto sociale>>
A quel punto lo zio scattò in piedi, furibondo:
<<Ora basta con queste scuse patetiche! Non hai più l'età per fare lo schizzinoso! 
Tu sei l'erede di due stirpi importanti, per quanto decadute, e non immagini nemmeno quanto sia prezioso il tuo corredo genetico. L'Ordine a cui appartengo, e di cui ti parlerò, è molto interessato a te, e ritiene che sia giunto il momento della tua Iniziazione>>
A sentire quelle parole Riccardo fu percorso da un brivido:
<<Iniziazione? Non vorrai mica farmi entrare nella Massoneria? No, perché, te lo dico subito, io non ho nessuna intenzione di...>>
Lorenzo rise:
<<Ah ah, no, assolutamente! Non si tratta della Massoneria, stai tranquillo. E' qualcosa di molto più vicino ai tuoi interessi storici e culturali.
Di più non posso dirti. Posso solo esortarti ad assumere un atteggiamento più adulto.
Metti da parte il ragazzo e diventa ciò per cui sei nato!>>